Tutte le società di Lega Pro (compresa l’ Alessandria) stanno aspettando che venga emanato il comunicato riguardante le regole sul tesseramento dei calciatori over e under per la prossima stagione. Lo scorso anno il numero era fissato in sedici a cui si potevano aggiungere due “calciatori bandiera”. Il presidente della Lega Pro Gabriele Gravina, in un’ intervista radiofonica a “L’Orso in diretta” – la trasmissione di Museo Grigio – ha fatto capire che qualcosa cambierà.
“Le novità in arrivo su questo fronte sono: le squadre della futura Serie C non potranno avere a disposizione più di quattordici Over. Inoltre calciatori Over saranno tutti quelli nati fino al 31 dicembre 1994, mentre quelli nati dal 1 gennaio 1995 verranno considerati Under e per loro non c’è un numero massimo come per gli Over. Sarà dunque una Serie C che premia sempre di più la linea verde”.
Presidente, perché il ritorno alla denominazione Serie C?
“Siamo nati come Serie C e, in particolare, siamo identificati da tifosi ed appassionati con il nome originario, che è identità”.
Si sono appena conclusi i playoff con la Final Four.
“I playoff hanno segnato un successo certificato da tantissimi osservatori. La Final Four è stata anche motivo di riflessione sul calcio italiano, permettendo alla Lega Pro di ribadire il suo ruolo centrale all’interno del sistema federale. Alla finale erano presenti più di cento giornalisti, non solo italiani: tra le testate accreditate vi era anche Al Jazeera, punto di riferimento nel mondo arabo. Inoltre abbiamo avuto un incremento significativo di quella parte di pubblico non strettamente legata alle tifoserie. Certo, ci sono delle criticità che fanno parte dei percorsi innovativi, e qualcosa sarà sicuramente implementato all’interno di un format che si è dimostrato vincente”.
Perché la scelta di Firenze?
“Lo stadio ‘Artemio Franchi’ è stato individuato sia per il nome che porta, ossia del primo presidente della Serie C, poi Firenze è la sede della Lega Pro ed è la culla dell’umanesimo, simbolo del rilancio culturale che da tempo portiamo avanti. Questo format ha certamente avuto punti di forza e qualche criticità. Noi dobbiamo valorizzare il nostro prodotto per aiutare le società, e questo può a volte richiedere anche qualche sacrificio. A me interessa il progetto nella sua globalità, e non dimenticherò mai il calore e la correttezza dei tifosi delle squadre sconfitte che hanno continuato ad applaudire. Queste sono immagini di fairplay storico. Ed è straordinario aver contato tantissimi bambini con le loro famiglie”.
Scusi presidente, l’Alessandria – al di là dei suoi demeriti per aver gettato al vento un vantaggio enorme – ha terminato la stagione regolare a pari merito con la Cremonese, ma è stata penalizzata solo dallo scontro diretto. Non sarebbe stato più corretto far disputare uno spareggio?
“No, ci sono delle regole e le regole vanno rispettate. Mi spiace molto per l’Alessandria e per il suo presidente Luca Di Masi, al quale sono legato da vincoli di stima e di amicizia, ma bisogna rispettare le regole del gioco. L’Alessandria è una di quelle società sane e importanti, saprà sicuramente trovare la sua rivincita. Dal punto di vista del risultato devo dire che sono arrivate in finale due squadre importanti, le più concrete, anche se ci sono state squadre che hanno espresso un buon calcio: mi riferisco al Pordenone e alla Reggiana”.
Cambierà la formula dei playoff?
“Il format non cambierà la prossima stagione, visto che ha dato grandissima visibilità al valore della competizione e spessore ad una Lega che ha vissuto momenti di staticità e che ha dimostrato invece ora grandissima vitalità. Nessun sbarramento di punti metteremo per l’accesso ai playoff 2017-‘18 tra la seconda e la decima. Non ci penso lontanamente a cambiare questo format che ha funzionato bene. La competizione sportiva deve rimanere sempre la stessa durante la regular season. Questa formula serve per far sì che chi occuperà il decimo e l’undicesimo posto in classifica se la dovrà giocare fino alla fine del campionato. Piuttosto, stiamo valutando di modificare le regole del sorteggio introducendo le teste di serie, proprio perché quella che è stata la sfida tra l’Alessandria e il Lecce possa eventualmente riproporsi in semifinale o in finale”.
Non le sembra che in Lega Pro ci sia troppa differenza tra le forze in campo? Ci spieghiamo meglio: da una parte c’erano vere e proprie corazzate come Alessandria, Cremonese, Lecce o Livorno, mentre dall’altra piccole realtà come Tuttocuoio, Racing Roma e Lupa Roma, tanto per limitarci al girone A, quello in cui hanno giocato i Grigi.
“Dobbiamo privilegiare la qualità della competizione, difendere e tutelare coloro che hanno rispetto per le regole. Non deve più accadere che una società virtuosa retroceda per far posto a una squadra con i conti in disordine: per me significa barare. Per questo i controlli, dal 30 giugno a seguire, saranno della massima severità e attenzione. Se poi saranno sessanta le partecipanti sarò molto contento. E se non arriveremo a sessanta squadre me ne farò una ragione. Dobbiamo cominciare a ragionare con la logica della qualità. A tal proposito sono felice di dichiarare che il rapporto tra i ricavi e il costo del lavoro è passato dal 95%, una follia, anticamera del fallimento, al 78%, con l’obiettivo di scendere fino al 60%. Ed è aumentato il patrimonio netto dei club di Lega Pro: le squadre spendono meno, sono più attente ai conti e prendono molti meno punti di penalizzazione rispetto al passato”.
Mario Bocchio