Il palmarès in Grigio di Mario Foglia sono 128 partite e 38 gol; centrocampista dal piede fine anche in considerazione delle sue ridotte dimensioni, forse troppo penalizzato dal fisico non proprio possente, tanto da essere soprannominato con caustica ironia “Vetro”.
Interno sinistro, entrato nel vivaio dell’Alessandria a metà anni Trenta, era considerato ai suoi tempi un jolly di sicuro affidamento, per la sua duttilità. Esordì, poco più che diciottenne, tra i professionisti in Serie B, con la maglia dell’Alessandria, nel ruolo di mezzala, debuttando in prima squadra il 15 ottobre 1939, in una gara contro l’Atalanta (0-0) per poi segnare la prima rete ufficiale la settimana successiva, sul campo del Pisa.
Per le buone prestazioni in Maglia Grigia gli giunse una considerevole offerta dalla Juventus, nel 1942. L’affare sfumò, a seconda delle fonti, per la marcia indietro della società bianconera, che lo giudicò troppo magro oppure per motivi familiari legati ai contemporanei eventi bellici, che lo indussero a restare ad Alessandria.
Per le statistiche Foglia si colloca tra i primi dieci calciatori più prolifici nella storia del club grigio. Durante la guerra vestì la maglia del Pavia nel Torneo Benefico Lombardo 1944-1945. Terminato il conflitto, disputò il campionato di Serie B-C con la Biellese per poi passare nel maggio del 1946 al Brescia, con cui giocò 5 partite con una rete realizzata nella Coppa Alta Italia.
Prima dell’inizio del campionato di Serie A 1946-‘47 venne segnalato al Milan dall’ex compagno di squadra Arrigo Fibbi ed ingaggiato. Debuttò così nel massimo campionato il 24 novembre 1946, nella gara persa dai rossoneri per 2-1 sul campo del Modena. Vestì per cinque stagioni la maglia del Milan, squadra di cui era tifoso e con cui vinse uno scudetto. Nell’estate 1951 passò al Palermo in coppia con Benigno De Grandi. Coi rosanero tornò ad occupare il ruolo di terzino titolare fino al 12 aprile del 1953 quando, durante la gara di campionato contro la Pro Patria, riportò la frattura di tibia e perone a seguito di uno scontro di gioco col compagno di squadra Pendibene. Il grave infortunio lo costrinse ad abbandonare il gioco del calcio.