L’ ex Grigio che la Juve volle mandare via e dimenticare

mercoledì, 29 Giugno 2022

Alessandria 1920-’21. Da sinistra: Baloncieri, Brezzi, Papa III, Orgero, Capra I e Carcano (foto archivio “Museo Grigio”)

Una stella autentica del calcio italiano, miseramente fatta fuori dal costume e dalle dicerie in un periodo complicato come il Ventennio fascista. La carriera – e non solo quella – di Carlo Carcano fu spezzata, la sua figura infangata. E neppure riabilitata al momento della morte, secondo un copione tristemente noto nel nostro Paese per chi riceve in dote una scomoda etichetta.

Carlo Carcano nasce a Masnago, rione della città di Varese, il 26 febbraio 1891. Cresce a Milano e scopre il gioco del calcio ancora giovanissimo. A Milano è tra i fondatori del club Nazionale Lombardia Football-Club, la cui attività inizia e termina negli anni Dieci del secolo scorso. Carlo si trasferisce in Piemonte, ad Alessandria, e nel sodalizio in casacca grigia comincia seriamente con il pallone. Il debutto arriva nel 1913.

Le sue caratteristiche illustrate dalla stampa dell’epoca – dotato dal punto di vista fisico, tecnico, tattico e carismatico, abile nell’interruzione dell’azione avversaria, preciso nei passaggi per far ripartire l’azione – disegnano un centromediano con i fiocchi, talmente bravo da vestire la maglia della Nazionale. Debutta nel gennaio 1915 contro la Svizzera: resterà l’unica presenza prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale. Al termine del conflitto riprende il proprio posto nel cuore della difesa alessandrina e in azzurro, per altri 4 incontri tra il 1920 e il 1921 con una rete nel pirotecnico 9-4 alla Francia.

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