Il corsivo di Mario Bocchio
Il Picco di La Spezia in certi momenti – anche per la struttura della tribuna – ti da l’idea di essere in uno stadio inglese degli anni Ottanta.
Vedere poi giocare l’Alessandria che credeva nel risultato, attaccare con fendenti ordinati e studiati – folate tremende che hanno messo in ginocchio lo Spezia – mi ha messo in confusione. Mi sono stropicciato gli occhi. Perbacco, ma mica stavo guardando il Liverpool della mia gioventù, quello di Bob Paisley e Kenny Dalglish tutto in rosso, come ieri l’Alessandria?
I Grigi hanno meritato il successo per le scelte, la tattica e il coraggio dell’allenatore Angelo Gregucci, già nello staff di Mancini al Manchester City, ma che sa cosa voglia dire essere dell’Alessandria per avervi giocato. Poi per i giocatori che hanno svolto in maniera semplice e con il cuore il compito loro assegnato. A nostro avviso, la chiave di lettura dell’impresa della semifinale contro il Milan va ricercata nella precedente partita contro il Genoa.
Subire un gol alla fine, in una partita secca da dentro o fuori – come era successo a Marassi – in genere favorisce chi l’ha messo dentro, perché ti demolisce psicologicamente. E quasi sempre capita di prenderne subito un altro. Come appunto è successo ieri allo Spezia.
I Grigi allora riuscirono invece a portare il Grifone ai supplementari e lì si esaltarono, trovando nell’occasione di scrivere la storia gli stimoli giusti.
Parlavamo del Liverpool. Difficile, per chi segue il calcio con passione, non aver mai ascoltato You’ll Never Walk Alone, che accompagna i Reds quando scendono in campo nei match casalinghi ad Anfield Road.
Quando attraversi una tempesta, tieni lo sguardo alto
E non aver paura del buio
Alla fine della tempesta, c’è un cielo dorato
E il dolce, argenteo canto di un’allodola
Continua a camminare nel vento
Continua a camminare nella pioggia
Sebbene i tuoi sogni vengano scossi e infranti
Continua a camminare, continua a camminare
Con la speranza nel cuore
E non camminerai mai solo
Non camminerai mai solo
Soffermiamoci sulle parole e prendiamo atto che in fondo non è niente altro che la storia dei Grigi.
Alla fine di una tempesta durata troppo tempo con una serie B che manca da poco più di quarant’anni, c’è il cielo dorato.
Finalmente c’è una presidenza solida e dalle idee chiare, capace di costruire risultati sportivi tali da veicolare il marchio addirittura in tutto il mondo.
Dell’Alessandria ha addirittura scritto Francefootball, definendola però modesta. Su due piedi mi è venuto spontaneo mandare a quel paese i francesi. Ma poi nel giudizio “modesta” ho invece intravisto la grandezza dei Grigi. Perché nell’impresa di una squadra di Lega Pro che raggiunge le semifinali di Coppa Italia dopo 32 anni ritroviamo il motivo per amare il calcio.
La festa dei Grigi
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