L’Alessandria ha ufficializzato l’ingaggio di Francesco Rizzo, terzino destro, nato nel 1998. Proviene dal Sorrento in Serie D, dove la scorsa stagione ha collezionato 30 presenze.
Con i Grigi ha sottoscritto un contratto annuale con opzione per il 2023.
“Un passo indietro per farne molti più in avanti”. Questa frase, pronunciatagli dal padre, è diventata un mantra per lui.
La prima volta che ha indossato la maglia del Napoli aveva 10 anni, per lasciarla e poi riprenderla. Vive uno spogliatoio storico, senza mai esordire. Dimostra le sue qualità in D, riuscendo a raggiungere la Serie C, che lo stop dei campionati a causa Covid gli toglie, a 4 punti dalla salvezza con 12 giornate ancora da giocare. Poi è a Sorrento, un ambiente che di professionismo ha tutto, tranne la categoria.
Difensore centrale, all’occorrenza anche terzino. Quando giunse a Sorrento, nel girone H di Serie D, la squadra mise a segno un filotto di tutto rispetto. In 9 partite disputate, collezionò 4 vittorie, 4 pareggi (di cui due con gol subito al 92’), e una sola sconfitta. Il tutto condito da un suo gol e ben tre assist. Per questo venne eletto giocatore portafortuna.
Arrivato nel settore giovanile del Napoli a 10 anni, Rizzo lo lasciò momentaneamente dopo quattro anni per provare un’esperienza in Serie D al Francavilla e in Primavera all’Avellino, prima di tornare a vestire di nuovo l’azzurro partenopeo.
“Tornato al Napoli sono stato aggregato alla prima squadra, senza però esordire. Era il Napoli di Sarri, un gruppo storico, per me si è trattata di un’esperienza formativa fondamentale, grazie alla quale ho imparato la mentalità, l’abnegazione, il sacrificio, l’impegno”.
Sarri, tra l’altro ex allenatore dell’Alessandria, come noto, è uno che fa dell’allenamento il suo pane quotidiano, un lavoro volto alla codifica di determinati schemi. Su questo tipo di allenamenti, Rizzo racconta:
“Sarri noi giovani ci trattava come ragazzi della prima squadra, ci allenava alla stessa maniera, come fossimo giocatori dello stesso livello. Gli allenamenti erano maniacali, Sarri è un vero maestro del calcio, curava ogni minimo dettaglio. Secondo la mia umile opinione credo che non siano arrivati trofei in quel periodo a causa prima di tutto di una mancanza di fortuna, poi c’era una squadra davanti come la Juventus che quelle stagioni aveva una rosa lunghissima, e un’esperienza maggiore”.
Così giovane, il difensore si è ritrovato inserito all’interno di un gruppo storico, abituato a giocare insieme da anni, e spesso si lasciavano andare a scherzi nei confronti dell’ultimo arrivato. Tra i più coinvolti, Christian Maggio, veterano di quello spogliatoio, e Jorginho, fulcro del gioco di Sarri:
“Ricordo che Maggio ripeteva continuamente che assomigliavo a Floro Flores, allora ogni giorno mi scattava una foto e gliela mandava. Io ero giovane, ovviamente ero imbarazzato, diventavo sempre rosso in faccia. Un’altra volta, invece, rientrati nello spogliatoio al termine dell’allenamento, andai per prendere la frutta che si trovava sul tavolo, Jorginho mi diede uno schiaffetto sulla testa dicendomi: ‘Il più piccolo non può aprire il buffet’. Momentaneamente rimasi gelato, poi si mise a ridere, stava scherzando”.
Salutato il Napoli per la seconda volta, per la seconda volta Rizzo torna ad Avellino. Dove venne aggregato alla Primavera, allenandosi però anche con la prima squadra.
“Il vecchio presidente mi promise l’esordio in prima squadra, in Serie B, che però non avvenne, a causa della salvezza conquistata solamente all’ultima giornata, con il Latina. Probabilmente ancora non ero pronto. È stata comunque un’esperienza importante, c’era una rosa importante, tra cui Djimsiti, oggi all’Atalanta”.
Dopo l’Avellino, Rizzo si sentiva pronto ad un’esperienza da protagonista in prima squadra, e decise di andare a Taranto, in Serie D. In Puglia rimase meno di metà stagione, per dirigersi alla Sarnese.
“Nell’estate del 2017 andai a Taranto, dove però non ho trovato fortuna, lasciandolo a dicembre per andare alla Sarnese. A Sarno ebbi la mia prima vera esperienza da protagonista, in metà stagione giocai 13 partite, segnando anche un gol”. Tutto ciò gli permise il salto tra i professionisti, in C al Gozzano.
Le porte del professionismo per Francesco Rizzo si aprono nella stagione 2018-‘19, quando firma con il Gozzano, squadra piemontese militante nel girone A di Serie C.
“Il salto dalla D alla C per me è stato un orgoglio. Il salto di categoria si avverte, la D è penalizzata dalla regola delle quote, con giovani probabilmente non pronti. In Serie C i giovani che trovi sono più pronti, provenienti spesso in prestito da squadre di Serie A. La qualità è maggiore”.
Nella prima stagione il Gozzano raggiunge la salvezza, e Rizzo scende in campo 12 volte.
La stagione successiva, 2019-‘20, il difensore trova più minutaggio, giocando 18 partite prima dello stop imposto dalla prima ondata di Covid. La Serie C, a differenza della A e la B, non riprese in estate, i campionati furono congelati e le promozioni-retrocessioni assegnate senza aver disputato tutte le partite.
“Venimmo retrocessi a causa del congelamento dei campionati post Covid, a 12 giornate dal termine, 13 per noi, che dovevamo recuperarne una. Eravamo a 4 punti dalla salvezza. Siamo stati retrocessi con ancora molte giornate da giocare”.
Dopo la retrocessione, Rizzo lascia il Gozzano, tornando in Campania, alla Nocerina, in Serie D.
“Credevo, e credo tutt’oggi, di poter giocare in C. Vedermi togliere la categoria a causa del Covid mi dà fastidio, per fortuna ho la mia famiglia che mi ha sempre sostenuto. Mio padre mi ha aiutato dicendomi di aver fatto un passo indietro per farne tanti in più davanti. Andai a Nocera perché il direttore mi volle fortemente, la piazza è molto importante, una delle più blasonate della categoria”.
Dopo 35 partite (con due gol e quattro assist) in una stagione e mezzo, il difensore a dicembre 2021 lascia la Nocerina ma non il girone H, per vestire nuovamente il rossonero, stavolta del Sorrento.
Fonte Seried24