Giuseppe Zappella, ex capitano dei Grigi, difensore milanese classe 1973, dopo aver militato nel vivaio del Milan è passato in prestito al Como per tre anni nei quali ha collezionato 63 presenze totali. L’atleta meneghino, ribattezzato dal giornalista Andrea Guazzoni “L’indios dello Yucatan” per via di una somiglianza ai lineamenti centramericani, nell’estate 1996 approda in Brianza e, pur giocando col contagocce, riesce ad ottenere la promozione in B con il Monza, categoria nella quale l’anno successivo trova più spazio (23 presenze, una rete) e conquista una salvezza sofferta ma meritata. Nell’estate ’98, scaduto il contratto rossonero, arriva a sorpresa il trasferimento nella J-League giapponese, nell’ Urawa Red Diamonds, dove si trasferisce con la famiglia e diventa papà di una bambina: nel Paese del Sol Levante scende in campo 21 volte, gonfiando anche la rete avversaria in tre circostanze.
Terminata positivamente l’esperienza asiatica nel gennaio 2000 approda in Irpinia, in serie C1; coi Lupi avellinesi intasca 14 gettoni e successivamente continua la sua carriera tra C1 e C2 su e giù per lo stivale fino al 2007 (Viterbese, Catanzaro, Vis Pesaro ed Ivrea).
All’età di 34 anni scende di categoria sposando il progetto ambizioso dell’Alessandria che vuole tornare rapidamente nei professionisti: coi Grigi diventa presto capitano e alla fine della seconda stagione ottiene la promozione in C2. Rimane poi comunque in D spostandosi di alcuni chilometri a sud-est, al Cuneo; coi biancorossi giunge a metà classifica e nel 2010-‘11 si divide tra Chieri e Rivoli. Proprio con la società dell’hinterland ovest torinese, nell’ ottobre 2011, riveste la carica di allenatore-giocatore prima e di solo allenatore poi.
“Ho iniziato nel settore giovanile del Milan, dove ho avuto un primo impatto con una realtà molto organizzata e una struttura pari a quella che oggi trovo qui allo Juventus Center – ha spiegato –. Da calciatore ho fatto tanta gavetta, non ho mai toccato la serie A, ma questo non ha precluso nulla, sono contento di quello che ho fatto, dando sempre il massimo. Il Giappone? È un’avventura nata per caso, ma che mi porto dentro. Mi sono trasferito con la famiglia e là è nata mia figlia. Sono stato colpito soprattutto dalla mentalità del lavoro, ottima ed evoluta”.
Che rapporto ha avuto con l’Alessandria?: “Direi unico, mi sono innamorato di Alessandria e dell’Alessandria, un club particolare, una piazza difficile perché delusa da grandi sofferenze e anche dai fallimenti. Da parte mia, credo di aver dato tutto quello che potevo dare. Ve la ricordate ancora quella partita contro la Biellese con lo stadio che ritornò a riempirsi? Spero proprio di sì”.