Giornata di lutto per la Famiglia Grigia. Se n’è andato un altro pezzo della nostra storia: Massimo Berta. Con ben 387 presenze nel calcio professionistico, classe 1949, di ruolo centrocampista, Berta aveva giocato in Serie B con Alessandria, Foggia e Sambenedettese. Aveva indossato anche le maglie di Lecco, Reggiana e Imperia. Fu tra gli artefici della conquista della prima Coppa Italia di C.
Centrocampista classico, tra i più amati dai tifosi, Berta ha esordito diciottenne in Serie B nell’ultima partita di campionato. Diventò titolare già dal campionato successivo e nelle quattro annate di Serie C totalizzò 128 presenze risultando spesso tra i migliori. Nel 1971 trasferimento a Foggia, ancora tra i cadetti per fare poi ritorno ad Alessandria a fine stagione. Ancora protagonista in grigio nell’Alessandria di Marchioro che fallì la promozione ma vinse la Coppa Italia di Serie C. Vide i Grigi vincere finalmente il campionato da avversario con la maglia del Lecco, per poi ritrovarli tra i cadetti come giocatore della Sambenedettese; nella partita di andata, nelle Marche, realizzò il gol su rigore che decise la gara a favore dei rosso-blu. Fu in campo anche al Moccagatta in quel drammatico incontro che sancì lo spareggio-salvezza tra Alessandria e Reggiana.
A Sanbenedetto del Tronto rimase altri due anni; scese in C giocando due campionati con la Reggiana e chiuse la carriera con la maglia dell’Imperia nella C2 1979-’80.
Di Berta ha scritto un ricordo Vincenzo Barberis, suo compagno di squadra nelle giovanili dei Grigi: “Con lui ho giocato nel campionato Primavera, con trasferte su campi gloriosi ed ho anche partecipato ad un torneo internazionale a Sète in Francia in quella che asedici anni era per noi la prima uscita dall’Italia (entrambi nati nel 1949). Ricordo ancora quando all’inizio della stagione 1966-’67 arrivò da Sestri Ponente questo ragazzo all’inizio abbastanza taciturno con la sua inflessione ligure ed i suoi ‘mia u belin’, che ben presto seppe conquistare stima ed affetto di compagni ed allenatori.
Lui giornalmente per venire ad allenarsi al Moccagatta, o al campo delle Casermette o a quello dei Ferrovieri, cambiava due treni ed altrettanto ovviamente faceva nel ritorno. Dimostrava fin da ragazzino quelle che sarebbero state le qualità che lo portarono a grandi traguardi e cioè, oltre a classe innata, grinta, determinazione ed instancabilità.
Quando diventammo amici qualche volta, nella preparazione estiva con doppia seduta di allenamento, si fermava da me con altri compagni per riposare, ma figurarsi se potevamo perdere tempo a riposare. Iniziammo la stagione nel campionato Primavera e ricordo ancora in autunno la gara sul mitico campo del Filadelfia contro lo squadrone del Torino che in questa categoria era praticamente imbattibile.
Pulici, Quadri, i fratelli Rampanti, Barbareschi erano alcuni nostri avversari così come con la Juventus ci scontravamo con Causio, Bettega, Valeri, Zandoli, Pandolfi e un oriundo arrivato in Italia, un certo D’Ambrosio. Spesso da aprile in casa o in trasferta si giocava prima delle gare di A e ricordo una patita al Comunale di Torino (si iniziava alle 13,30) contro la Juventus che costringemmo sul 2-2 (ed il goal del pareggio lo segnarono allo scadere). Campo già pieno per il nostro incontro e tifo per noi dell’Alessandria da parte dei tifosi del Torino.
Fu una stagione indimenticabile che ebbe l’apoteosi con il torneo internazionale in Francia a metà di maggio. Viaggio ovviamente con il pullman ufficiale dell’Alessandria guidato dal mitico “Paleto”, allenatore l’ex giocatore del Torino Arce, grande trascinatore. Mi ricordo che proprio per Berta, che ogni tanto sotto sforzo aveva un po’ di aritmia, niente di particolare ovviamente, il tecnico Arce faceva suonare il disco “Cuore matto” di Little Tony e “Paleto” accompagnava la musica a tutto volume con qualche colpo di clacson. Finimmo il torneo imbattuti ma dovemmo accontentarci del secondo posto…….per un corner.
Infatti il regolamento diceva che, in quel girone all’italiana a cinque squadre, a parità di punti la differenza sarebbe stata fatta dai corner. Al ritorno io, Berta e Pinato fummo chiamati dallo staff dei dirigenti presente il presidente Sacco che ci anticipò che la società, che stava retrocedendo dalla B, voleva puntare sui giovani e che avremmo giocato una delle ultime gare in prima squadra. Figurarsi l’emozione: per me e Pinato (stopper e libero) l’esordio era previsto per la gara interna contro il Potenza del 21 maggio, ma nella partitella infrasettimanale del giovedì mi infortunai, l’occasione sfumò mentre Pinato giocò. L’esordio di Berta fu invece nell’ultima giornata, praticamente a casa sua, il 18 giugno in Sampdoria-Alessandria. Dall’anno successivo Berta sarebbe diventato uno degli inamovibili dell’Alessandria. Ecco mi sono dilungato ma di Massimo volevo raccontare la parte meno conosciuta, dei suoi sacrifici fin dalle giovanili per gli spostamenti da Sestri Ponente alla nostra città”.