Scosso e commosso per le morti di Barbiero e Dalle Vedove
La prima telefonata va a vuoto. Ma poi Edy Reja risponde. Ha appena terminato la sessione pomeridiana dell’allenamento dell’Atalanta a Zingonia.
“Porca miseria!”. Seppur a distanza e senza vederlo in volto, percepiamo che la notizia lo ha scosso oltremodo. “Di Barbiero l’ho saputo, adesso anche Dalle Vedove. Ma non è possibile!”.
Reja è della classe 1945, Barbiero era del ’45 e Dalle Vedove del ’46. Più che logico che in cuor suo abbia fatto due calcoli e incrociato le dita. In fondo, lui è ancora sulla breccia, in panchina e sta meditando come far ripartire l’Atalanta, domenica impegnata a Roma proprio contro quella che in fondo è la squadra che ama di più, la Lazio.
L’Alessandria nel vittorioso campionato di serie C 1973-’74. Nella foto, partendo da sinistra, Dolso (il secondo), Reya (il quarto), Barbiero (il settimo) e Dalle Vedove (l’ultimo) sono tutti in piedi.
“È stato veramente bello giocare con Valeriano e Giampiero, ma vorrei ricordare anche Arrigo, che se n’è andato lo scorso mese di ottobre. Con lui avevo un feeling del tutto particolare, perché era friulano come me” ci dice commosso Reja. Arrigo è Dolso, autentico talento naturale, sinistro benedetto da Dio. È sufficiente ricordare cosa dicevano di lui i tifosi della Lazio: “Sei mejo de Corso!”.
Dolso con l’indimenticato presidente della Lazio Umberto Lenzini, quello che vinse lo scudetto vinse lo scudetto nella stagione 1973-’74.
I Grigi nel campionato 1974-’75, serie B. In piedi da sinistra: Pozzani, Maldera, Colombo, Reja, Dolso, Manueli. Accosciati: Mazzia, Barbiero, Volpato, Di Brino, Vanara.
“Alessandria ha veramente significato molto in tutta la mia carriera calcistica, compresa quella da allenatore – spiega Reja -. Dominammo il campionato di C e fummo promossi in B con largo anticipo. Stetti molto male però quando venne esonerato Ballacci. Eravamo forti, un azzeccato mix di esperienza e gioventù veramente brava, se penso a Di Brino e Manueli. L’anno dopo non meritavamo sicuramente di retrocedere; buona parte della stagione fu condizionata dal mio infortunio e da quello di Baisi. Mi andò ko il ginocchio già durante il ritiro precampionato ad Acqui Terme e allora certamente, i tempi di recupero non erano quelli di oggi. Barbiero era un vero leader nello spogliatoio, non per altro era il nostro capitano. Correttezza e moralità non andranno mai messe in discussione, per cui non posso accettare che qualcuno possa insinuare che non abbia giocato alla morte lo spareggio con la Reggiana, che era stata la sua squadra. Con Dalle Vedove avevo più confidenza, era un signor centrocampista con il vizio del gol. Ma un pensiero particolare lo voglio dedicare a Dino Ballacci, che insieme a Gibì Fabbri ha contribuito a formarmi come allenatore”.
Ancora un undici dei Grigi nel torneo di serie C 1973-’74. In piedi da sinistra: Pozzani, Mazzia, Colombo, Maldera, Reja, Dolso. Accosciati: Barbiero, Unere, Vanzini, Musa, Manueli.
Ma chi è Reja?
Ex centrocampista di Spal, Palermo, Alessandria e Benevento, smise di giocare nel 1977 e due anni più tardi iniziò la sua lunga carriera da tecnico: la gavetta è stata lunghissima, soprattutto tra serie C2 e C1 su e giù per l’Italia, con il primo balzo verso la serie cadetta nella stagione 1989-‘90 con il Pescara.
A metà anni ’90, da allenatore del Brescia di Corioni (anche lui scomparso in questi giorni), centrò la sua prima promozione in A ma l’incarico non gli venne confermato nella stagione successiva: per assaggiare la massima serie dovette attendere la chiamata del Vicenza che, nel 1998-’99 lo scelse per sostituire Franco Colomba e cercare una disperata rincorsa verso la salvezza che non riuscì però ad ottenere. Sulla panchina dei biancorossi vinse il successivo campionato di B ma il sedicesimo posto nel 2000-‘01 lo condannò nuovamente alla retrocessione.
Le due non felicissime parentesi in B con Genoa e Catania – subentrato e sostituito in entrambi i casi prima di arrivare alle 10 presenze – vennero subito dimenticate grazie alla promozione ottenuta col Cagliari nel 2003-‘04, quando sostituì Ventura.
Il 2004-‘05 fu quello della svolta per Reja che accettò – ancora in sostituzione di Ventura – di fare un balzo indietro fino alla C1 per guidare il Napoli nel suo ambizioso progetto di rincorsa fino alla massima serie: e con i partenopei il tecnico goriziano non deluse, sfiorando subito la promozione in B, persa solo ai playoff con l’Avellino, e dominando poi il campionato successivo. La corsa fu inarrestabile e anche la serie B – la più spettacolare forse degli ultimi anni -, divenne una pura formalità: secondo posto dietro la Juventus e davanti al Genoa e sbarcò in grande stile in A. Il suo Napoli dava spettacolo con Lavezzi e Hamsik e chiuse all’ottavo posto: successi che non vennero però ripetuti nella stagione successiva quando il patron De Laurentiis lo esonerò dopo una lunga striscia negativa.
Reja si rimise in gioco in Croazia, all’Hajduk Spalato ma non potè rinunciare alla chiamata della Lazio nel febbraio 2010: i capitolini vivevano una disperata situazione di classifica e, dopo l’esonero di Ballardini, avevano bisogno di una scossa importante. La rincorsa verso la salvezza si concretizzò solamente alla penultima giornata grazie al 2-1 di Livorno. Fu la scintilla che fece scoppiare l’amore-odio tra Reja e la Lazio: due stagioni al top, costantemente a ridosso della zona Champions, sfumata solamente al fotofinish.
Reja e Miroslav Klose alla Lazio.
L’esigente ambiente romano lo spinse più volte a presentare le proprie dimissioni al presidente Lotito, sempre respinte: la sua avventura con i biancocelesti si concluse a fine 2012, ma riprese nel gennaio 2014, dopo l’esonero di Vladimir Petkovic. L’impatto fu straordinario, con nove risultati utili consecutivi: la sua Lazio chiude al nono posto in classifica e Reja disse di nuovo addio.
Fino alla chiamata di Percassi e alla nuova avventura con l’Atalanta: la sfida è ancora la salvezza, Reja in fondo sa come si fa.
Reja mentre dirige un allenamento dell’Atalanta.
E che dire di quest’Alessandria, allenata da Gegucci, che ha giocato nella Lazio e allenato anche lui proprio l’Atalanta?
“È stata una delle sorprese più piacevoli di questa stagione, visto che hanno addirittura raggiunto le semifinali della Tim Cup. Se devo dire la verità, non mi stupisce più di tanto che i Grigi stiano facendo un campionato di grande livello, la squadra è cresciuta molto sotto il profilo tecnico, hanno preso giocatori bravi e quindi sono in grado di controllare molte partite. Per questo non sono sorpreso di vedere l’Alessandria in alto, la tecnica nel mondo del calcio è importante. In più gli uomini di Gregucci sono molto veloci e anche questo aspetto va analizzato: se riuscirà a dosare tecnica e velocità d’esecuzione, alla fine la promozione arriverà, anche con i playoff”.
Mario Bocchio
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