L’emergenza creata dalla diffusione del Covid-19 è arrivata al punto di far sospendere i campionati di calcio (si parla addirittura di posticipare i Giochi Olimpici!), cosa finora riuscita solo alle Guerre Mondiali. Quando l’Italia decise di rinunciare alla neutralità che si era auto-imposta nel 1914 schierandosi con l’Intesa contro Austria-Ungheria e Germania era in corso il campionato di Prima Categoria, una manifestazione strutturata su più fasi (la Serie A sarebbe nata 15 anni dopo). A questo campionato partecipava anche l’Alessandria, alla sua seconda stagione tra le “grandi”. Dopo il rodaggio dell’anno prima, la formazione grigia, sotto la sagace guida del britannico George Arthur Smith (cadrà nel 1917 nelle Argonne) iniziatore della “suola alessandrina”, appare subito come una possibile favorita.
Dopo il primo girone nel quale Genoa, Alessandria ed Andrea Doria si qualificano senza alcuna difficoltà – testimoniato dal fatto che nelle 10 partite del mini torneo i grigi segnarono 36 reti, i rosso-blu addirittura 61! – la seconda fase propone un girone a quattro nel quale solo la prima si qualifica alla finale Nord del campionato. Qui la sfida è con il Milan: due partite infuocate che decideranno il passaggio del turno. A Milano vincono i rossoneri 2-1 ma segnando un calcio di rigore molto contestato ed una rete viziata da fuorigioco. Diventa decisiva la partita di ritorno: i Grigi, complice uno scivolone con la Vigor Torino, devono a tutti i costi vincere se vogliono almeno giocarsi la qualificazione allo spareggio.
George Arthur Smith, in una rara foto in divisa dell’esercito inglese
La gara, però finisce 0-0, ed è il Milan a qualificarsi per il girone finale.
Il gruppo a quattro squadre venne sospeso alla vigilia dell’ultima partita causa mobilitazione. Il Genoa primo poteva essere ancora raggiunto da Torino e Inter. Nel Centro-Sud la Lazio campione del Centro aspettava la vincente del Sud per la finale. Ci sarebbe poi stata la finalissima, ovviamente mai giocata. Di questo campionato, attribuito qualche anno dopo la Guerra al Genoa si discute ancora oggi e potrebbe essere modificato l’esito finale. Nel periodo di pausa dovuta agli eventi bellici l’Alessandria F.B.C. non svolse attività ed il nome della città venne mantenuto dall’ U.S. Alessandrina, società che, fondendosi nel 1920 con il sodalizio grigio diede vita all’ Unione Sportiva Alessandria.
La seconda e finora ultima sospensione dei campionati avvenne nel 1943. Malgrado l’entrata in Guerra dell’Italia il 10 giugno 1940 l’attività sportiva proseguì regolarmente. L’Alessandria, scivolata in Serie B nel 1937 e fallito l’immediato ritorno in A agli spareggi nel 1938, navigava anonimamente a centro classifica senza velleità di risalita. La stagione 1942-’43 cominciò con un clima politico assai pesante: le sorti del conflitto cominciavano a girare verso gli Alleati e tra cattive notizie e bombardamenti le partite diventavano sempre meno importanti.
A dicembre i Grigi non riuscirono ad arrivare a Palermo in tempo per giocare la partita. Il D.D.S. (la Lega di allora) diede partita persa per 2-0. Successivamente la Palermo-Juventina – società che aveva preso il posto del tradizionale Palermo, fallito due anni prima – dovette rinunciare al proseguo del campionato a causa degli eventi bellici.
La stagione si chiuse (quasi) regolarmente e per l’Alessandria fu un dodicesimo posto. Poi lo sbarco degli Anglo-Americani in Sicilia, l’Armistizio e la Guerra Civile fecero andare in soffitta lo sport.
Nei territori controllati dalla Repubblica Sociale Italiana si disputò un torneo con la pretesa di campionato Alta-Italia. Lo vinse, a sorpresa, la squadra dei Vigili del Fuoco di La Spezia sul Torino, campione d’Italia in carica, non ancora “Grande” ma sulla via di diventarlo. Il Girone iniziale di questo torneo, quello in cui giocò l’Alessandria, venne stravolto da decisioni a tavolino dovute a posizioni irregolari di calciatori. I grigi, comunque, furono sempre negli ultimi posti della classifica.
Sergio Giovanelli