Blu, Nero, Rosso, Giallo, Verde (e Bianco): sono i colori del vessillo Olimpico, che sventola ogni quattro anni durante la disputa dei Giochi. A questi bisogna aggiungere un angolino di grigio. Si, perché l’Alessandria, con il suo colore di maglia unico al mondo ha scritto qualche riga nel grande libro della storia del calcio ai Giochi Olimpici.
Il pallone è stato quasi sempre presente nel programma della massima manifestazione sportiva. Con la sola esclusione del 1896 (la prima edizione di Atene) e del 1932 (a causa del contrasto sorto tra CIO e FIFA dopo l’istituzione del campionato mondiale) si è sempre giocato a calcio. La presenza degli alessandrini alle Olimpiadi comincia nel 1924 a Parigi quando, per la prima volta salì alla ribalta l’Uruguay, la cui Nazionale era destinata a dominare due Olimpiadi ed il primo mondiale. Nella formazione azzurra, guidata da Vittorio Pozzo, giocò anche il grande Adolfo Baloncieri, leader della squadra grigia.
L’Italia superò le qualificazioni battendo la Spagna 1-0 (grazie ad un’autorete), poi agli ottavi ebbe la meglio sul Lussemburgo per 2-0 (Baloncieri segnò il primo gol), ma nei quarti di finale caddero contro la Svizzera che vinse 2-1. Gli elvetici raggiunsero la finale dove vennero maltrattati dagli uruguayani che trionfarono con 3 gol a 0. Quattro anni più tardi, ad Amsterdam, la rappresentativa mandrogna fu molto più numerosa.
Innanzitutto il selezionatore dell’Italia non era più Pozzo bensì Augusto Rangone, che dopo aver rivestito praticamente ogni ruolo nei Grigi ne era ancora Direttore tecnico assieme a Savojardo con Carlo Carcano allenatore. Rangone portò al torneo olandese oltre a Baloncieri, nel frattempo passato al Torino, anche Elvio Banchero (foto a fianco)ed Andrea Viviano.
All’esordio gli Azzurri affrontarono i francesi ed al quarto d’ora erano sotto di due reti! Partì la riscossa ed al 60’ situazione ribaltata: 4-2 per gli Azzurri con gol di Banchero (e di “Balon”). Finì 4-3 e ai quarti di finale ci fu nuovamente l’incrocio con gli spagnoli del mitico portiere Zamora. 1-1 dopo supplementari e ripetizione con goleada azzurra per 7-1.
Nella decisiva semifinale gli uruguaiani campioni olimpici uscenti dimostrarono la loro forza. In svantaggio al 9’ per la rete di Baloncieri, segnarono tre reti ipotecando il posto in finale. Inutile il gol di Levratto che rese soltanto meno pesante il 2-3 finale.
La finalina fu una formalità: l’Egitto riuscì per due volte a rimontare il vantaggio azzurro ma incassato il terzo gol si fecero travolgere: al fischio finale l’Italia era avanti 11-3 con triplette di Banchero, Magnozzi e Schiavio e doppietta di Baloncieri. Banchero (e Viviano che, purtroppo, non scese mai in campo) si misero al collo la medaglia di bronzo, prima conquistata dall’Italia calcistica.
Al trionfo, unico nella storia, azzurro del 1936 partecipò anche Pietro Rava, colonna della Juventus, cassinese di nascita che nel 1946 trascorse una stagione in maglia grigia. Gli incroci del calciomercato cambiano la rosa e la “geografia” delle squadre, soprattutto le Nazionali. Nel 1960 Roma ospitò i Giochi Olimpici. In quanto organizzatrice l’Italia ebbe qualificate di diritto le formazioni di tutti gli sport di squadra.
La nazionale Olimpica di calcio disputò alcuni incontri amichevoli nella primavera del 1960. In questa formazione non poteva mancare la stella più fulgida della sua generazione: Gianni Rivera. Quando a settembre si aprirono i Giochi, però, Rivera era già ufficialmente passato dall’Alessandria al Milan. In Grigio era appena approdato Giovanni Fanello, che in quella stagione, la prima in B, avrebbe vinto la classifica cannonieri.
L’Italia in quell’Olimpiade si classificò quarta: perse la semifinale con la Jugoslavia al sorteggio e la finalina con l’Ungheria. Si chiude qui la storia olimpica dell’Alessandria: soltanto nel 1988 comparve nella squadra azzurra un giocatore, Beppe Iachini, che il grigio lo indosserà dodici anni dopo.
Sergio Giovanelli