Ma quale sostenibilità, qui è solo pena!

giovedì, 15 Settembre 2022

Lo storico striscione, oggi ritornato attuale (immagine archivio “Museo Grigio”)

A Gubbio la gara sarebbe potuta durare in eterno, l’Alessandria non avrebbe mai vinto. Il prosieguo di un inizio di stagione senza sussulti, dove la rassegnazione era di casa fin dalla gara d’esordio a Imola, non è stato altro che l’indegna continuazione degli ultimi sei mesi del campionato precedente di B. Allora si era partiti con l’intenzione di “alzare l’asticella”, con un mercato di riparazione di “nome” solo sulla carta, senza però completare l’organico come invece un’onesta e semplice logica avrebbe richiesto. L’obiettivo è amaramente fallito. Di livello erano invece gli stipendi, altissimi, insostenibili per le casse di Di Masi. Che ha prima cercato di vendere il club, poi di ridimensionare tutto. L’attuale rosa è una bozza di idee mal pensate, colma di lacune, che solo l’eventuale suicidio dei nostri avversari potrebbe tenere a galla.

LE TRE “PERLE” DELLA STAGIONE. Iniziamo con la “perla” delle prime due conferenze stampa di Di Masi, nelle quale annunciava di volersi liberare prima del club, poi dei giocatori i cui contratti erano diventati ormai insostenibile per le casse della società. La seconda “perla”, il lungo silenzio interrotto dalla terza conferenza stampa per dire che aveva sbagliato con le prime due, ma che l’intento della società era quello di sposare la cosiddetta politica sostenibile. Parolone di moda per dire che avrebbe ridimensionato tutto… largo ai giovani, ma proprio ai giovani… Arriva Cerri come diesse, il cui annuncio di un attaccante a due cifre riecheggia ancora nella sala stampa del Moccagatta. La terza “perla” è una squadra raffazzonata, messa su all’ultimo momento con quello che il mercato offriva a prezzi stracciatissimi. Una squadra totalmente priva di leadership a cominciare dal tecnico Rebuffi. Il resto è ormai storia, con una retrocessione in Serie D annunciata, che già dallo scorso luglio i più scaltri bookmakers non avrebbero pagato più di tanto.

LE PROSPETTIVE. Al momento non sono rosee. Più che da ricostruire una squadra c’è da far rinascere una società. Una vera, dove tutti sanno cosa fare, e dove ognuno ha il ruolo che gli compete. Competenza, è questa la parola magica. Ciò che è mancato finora. E basta coprire inadeguatezze con annunci solo sulla carta. Basta con questo distorto concetto di cosiddetta “sostenibilità”: appigliarsi a un’idea senza braccia né gambe non ha alcun senso. I tifosi non se ne fanno nulla di qualche specchietto per le allodole, di una verniciata qua e là. No. A loro serve una società capace, una guida tecnica che sappia cosa fare e una squadra finalmente in grado di far innamorare come non succede ormai da tempo. Probabilmente ci vorrà tempo, è innegabile. Ma da qualche parte occorrerà pur iniziare.

Mario Bocchio

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