I Mandrogni, una fragia del tifo grigio, sono molto caldi e alcune volte fuori dal coro. Domenica, alla prima dell’Alessandria in Serie B, sono andati a Benevento ma non sono entrati all’interno dello stadio Vigorito. In merito, riceviamo e pubblichiamo un loro intervento:
“Alessandria è una piazza con un grosso potenziale in termini di passione, che per troppo tempo è stata fuori dal calcio che conta. I Grigi hanno bisogno del sostegno di un ambiente che sappia dimostrarsi all’altezza della situazione. Per questo motivo l’era dei fotoromanzetti andrebbe al più presto superata elevando i contenuti. Ognuno può farlo per proprio conto, secondo la propria attitudine e nei propri contesti. La pluralità di anime va vissuta come una ricchezza e non come un limite, perchè amplia lo spettro della partecipazione attiva. Arriviamo ora alle motivazioni che ci hanno portato alla dolorosa decisione di rinunciare agli spalti in questo particolare periodo. Il Mokka con le attuali limitazioni avrà un numero di posti disponibili per i tifosi davvero insufficiente. Noi intendiamo sottrarci alla rincorsa fratricida al biglietto che inevitabilmente le società saranno costrette a gestire attraverso canali preferenziali. Avremmo potuto cedere alla retorica dei meriti acquisiti sul campo, ma non possiamo riconoscerci nell’uso pacchiano della distinzione tra tifosi più meritevoli e meno meritevoli, occasionali ecc. I Grigi son un patrimonio della città, appartengono in egual misura a tutti gli alessandrini. Tutti devono poter avere la stessa occasione di viverseli allo stadio. La Serie B per noi non è l’onda da cavalcare, ma l’occasione per ricucire i legami profondi tra la città e suoi colori, cosa che in questi anni è venuta meno. Ciò potrà verificarsi con un’idea inclusiva del tifo e non certo con una selezione all’entrata o perniciosi distingui tra i tifosi. Le attuali limitazioni si sono aggiunte a quelle esistenti già al limite del sopportabile. Le regole anti-Covid sono chiare. E’ evidente che i tifosi si troveranno nella morsa tra il ricatto di ‘gentili concessioni’ e divieti che ne sviliranno la dignità. Non conta solo la cosa in sé, ma anche il come, quando in ballo c’è una storia da difendere. Le due questioni non possono dal nostro punto di vista prescindere l’una dall’altra. Ultimo esempio lo abbiamo avuto a Benevento dove ai tifosi Grigi è stato impedito di indossare i propri vessilli. Non si capisce quale pericolo sanitario possa costituire per la collettività una sciarpetta indossata al collo. Come sempre abbiamo dichiarato, non è nostra intenzione entrare nel merito di questioni tecniche sanitarie che si elevano sopra ogni altra cosa e che è giusto siano gestite da chi ha le competenze per farle, ma questo non significa che si debba restare ciechi e sordi rispetto a tutto ciò che ci accade attorno. Alcune domande sono lecite anche se con prudenza preferiamo non azzardarci in risposte definitive. Se è vero come affermano i proponenti che il Green Pass è uno strumento di persuasione senza effetto sanitario diretto contrariamente a vaccini, mascherine ecc., può essere lo stadio, luogo naturale di inclusione, trasformato in luogo di persuasione?
Se è vero che questo strumento dovrebbe permetterci una ritrovata normalità sugli spalti, come avviene in tutti gli altri paesi in Europa, perchè qui da noi i tifosi dovrebbero ugualmente essere soggetti a limitazioni? Al netto delle giuste misure precauzionali, su questi argomenti esistono palesemente delle incongruenze. Il dubbio è che lo stato di emergenza si stia trasformando nuovamente in occasione per slatentizzare pruriti securtitari e di controllo sui tifosi, con il rischio di pericolosi precedenti che potrebbero sopravvivere alla pandemia. Come abbiamo dichiarato più volte troveremo modi creativi ed alternativi in questa fase per dimostrare all’ambiente e alla squadra il nostro attaccamento ai colori. La presenza a Benevento fuori dal settore ospiti ha rappresentato la traduzione nelle pratiche di questa nostra vocazione”.