Pietro Miglio, nato a Trinità nel Cuneese nel 1910, ruolo portiere, giocò anche nei Grigi. Per lui fu la penultima stagione della sua vita sportiva, una delle più dolci, che si concluse con la vittoria del campionato e la promozione in Serie A.
Miglio non smetterà di seguire il calcio, la figlia Carla, medico pediatra oggi in pensione, ricorda nella sua infanzia, negli anni ’50, le telefonate degli amici calciatori e dirigenti. Ricorda con affetto lo stupore, davanti al calcio degli anni ’80, con ingaggi ben più alti, il divismo dei campioni. Anche l’abbigliamento dei giocatori lo incuriosisce. “Era stupitissimo che i portieri avessero i pantaloni lunghi – ricorda –: sosteneva che ‘le gambe non patiscono’, l’importante è essere ben coperti sul torace. All’epoca indossavano maglie di lana per giocare”.
Miglio ha attraversato una delle stagioni più difficili della nostra storia, ed è stato testimone e protagonista di un periodo unico del nostro calcio, più povero, ma vero; fatto di amicizie e di affetto autentico tra i campioni e i suoi tifosi.