Il suggerimento di capitan Taddei: ” La delusione, se gestita bene, può trasformarsi in rabbia positiva”

sabato, 13 Maggio 2017

 

“Ad Alessandria si fa calcio vero, è una classica piazza dove la categoria è relativa. C’è passione, calore e aspettative. Assomiglia ad una piazza del sud, qui ci si sente giocatori durante tutta la settimana, i risultati quindi condizionano molto l’umore della piazza”. A sostenerlo è Riccardo Taddei, ex capitano grigio, che è intervenuto in diretta alla trasmissione di Museo Grigio “L’Orso in diretta”, andata in onda venerdì 12 maggio su Radio Voce Spazio.

Il fantasista toscano, brevilineo classe ’80, scuola Fiorentina, oggi non gioca più, ma ha intrapreso la carriera dell’allenatore insieme all’ex tecnico dell’Alessandria Luca D’Angelo. La sua prima esperienza a Bassano però, è stata interrotta dall’esonero. Ma lui certamente non demorde. Non arrendersi in fondo è il credo della sua vita. D’altronde, se avesse issato la bandiera bianca dopo che la malasorte gli aveva propinato gravissimi infortuni, non lo avremmo potuto vedere all’opera nemmeno ad Alessandria.

Al “Mocca” Taddei ha sempre saputo accendere la fantasia dei tifosi sino a farsi amare. Ma non è stato facile, perché prima lui era stato il capitano degli storici e acerrimi nemici nero stellati del Casale.

“Ci sono riuscito semplicemente perché mi sono sempre comportato per quello che sono, uno che non finge mai e che non si veste con i panni dell’ipocrita. È vero, sono stato il capitano del Casale, ma ad Alessandria non mi sono mai risparmiato, non ho mai tirato indietro la gamba e ho sempre messo in gioco la mia faccia. Questo i tifosi lo hanno capito,e alla fine anche i più scettici hanno dovuto ricredersi”.

La carriera di Taddei è stata costellata da qualche infortunio di troppo, senza i problemi fisici, il curriculum sarebbe stato sicuramente da serie A con continuità, visti gli esordi da ventenne di fulgide speranze alla Fiorentina e poi al Genoa. All’epoca, Taddei era considerato insieme a Pirlo uno dei prospetti più interessanti di tutto il calcio italiano. Dopo i problemi iniziali, la risalita partì proprio a Cremona in C2 dove vinse il campionato nel 2003.’04 e segnò 13 reti l’anno successivo in C1. Ecco così il contratto con il Brescia, rinnovato poi fino al 2011, con un buon numero di presenze fra serie B e serie A.

 

“Cosa sia successo all’Alessandria in questo campionato sinceramente non lo so, e non sarebbe nemmeno corretto che io dall’esterno giudicassi. Sicuramente il finale è molto più clamoroso di quello della squadra in cui giocavo io, quando al termine della stagione 2014-’15 perdemmo l’accesso ai playoff dopo essere stati campioni d’inverno”.

Quale la sua opinione sulla frattura venutasi a creare con i tifosi?

“Con i tifosi grigi per me non sono state rose e fiori, come si sul dire, ma anche dolori. Ho sempre avuto una certa forma di conflittualità, è stata sicuramente la tifoseria che mi ha fatto soffrire di più. Ma alla fine sono stato premiato dalla mia voglia di metterci sempre la faccia, soprattutto nei momenti più difficili. Lo ripeto. A questi Grigi, oggi, mi sembra che manchi il coraggio di affrontare faccia a faccia i tifosi, e questa per me è una grave debolezza. Quando pareggiammo in casa con il Venezia, all’ultima di campionato, perdendo i playoff, io andai sotto la curva e chiesi subito scusa. Perché era giusto così e perché ero stato il capitano di quella squadra per più di un girone ed era legittimo e sacrosanto che io ci mettessi la faccia. Non c’è niente da dire, quando si è in torto si sta zitti. Mi ricordo che disse: ‘Sono qui, lo ribadisco, per metterci la faccia, perché solo questo, adesso, si deve fare. Le mie scuse sono per tutti quelli che hanno creduto in un sogno. Che è svanito come nessuno avrebbe mai pensato. Le motivazioni di un crollo così pesante? Adesso non riesco a trovarle, non so cosa rispondere’. Non potrò mai dimenticare quelle parole e quei momenti. Resteranno impresse nella mia memoria insieme alle emozioni provate in occasione del mio esordio in serie A”.

E ora, cosa potrà accadere all’Alessandria?

“I professionisti devono avere o trovare l’intelligenza, una volta mancato il traguardo più importante, di spostare l’obiettivo verso la conquista dei playoff. Chiedano scusa, insisto, a chi ha creduto in questo sogno insieme a loro. Loro che sono stati gli artefici, in positivo e in negativo, di tutto. Le scuse sono per non aver raggiunto la B diretta, perché non si discutono l’impegno di tutti e l’attaccamento al sogno. Solo ricompattando l’ambiente ritroveranno la serenità in campo. La delusione, se gestita bene, può trasformarsi in rabbia positiva. Ve lo assicuro. Proprio come successe a me nel Brescia nel campionato 2009-’10. Alla penultima giornata eravamo in tre a giocarci la A e noi perdemmo clamorosamente contro il Padova. Andarono su Lecce e Cesena, noi eravamo distrutti come se ci fosse caduto il mondo addosso. Ebbene, ci guardammo negli occhi e stringemmo un patto, prima tra di noi e poi con i tifosi che erano inviperiti e poi capirono. Sapete come andò a finire? Alla fine vincemmo i playoff”.

Mario Bocchio

Guarda anche

https://www.youtube.com/watch?v=kEqBIOfuxIs

Condividi