Stagione 2007-’08, campionato di Serie D. Era l’Alessandria del presidente Gianni Bianchi e del tecnico Salvatore Iacolino che diede una spallata al suo recente e doloroso passato per ritornare nel calcio professionistico.
Ve la ricordate ancora quella partita contro la Biellese con lo stadio che ritornò a riempirsi? Speriamo proprio di sì. Potevamo perderlo solo noi quel campionato.
“L’Alessandria domina, vince e scappa” titolò Il Piccolo. Andiamo a rileggere quello che scrisse Mimma Caligaris a proposito di quella gara che il 9 dicembre laureò i Grigi campioni d’inverno:
“‘L’Alessandria ha la felicità di giocare’, dice Valter Viganò. Anche la felicità di vincere, aggiungiamo noi. Anzi, di dominare, di recitare il monologo più importante nella partita in cui, più del solista, conta il collettivo. Collettivo di qualità e di personalità, collettivo che sa soffrire, collettivo che ha l’orgoglio, ‘perché non potevamo essere brutti come a Savona’ annota Salvatore Iacolino. Non, quella non poteva essere l’Alessandria. Non doveva esserlo. E non la è: se ieri eravate fra i quasi 3700 sugli spalti lo avete visto con i vostri occhi, avete urlato, cantato, sventolato bandieroni enormi che sanno di stadi epici e di riti antichi. Che non potrebbero avere scenario migliore del ‘Moccagatta’. Lo scenario della prima tappa del lungo: il primo faccia a faccia, dopo tante schermaglie a distanza, dopo la paura di veder scappare la Biellese, ‘ma cosa avranno più di noi’, ci si chiedeva. Risposta: niente, l’Alessandria ha tutto e tanto di più. E se un mese fa quei 4 punti da rimontare sembravano tanti, troppi, adesso i 5 che consegnano mezzo scudetto ai Grigi per qualcuno sono ancora pochi. Pochi, certo, per adagiarsi sugli allori, ma è un rischio che questa squadra non corre, perché è fatta di gente che, per vincere con l’Alessandria, ha accettato anche di scendere di una o due categorie e di rimettersi in gioco tra i dilettanti. Giocatori che sono stati scelti ma che, prima ancora, hanno scelto: una maglia, una società, una storia, un progetto. Gara dopo gara si scopre che questo è il valore aggiunto dell’Alessandria: lo ha sperimentato anche la Biellese, quasi ‘sezionata’ da Iacolino per settimane e annullata anzitutto con la tattica, e poi con il gioco, con la personalità, con la voglia. Una gara perfetta, fin dalla scelta degli uomini: salta Balestri – stiramento nell’allenamento di venerdì, ne avrà per un paio di settimane – e Iacolino opta per Falchini, ‘che aiuta la squadra a stare alta, al fianco di uno come Artico che, invece, rientra molto’. Qualcuno avrebbe voluto Buglio, ‘ma in quel caso anche noi, come la Biellese, avremmo giocato con una sola punta e, soprattutto in casa, io non lo farò mai’. Ha previsto tutto, il tecnico dei Grigi, anche il 4-5-1 di Viganò, ‘perché in trasferta gioca sempre così. E io ho adattato la mia squadra’. Benissimo, soprattutto in mezzo al campo, dove Alessandria surclassa Biella, con un Cretaz immenso, per quantità e qualità, con Longhi uomo ovunque, con Bolla che rompe e costruisce. E Larganà che torna a inserirsi tra le linee, così bene da farsi perdonare anche il giallo per lo spogliarello dopo il terzo gol. I Grigi provano a scappare: hanno testa e gambe per farlo. E un pubblico che mette i brividi e che ha voglia di correre con Iacolino e i suoi ragazzi”.