Cinzio Scagliotti è stato un buon prodotto del vivaio alessandrino, non all’altezza dei grandi come Baloncieri e Ferrari ma, comunque, buon giocatore degli anni Trenta. Nato ad Alessandria nel 1911 e compiuta tutta la trafila nelle giovanili della squadra grigia venne lanciato da Carlo Carcano in prima squadra il 2 febbraio 1930 nella partita giocata a Modena e vinta dai Grigi per 1-0. Scagliotti, non ancora diciottenne, si esibì in una prestazione lusinghiera, tanto che venne schierato ancora in tredici delle successive diciannove partite. La prima rete (furono cinque in totale nella stagione) arrivò a fine marzo, terzo gol nel 4-2 con il Padova al Littorio. Nella stagione successiva, con Revesz in panchina, diventò un perno nella squadra giocando nel suo ruolo naturale di mezzala sinistra, ma anche, in caso di necessità, da centravanti dove sfruttava la sua prestanza fisica.
I migliori anni dell’Alessandria in Serie A furono i migliori anche per Scagliotti che ebbe anche l’onore di ricevere una convocazione per la Nazionale. Il Commissario Tecnico Vittorio Pozzo, tuttavia, non lo utilizzò in partita e così la maglia azzurra rimase solo un sogno sfiorato ma non realizzato.
In quel 1933, ci fu anche il cambio di casacca. Le buone prestazioni fornite avevano svegliato l’interesse delle migliori formazioni nazionali. Provò a prenderlo il Napoli ma l’affare non andò in porto poi spuntò la Fiorentina che si aggiudicò il giocatore.
Con i viola stentò il primo anno, poi si impose anche nella nuova formazione contribuendo alla conquista del terzo posto nel torneo 1934-’35. Questo piazzamento dava l’accesso alla Coppa Europa, la Mitropa Cup, allora il più importante torneo internazionale che allora si giocava nel periodo estate-autunno. Scagliotti giocò una sola gara: il ritorno del primo turno al Berta di Firenze che i viola si aggiudicarono 4-3 conquistando i quarti di finale prima di essere estromessi dallo Sparta Praga poi vincitore del torneo.
Nell’estate 1936 fu chiamato alla Juventus. Qui rimase solo una stagione giocando solo metà delle partite poi si trasferì al Milan (diventato Milano per imposizione federale); un Milan non di vertice ma che riuscì ad impensierire le grandi. Scagliotti, però, ormai in fase calante, diede solo un modesto contributo alla causa.
Scese in C e cambiò diverse squadre prima di smettere definitivamente. Intanto aveva preso casa a Firenze e negli anni duri della Guerra giocò qualche partita negli improvvisati campionati bellici con la maglia della mai dimenticata Fiorentina.
Divenne poi allenatore, soprattutto nel settore giovanile, e allevò diversi giocatori poi diventati personaggi importanti del firmamento calcistico nazionale come Luciano Chiarugi ed Andrea Orlandini.
Il prestigioso premio “Seminatore d’Oro” del 1973 certificò la sua capacità di lanciare giovani nel grande calcio.
Sergio Giovanelli