Sabato scorso l’Alessandria ha sconfitto il Cosenza. L’ultimo successo in B dei Grigi risaliva al 22 giugno 1975, ultima giornata del torneo cadetto, quando sul prato del “Moccagatta” scese la Sabenedettese, arbitro Menegali di Roma. I Grigi erano allenati da Anselmo Giorcelli. Vediamo perché fu una gara molto particolare. Ecco la cronaca de “La Stampa” nell’articolo di Gianni Pignata: “Ai Grigi vittoriosi 2-0 contro la Sambenedettese, sarebbe bastata una rete in più (fallita per un soffio al 90′) per non essere costretti alla coda di Milano. Novantesimo minuto di gioco, l’Alessandria sta vincendo per 2-0 contro la Sambenedettese, mentre tutti, sugli spalti, sanno dalle radioline che la Reggiana conduce con tre reti di scarto sul Foggia e che l’Arezzo fa 1-1 contro il Brindisi. Uno spareggio con la Reggiana, dunque. Il pubblico, numeroso e magnifico oggi al «Moccagatta», tenta per l’ultima volta di rinvigorire con l’incitamento i giocatori ormai poveri di forze. È un urlo continuo, assordante, patetico quasi nella sua disperazione. La palla è a Manueli. dieci metri fuori dell’area: l’ala finta, dribbla, scatta, e si trova con le ginocchia piegate dalla fatica solo con la porta davanti. C’è anche un difensore, ma sulla destra, senza nessuno accanto, sbuca Volpato: due contro uno è fatta, anche i tifosi tacciono di colpo. L’appoggio laterale di Manueli è perfetto ma Volpato, incredibile, sbaglia clamorosamente dall’altezza del rigore. La palla, beffarda, sfiora il palo e va fuori. Per questa rete mancata da uno degli uomini migliori nell’ultimo dei 3420 minuti di gioco del suo sfibrante campionato. l’Alessandria dovrà portarsi dietro ancora per tre giorni tutte le sue ansie, tensioni e paure. Il regista che sembra aver voluto costruire questo finale di torneo con la struttura di un vero e proprio film poliziesco, ha deciso di lasciare all’appendice la soluzione ultima del mistero. Milano, giovedì prossimo alle 17,30, la sede dove si consumerà il dramma fra Alessandria e Reggiana. Al fischio finale, i giocatori di casa lasciano il terreno a capo chino. Ma subito, messa in giro da chissà chi, e rimbalzata di bocca in bocca, arriva la notizia che l’Arezzo, proprio in chiusura, ha battuto il Brindisi. Abbracci in campo e fuori, negli spogliatoi e sugli spazi, perchè questo significa che non c’è più spareggio, che a finire in C sono Brindisi e Arezzo. La notizia è falsa, cattiva, ma dirigenti e giocatori non lo sanno. Solo quando la radio da i risultati definitivi, la gioia si trasforma in rabbia, tanto più disperante in quanto figlia di un’effimera esaltazione. Nello spogliatoi, dieci minuti dopo, i visi sono pallidi e tirati, le camicie macchiate di sudore. Nessuno vuole parlare ma ciò che ciascuno pensa sta scritto negli occhi che guardano senza vedere. I giocatori restano a lungo sotto la doccia. Quando escono nel corridoio camminano lentamente. In campo, senza eccezioni, hanno dato tutto, attingendo alle risorse di energia più nascoste. Perchè la partita è difficile, delicata e la Sambenedettese squadra già salva, certo, ma dotata di mentalità che non ama concedere regali a nessuno. L’Alessandria deve vincere ma perlomeno all’inizio, non si butta ciecamente all’attacco tesa com’è a cercare di dare razionalità e ordine al suo gioco. Il problema primo riguarda la conquista del centrocampo, dove gli avversari, forti di Castronaro, Berta e Simonato, dimostrano di avere assai idee chiare. Volpato, Dalle Vedove, ma soprattutto Reja e Dolso, ci riescono ben presto, spostando il fronte offensivo della squadra avanti di una decina di metri. In queste condizioni rifornire continuamente di palli utili e appoggiate a turno da uno dei centrocampisti, le punte hanno spesso la possibilità di giungere a conclusione. Ci provano un pò tutti da Manueli a Volpato, a Dolso, ma la supremazia territoriale spesso per mancanza di un pizzico di fortuna, rimane sterile, improduttiva. In difesa, dopo qualche sbandamento dovuta a foga eccessiva non esistono problemi e la Sambenedettese che agisce prevalentemente in contropiede non riesce quasi mai a rendersi pericolosa. E al 33′ l’Alessandria va in gol: Barbiero, il « libero», avanza sulla sinistra e fa spiovere in area un bel pallone sul quale lo stacco di testa di Dalle Vedove è perfetto. Il portiere è anticipato e la palla si infila leggera a fil di traversa. Insiste l’Alessandria, aiutata dal caldo urlo del suo pubblico: Dolso (splendida partita) fa tutto da solo al 40′, ma il suo corto passaggio in area è sprecato malamente da Baisi. Siamo alla fine del primo tempo e a questo punto, sentiti i risultati per radio, stanno retrocedendo Arezzo e Taranto. Dopo 15 minuti dalla ripresa, mentre l’Alessandria continua senza cedimenti il suo assalto, la situazione muta e si profila il fantasma dello spareggio, perché il Taranto segna contro la Spal. Ora, per gli uomini di Giorcelli, è necessario un altro gol che arriva al 70′ per una sfortunata autorete, di Daleno, il quale devia alle spalle del proprio portiere «cross» teso di Manueli dalla sinistra. Ma è tutto inutile. Segna il terzo gol la Reggiana e il fantasma ritorna. Potrebbe scacciarlo definitivamente Volpato, ma evidentemente il destino dell’Alessandria sta scritto da qualche parte a lettere indelebili. Spareggio, e spareggio sia”.