L’Alessandria conquista la Serie B, siamo tutti euforici, elettrizzati, commossi. Si festeggia ancora, ci mancherebbe altro. Ma è anche giunto il momento di raffreddare lo spirito e incominciare a riflettere. In questi anni con Luca Di Masi alla guida dei Grigi sono stati tantissimi i giorni in cui tutti sparavano a zero su di lui per le prestazioni della squadra giudicate molto modeste. Come peraltro alcune volte lo sono state. Poche realtà, tra cui Museo Grigio, a costo di mettersi contro gran parte della tifoseria, hanno sempre dato fiducia al presidente ipotizzando addirittura che sarebbe stato l’unico veramente capace a farci fare il grande salto di qualità. Avevamo ragione.
Nei momento difficili, come nei giorni del dopo-Braglia, abbiamo sempre cercato di ricompattare le fila., spinti da un forte attaccamento a questi Colori, da quell’atteggiamento patriottardo che solo il calcio è capace di tirar fuori dalle persone. Nasceva da sentimenti positivi: noi tutti avevamo il sincero desiderio di veder in Serie B la nostra squadra. Alcuni altri, che erano in aperto contrasto con Di Masi, anche per meschine motivazioni, in fondo speravano il contrario, per poter dire che avevano ragione. Salvo poi salire, come sempre succede, sul carro del vincitore.
C’è sempre stato anche un ragionamento tecnico alla base della nostra fiducia? Certo, ed era fondato sul lavoro di Di Masi e del suo staff, dei quali abbiamo imparato ad apprezzare il modo di vedere il calcio in queste categorie con la mentalità da grandi palcoscenici. Apertura mentale, sì, apertura mentale contro il solito spirito provinciale. Anche se sono stati commessi errori per mancanza di esperienza. Di Masi non si è lasciato mai influenzare da nessuno, è andato avanti per la sua strada, sulla base delle sue convinzioni. Tutti gli hanno dato addosso, anche quando ha fatto la mossa strategica di chiamare come direttore sportivo Fabio Artico, da sempre idolo dei tifosi, che ci ha sempre detto: “Credetemi, ho fiducia, questa squadra sta crescendo, esploderà da un momento all’altro”. Non ci ha mai pesato andare controcorrente. No, anche se percepivamo di non essere in molti fuori dal coro. E non eravamo del tutto soli a credere in questa Alessandria. Ad esempio c’era anche Mimma Caligaris, che ha sempre fatto prevalere il suo grande sentimento di tifosa veramente innamorata piuttosto che la verve giornalistica.
Abbiamo sempre cercato di meditare, scegliendo di non andar dietro all’attualità. Nelle nostre trasmissioni abbiamo cercato di mantenere una certa linea. Tante volte l’Alessandria ha giocato male, è verissimo, ma ci dava fiducia il fatto che peggio non avrebbe potuto fare, e che sarebbe stata lei e solo lei, l’artefice del proprio destino, con le sue prestazioni. La squadra aveva bisogno di essere circondata d’affetto.. Noi lo abbiamo sempre fatto. Lo faremo sempre, indipendentemente da chi saranno i presidenti, gli allenatori e i giocatori. Il nostro è l’invito a fare quadrato, a ricompattarci, perchè la Serie B sarà un’occasione di riscatto per tutta Alessandria.
Mario Bocchio