Natalino racconta Pierino. Siparietto allo stadio

martedì, 18 Ottobre 2016

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Scusi Mister, fuori c’è una persona che vorrebbe salutarla. Con il suo solito piglio ruvido da toscano verace: “Ma chi c..zo è?”.

Poi quando lo vede, lo abbraccia forte: “Tu qui? Ma come stai, diavolo di un Natalino?”. Il siparietto è andato in scena al termine della sfida di domenica al “Moccagatta”.

L’attuale trainer dei Grigi Piero Braglia ha rivisto il suo vecchio allenatore ai tempi della Rondinella Marzocco di Firenze,Natalino Fossati.

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L’ex terzino mandrogno, che giocò nel Torino di Gigi Meroni, non ha potuto disertare la “sua” partita, quella tra i Grigi, nei quali ha giocato e allenato, e la Pistoiese, dove è ricordato per aver lavorato molto bene nel contesto di una situazione societaria molto precaria.

L’ultima stagione in serie C l’ha vissuta nel 1996-‘97 ad Avezzano. Subentrato a Sabadini, portò gli abruzzesi ai playoff.

Nella stagione 1988-’89 – reduce dall’esperienza della Saviglianese, dov’era stato convinto ad accettare niente poco di meno che da Giampiero Boniperti, per fare un piacere al povero presidente rossoblu Luigi Bordone suo amico – si lasciò convincere ad accettare la panchina della seconda squadra di Firenze (anche se forse sarebbe più corretto e rispettoso chiamarla la “squadra in più” di Firenze) che stagnava al fondo della classifica di C2.

“Salvare quella squadra equivalse ad una vera e propria impresa. Forse è proprio così… ma forse quel giorno San Frediano vinse comunque la sua Champions League” ricorda Fossati.

Con la sua sagacia, il tecnico alessandrino dai modi dei sergenti ferro, seppe trovare la quadratura giusta: “Dovetti fare delle scelte impopolari, come quella di bacchettare continuamente Sergio Borgo, che pretendeva di sentirsi un Dio in terra, ma mi affidai alla serietà e al polso proprio di Braglia, alla sua ultima esperienza da calciatore. Lui mi aiutò tantissimo a tenere unito lo spogliatoio”.

Allora Natalino, aiutaci a capire chi è in fondo Braglia (nella foto sotto) … piero_braglia

“Da giocatore tecnicamente era molto bravo, un centrocampista con i fiocchi, con uno spiccato senso della squadra. Per quello che ho potuto sperimentare direttamente, potrei dire che era come un secondo allenatore in campo”.

L’inversione a “U” del presidente Luca Di Masi ha portato ad Alessandria questo allenatore, per un’operazione che ha scosso notevolmente l’ambiente grigionero all’indomani della debacle dei playoff contro il Foggia. Un cambio di rotta che fa rumore non certo per gli obiettivi, che restano gli stessi (risalire quanto prima in serie B), ma per la scelta circa il timoniere della nave che cercherà di riapprodare su quella terra promessa da troppo tempo, ma vista solo col binocolo fino ad oggi, dal nome di cadetteria. Questi risponde al nome proprio di Braglia. Proprio nel periodo in cui era una delle bandiere del Catanzaro, ha potuto usufruire dei consigli di colui che maggiormente lo avrebbe influenzato per la successiva carriera da allenatore, ovvero Carlo Mazzone.

“Pierino ha sempre dato sfoggio del suo grande carattere e polso nel gestire i tanti spogliatoi con cui ha avuto a che fare nel corso della sua lunga carriera – il giudizio di Fossati-. Per quanto riguarda l’espressione sul terreno di gioco, appartiene certamente alla ‘vecchia scuola’ dei tecnici italiani, quelli tutti corsa e concretezza e che fanno della sostanza e non certo della forma la ragion d’essere del loro calcio. Lui è uno specializzato in promozioni in B alla guida di club affamati e vogliosi di ritornare nel calcio che conta dopo anni bui, proprio come i Grigi”.natalino

Il suo più grande difetto?

“Essere un vero toscano, che ti dice in faccia quello che pensa, senza troppi fronzoli e senza diplomazia. Una volta a Taranto è stato esonerato dopo un litigio pubblico con il presidente. In fondo io e lui siamo uguali, non amiamo essere troppo ruffiani – diciamola così -, una qualità che non ci ha certamente aiutato a sfondare nel cosiddetto grande calcio. Per Pierino è un vero peccato, lui è bravo, ma non è uno che si adatta ai compromessi”.

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“Sei ancora una roccia!”. “E tu sei primo in classifica, con una corazzata che continua a vincere”. “I conti, lo sai bene, li faccio però alla fine”.

Gli ultimi stewards stanno per chiudere i cancelli del vecchio “Mocca”, i riflettori stanno per annegare nel buio della notte, nell’ormai calma dopo la battaglia.

Mario Bocchio

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