L ‘ Alessandria era tornata in serie A dopo lo spareggio vinto contro il Brescia. Il sindaco di allora ,Nicola Basile, insegnante elementare lucano, rigido, decisionista, scrupoloso, attento, lungimirante e amante dei fiori e dell’organizzazione, aveva dovuto decidere in men che non si dica per l’ampliamento del Moccagatta. Troppe volte già in serie B lo stadio aveva dimostrato la propria inadeguatezza. La serie A meritava ben di più. I tempi erano strettissimi. Due mesi e mezzo scarsi. Nel giro di pochi giorni, ai primi di luglio, si erano incominciati i lavori. Si era deciso di portare la capienza dello stadio ad almeno ventimila posti. Per ottenere ciò, si doveva raddoppiare il lato nord con dei tubi di carpenteria incapsulati tra loro ed erano stati forniti dalla ditta Rolando, mentre le sedute sarebbero state traversine in legno catramato per resistere alle intemperie. L’intervento più lungo e difficoltoso avrebbe riguardato invece il ricongiungimento della tribuna ai lati corti dello stadio .Le due curve avrebbero dovuto realizzarsi necessariamente in cemento. Così è stato. A questo lavoro era stato chiamato a provvedere un dirigente dell’Alessandria Calcio l’ingegner Picciau un imprenditore edile sardo già consigliere dell’Inter che aveva radicato, bene, in città. Contemporaneamente si era deciso di rifare il terreno di gioco vero e proprio lato dolente dell’ impianto sportivo.
Con la pioggia, infatti, si trasformava regolarmente un acquitrino, mentre con il caldo, l’erba spariva e si finiva di giocare su una sorta di terra battuta. L’incarico era stato dato alla ditta alessandrina Maldini Rodolfo, vera forza della città per tutto ciò che concerneva lavori di movimento terra. Il Moccagatta pullulava di operai, di tecnici e di mezzi .Il ritmo era necessariamente frenetico. Le maestranze della ditta Maldini avevano svuotato il terreno di gioco di almeno tre metri ed inserito pietre, ghiaia, fascine e terra nuova, mentre l’impresa Picciau utilizzando decine di uomini aveva già impostato il lavoro delle curve. I tubi si innestavano ad una velocità impressionante ,mentre diversi uomini provvedevano ad avvitare le traversine su quelli già innestati. Era un lavorio organizzatissimo, accattivante e per certi aspetti entusiasmante. La corsa contro il tempo accresceva adrenalina in tutti. Ovviamente altre squadre di operai stavano lavorando a quelle strutture già esistenti che richiedevano solo di un ammodernamento. Tutto questo mentre centinaia e centinaia di tifosi quotidianamente prendevano posto in tribuna o sui gradini delle cosiddette Parterre, che non avevano bisogno di alcun intervento, per seguire i lavori. Intanto si parlava e si sognava l’imminente serie A. I mezzi della Maldini Rodolfo facevano la spola con la Val Milana dove era stato individuato un terreno da cui togliere grossi ed ideali riquadri di terra ed erba che una volta caricati, trasportati e scaricati venivano riposizionati come terreno del campo da gioco. I più veloci a finire, ricordo , erano stati gli addetti al montaggio dei tubi .Già così l’impatto visivo al Moccagatta era diverso. La Lega aveva intanto provveduto a comporre il calendario della serie A. L’Alessandria avrebbe giocato la prima di campionato in casa contro la Fiorentina. Si doveva quindi fare ancora più in fretta perché la partita si sarebbe giocata l’otto settembre!!! La frenesia lavorativa ed organizzativa era ai massimi livelli. Il giorno della prima di campionato si stava avvicinando velocemente. I tifosi sognavano ad occhi aperti perchè dopo la partita contro la Fiorentina il Moccagatta avrebbe ospitato il Milan campione d’Italia. Ormai pareva una corsa al miracolo. Tantissimi operai si davano un gran da fare come tante formichine a qualsiasi ora del giorno ed anche oltre grazie alla luce del tramonto del sole estivo. Il 5 settembre il miracolo era realizzato! Curve in cemento? Finite. Curva nord? Raddoppiata. Curva Sud ? Ampliata. Recinzione? Ultimata. Terreno di giuoco? Perfetto. Pannelli pubblicitari? Istallati. Corrimano e ringhiere ? Verniciate. Tribuna? Rimessa a nuovo. Che bello era diventato il vecchio Moccagatta! Sembrava enorme. Incassato tra i palazzi. Le gradinate così imperiose e così a ridosso del terreno di gioco mai così verde! A quel tempo non esistevano controlli, non esistevano vie di fuga, non c’erano segnaletiche gialle. C’era solo voglia di calcio dove i tifosi delle due squadre erano mischiati tra di loro. Potevano esultare come e quando volevano e discutere con i tifosi avversari sulla varie fasi di gioco e sugli eventi. Che bello! Io, studente delle medie avevo vissuto in prima persone tutte le fasi della ristrutturazione. In quei tifosi sempre presenti a seguire i lavori c’ero stato anch’io ed ero curioso di vedere che effetto avrebbe fatto il “mio” stadio riadeguato, abbellito, ingrandito, rigenerato, riempito da ventimila persone.
Alessandria-Milan 0-0, campionato 1957-’58
Avevo preso posto sui gradini, quelli più in alto, della gradinata Sud sovrastata da tre pennoni a cui erano state appese le bandiere dell’Italia,dei Grigi e della squadra avversaria. Mancavano più di due ore all’inizio .Ero entrato grazie ad un signore che aveva finto di essere mio padre. I ragazzi accompagnati infatti entravano gratis. Faceva caldo, molto caldo. Malgrado mancassero circa due ore all’inizio della partita gli spettatori era già numerosissimi e regalavano un effetto cromatico unico. Vestivano quasi tutti la camicia in tessuto leggero e, a quei tempi, le camicie erano quasi tutte bianche. Immaginatevi il colpo d’occhio. L’attesa era lunghissima, avevo visto e memorizzato tutto, ma ormai voglia di partita. Finalmente ecco le ore 15. Gli altoparlanti avevano preso a gracchiare le formazioni. Eccole in campo. Che bello il viola della Fiorentina, che emozione il grigio azzurro dell’ Alessandria, che elegante l’arbitro Moriconi di Roma in nero con camicia e fazzolettino bianchi. Le curve nuove erano al completo, le gradinate anche, il corridoio sotto la tribuna era stipatissimo alla faccia della sicurezza che non c’era. In tribuna gente elegante come a teatro con le varie autorità in prima fila. Le squadre si erano schierate. A quei tempi la pubblicità era più scritta, disegnata che annunciata, ma ce n’era una che mi emoziona ancora adesso: quando il capitano dei Grigi porgeva il mazzo di fiori al capitano avversario, gli altoparlanti divulgavano con incredibile enfasi: “L’omaggio floreale è il dono più gradito” e poi di seguito il nome del negozio che l’aveva offerto. Che bello!!!! C’era poco, ma quel poco, come emozione, valeva tanto!
Marcello Marcellini
Nella foto sotto il titolo: Alessandria-Fiorentina 1-0, campionato 1957-’58.
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