Gino Armano, prima ala tornante italiana: la lite con “Veleno” Lorenzi e i due scudetti con l’Inter

giovedì, 10 Marzo 2022

Ginetto Armano

Ginetto Armano (a destra), con la maglia dell’Alessandria, e l’ex Luigi Cassano ora con la casacca della Lazio. Entrambi sono di Litta Parodi.

Un altro grande prodotto alessandrino che ha fatto strada nel calcio italiano, è stato Gino Armano. Nel 1948 Ginetto, come tutti avevano finito per chiamarlo, fu acquistato dall’Inter, diventando in poco tempo uno dei più grandi giocatori della storia nerazzurra: con il club milanese disputò ben 255 partite in serie A e realizzò 73 reti, formando con Stefano Nyers, Benito Lorenzi e Lennart Skoglund un reparto offensivo spesso micidiale.

Ginetto Armano (1) Fotografia di Armano, giocatore dell’Alessandria. Sull’immagine c’è anche il suo autografo.

Ai tempi dei successi interisti, l’ex “fanciot” del Savoia e dell’Alessandria passò alla storia per il suo infaticabile ruolo di spola tra difesa e attacco, la famosa “ala tornante”, nell’ambito del sistema di gioco prudente e di marca difensivistica, “chiavistello” o “catenaccio”, impostato dal tecnico Alfredo Foni. Anche se non ebbe l’opportunità di giocare né la Coppa Italia né le Coppe europee, egli riuscì ad aggiudicarsi due scudetti consecutivi nelle stagioni 1952-‘53 e 1953-‘54.

Lorenzi e Skoglund

Lorenzi e Skoglund nello spogliatoio.

Amatissimo dai suoi tifosi, nell’estate 1956 fu ingaggiato dal Torino, con cui rimase tre stagioni (l’ultima conclusa con la retrocessione in serie B) segnando 25 reti in 89 partite di campionato. Annunciò il suo ritiro dal calcio giocato all’inizio della stagione 1960 ma continuò ancora  tre anni nel Derthona e uno alla Valenzana; entrò poi nello staff dell’Alessandria come direttore tecnico, allenando la prima squadra nella stagione 1965-‘66.

Talmone_Torino_1958-1959

Una formazione del Talmone Torino, nato dall’abbinamento tra i Granata e l’azienda dolciaria Talmone. Siamo nella stagione 1958-’59: Armano è il primo accosciato da sinistra. Capitano del Toro è Enzo Bearzot.

Nonostante più di 400 presenze e più di 100 realizzazioni nellaa massima serie non ebbe mai la soddisfazione di vestire la maglia della Nazionale italiana, poiché chiuso dallo juventino Muccinelli. Fra gli altri “centenari del gol” solo Lorenzo Bettini (nella foto sotto), Pietro Paolo Virdis e Nicola Amoruso non hanno mai giocato nella Nazionale maggiore, mentre tutti gli altri calciatori italiani con almeno 400 presenze in serie A possono vantare almeno una presenza in azzurro. 1512-bettiniCon “Veleno” Lorenzi divenne amico fraterno, tanto che il buon Benito è stato il padrino di battesimo di suo figlio Antonio. Ma all’inizio la convivenza dei due fu complicata. Lorenzi considerava Armano semplicemente un provincialotto, proprio perché proveniva da Alessanndria, ed allora alla domenica faceva apposta a non calibrare i propri passaggi in maniera tale che Ginetto finiva per arrivare sempre in ritardo sul pallone. Una domenica, dopo l’ennesima figuraccia, per di più consumatasi davanti al pubblico amico di San Siro, la “Scala del calcio, tra il primo ed il secondo tempo Armano prese a cazzotti Lorenzi. Fu il chiarimento. Da allora divennero una coppia inossidabile.

Gino-Armano-Gunnar-Nordahl

I capitani prima di un derby di Milano: Ginetto Armano (a destra) e il milanista Gunnar Nordahl.

Mario Bocchio

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