“La mente è un elemento fondamentale in un giocatore”. Un aspetto tanto importante da essere scelto come oggetto di una tesi di laurea: “Un tema che mi ha sempre affascinato e che ho voluto indagare e approfondire”. A raccontarcelo è Luca Guidetti, centrocampista classe 1985, appena giunto all’Alessandria dal Sangiuliano City.
E, come avrete ben capito, nel suo palmarès, oltre ai traguardi raggiunti da giocatore, c’è un anche un titolo che, forse, vale quanto un campionato: la laurea. “Ho fatto la triennale in Scienze Motorie”, ci spiega Luca. Ma non è finita qui: “Ora sono iscritto alla magistrale. Mi piace tutto ciò che riguarda il lato della preparazione atletica e voglio essere preparato a riguardo. Il mio futuro lo vedo in questo campo”.
Guidetti cresce dove il cielo si fonde con le onde del lago. Più precisamente, il Lago di Como. Il suo sogno è quello di giocare al Sinigaglia. E si avvera: “Ho iniziato la mia carriera a Como, partendo dagli Esordienti e arrivando poi fino alla prima squadra”. Arriva il primo titolo: “Vincemmo la Serie D nella stagione 2007-‘08”. Dopo l’esperienza a Renate, dove arriva un’altra promozione e l’esordio tra i professionisti. Poi gli anni alla Folgore Caratese, dove ha come allenatore Zaffaroni: “Lui è stato il mio maestro. Con lui sono cresciuto tanto sotto l’aspetto mentale, capendone l’importanza. Il ruolo della mente nei momenti di fatica, di frustrazione. Mi ha insegnato tanto”. E l’allievo, una volta approdato a Monza, diventa maestro, o meglio, mental coach di Andrea D’Errico: “Ciccio aveva l’etichetta del giocatore forte ma senza la testa giusta. Decisi di farmi mettere in stanza con lui per cercare di fargli capire che giocatore straordinario fosse e aiutarlo a trovare continuità”. E il “lavoro psicologico” funziona: “Quell’anno vincemmo il campionato anche grazie a lui”. Un altro campionato. Un’altra promozione, la terza.
Chi è Luca Guidetti fuori dal campo? “Ormai quando tolgo gli scarpini sono un papà a tempo pieno. Mia figlia ha compiuto tre anni e il tempo che ho lo dedico a lei e alla mia famiglia”.
Anche se uno spazio per l’NBA lo si trova sempre: “Mi aiuta a staccare. Simpatizzo per Toronto”. E poi c’è il ragazzo sloveno. Di nome fa Luka: “Dončić è il giocatore che preferisco, mi fa emozionare parecchio”. E nel calcio? “Sono milanista, per cui il mio idolo è stato Kakà”. Ma il giocatore a cui si è ispirato è un altro. Per scoprirlo bisogna attraversare La Manica. Il centrocampista box to box che ha fatto innamorare Stamford Bridge: Frank Lampard.
Fonte “La casa di C”