Enzo Ferrari (il primo a sinistra) sulla panchina dei Grigi. Con lui Gatti, Baucia e Pescolla.
È stato il primo allenatore italiano – e lo rivendica con orgoglio – a vincere sul campo del Real Madrid. Per la prima volta nella sua storia il Real Saragozza vinse al “Bernabeu” contro Stielike, Valdano e Butragueno.
Enzo Ferrari da San Donà di Piave, sostituì sulla panchina dell’Alessandria Gianfranco Motta a novembre del 1995. Al presidente Gino Amisano sembrò l’uomo giusto: forte della “sponsorizzazione” di alcuni suoi ex giocatori, allora in Grigio come Mariotto e Fontana, aveva carisma e temperamento per governare uno spogliatoio pieno di prime donne. Trasferì alla squadra una fisionomia tattica che le consentì, grazie a un girone di ritorno a media promozione, di sfiorare la zona playoff, svanita nelle due ultime infelicissime gare della stagione, la trasferta di Sesto San Giovanni e l’incontro casalingo con il Saronno di Preziosi. Il lungo infortunio di Fontana e la scarsa vena realizzativa delle punte (nessuno tra Memmo, Fresta e Giovanni Rossi raggiunge la doppia cifra) impedirono ai Grigi di esprimere il reale potenziale di una rosa forte e costosa. E a fine campionato, scontento e delusione sono cocenti in tutta la tifoseria.
Alessandria-Spal 1-0, campionato 1995-’96: Egidio Notaristefano.
Alessandria-Leffe 1-1, torneo 1995-’96: Memmo sul pallone.
Torniamo indietro nel tempo. lNella stagione 1980-’81, Ferrari allenava la Primavera dell’Udinese. All’ultima di andata la prima squadra perse a San Siro con l’Inter (2-0) e la dirigenza lo promosse in serie A. La svolta per l’Udinese fu l’arrivo l’arrivo del presidente Lamberto Mazza e quindi della Zanussi. Il primo grosso acquisto fu Causio (nella foto sotto con Zico), che Ferrari conoscevo dai tempi di Palermo. A Udine Franco riconquistò la Nazionale. Nell’83 arrivò il Galinho.
Zico era un giocatore eccezionale. Faceva tutto in tre secondi con grande naturalezza. Voleva conoscere tutto, sapere ogni cosa. All’inizio i compagni quando lo vedevano marcato non gli davano la palla, invece Ferrari alla fine li convinse a passargliela perché da Zico c’era da aspettarsi di tutto: aveva lo sguardo a 360 gradi. Gli aveva rassicurato che in Brasile il novanta per cento delle squadre marcava ad uomo e quindi non aveva problemi col calcio italiano.
I tifosi bianconeri innalzarono lo storico cartello che inneggiava alla secessione calcistica se Zico non avesse avuto il placet federale per la nostra serie A.
Zico con la maglia dell’Udinese.
E poi ai Mondiali dell’82 aveva “assaggiato” la cura Gentile. A Udine trovò l’ambiente ideale, si sentiva a casa, la gente non lo assillava, nonostante il grande entusiasmo e gli oltre 26 mila abbonati. Ferrari stava per fare il grande salto, ma la dirigenza non volle confermarlo e scelse Vinicio. Era il 1984-8’5, la stagione dello scudetto del Verona, avrebbe potuto vincerlo l’Udinese.
Ferrari, con gli inconfondibili baffi, sulla panchina dell’Udinese.
Ritorniamo alle vicende alessandrine e portiamoci alla stagione 1996-’97. Attorno al confermatissimo Ferrari, venne costruito un organico che, salvo pochi ritocchi, postesse insediarsi stabilmente nelle zone alte della classifica. Arrivarono il terzino Bertoni, la punta Califano, il mediano Tedesco, subito fuori uso per un grave infortunio e l’incontenibile Della Morte.
L’allenatore Enzo Ferrari con i dirigenti Gatti ed Orsi.
Ancora l’ allenatore Enzo Ferrari con il dirigente Gatti.
Nonostante un inizio dal rendimento discontinuo, i Grigi arrivarono il 10 novembre a giocarsi il primato con il Siena di Orrico. In quel momento, fu il punto più alto e appassionato della storia recente del calcio grigio ma finì 0-0 e lì la squadra sembrò sgonfiarsi. Il rendimento altalenante di tutto il gruppo e lo scarso aiuto che Califano (10 gol alla fine del campionato) ricevette dal resto della squadra, allontanarono sempre di più le zone della classifica che conta.
Montevarchi-Alessandria 1-0, campionato 1996-’97.
Nonostante le belle novità rappresentate dagli esordi dei giovani Scaglia e De Martini, per la prima volta dopo anni, il girone di ritorno vide prestazioni e risultati addirittura peggiori della prima parte della stagione. Di fronte alla crescente tensione che si respirava tra i tifosi, stanchi di promesse mai mantenute, viste anche le difficoltà crescenti nei confronti dei suoi soci, Gino Amisano, al termine dell’ultima gara di campionato con la Pistoiese, manifestò le sue preoccupazioni circa il futuro della società e meditò propositi di ritiro. Così non avvenne ma, forse quell’estate del 97 iniziò la vera notte, lunghissima notte dell’Orso Grigio.
Brescello-Alessandria 2-0, campionato 1996-’97: Balesini in azione.
Dopo l’esperienza a Udine, Ferrari accettò ’offerta spagnola del Real Saragozza:programmi a lunga scadenza, possibilità di far bene.
Ferrari al cospetto della stampa spagnola.
Venne penalizzato da un lunghissimo sciopero dei mezzi di informazione quell’anno in Spagna. E così del suo Saragozza – capace di andera a vincere in casa del Real Madrid – si seppe poco, anche se i giornalisti spagnoli gli diedero merito: “Sopportando ejemplarmente las duras critica, el italiano conseguiria demostrar que la razon estaba de su parte”.
Poi il ritorno in Italia e un’altra occasione in Spagna.
La “rosa” del Real Saragozza 1984-’85 con l’allenatore italiano Enzo Ferrari.
Il tabellino della storica impresa del “Bernabeu”.
Era il 1988-’89, Ferrari venne esonerato dall’Avellino in B mentre era quarto in classifica, e lo chiamò il Siviglia. Per un’assurda regola cambiata l’anno dopo anche per la sua battaglia, non potè allenare all’estero perché aveva niziato la stagione in Italia. Al club andaluso arrivò Bilardo e aprì un ciclo.
Ancora un’istantanea di Ferrari al “Moccagatta”.
Nel corso della sua carriera, Enzo Ferrari ha anche allenato il Palermo, squadra in cui aveva militato da calciatore. Sostituì l’esonerato Francesco Liguori a partire dalla quarta giornata del campionato 1990-’91, al termine del quale la squadra ottenne la promozione in serie B dopo il secondo posto finale. Nella stagione successiva venne però esonerato e sostituito con Gianni Di Marzio.
Il capoluogo siciliano è un luogo che entrato profondamente nella vita di Ferrari, complici il calore e la stima della tifoseria. Quando indossò la maglia rosanero, dal 1968 al ’72, era solito improvvisare con i compagni un goliardico Rischiatutto, con lui, Enzo, nelle vesti di Mike Bongiorno.
Ma viene ancora ricordato per un goal da oltre metà campo realizzato nel ’69 all’ “Olimpico” di Roma contro i giallorossi. Quel 21 dicembre tirava un gran vento e la partita iniziò male per il Palermo. Bercellino si era stirato dopo cinque minuti e non aveva il coraggio di dirlo a Di Bella. Verso la fine del primo tempo Ferretti, il portiere, passò la palla a Ferrari, lui vide Troja tutto solo nella metà campo della Roma e lancio per Tano, poi fece tutto il vento: il pallone rimbalzò nell’area di porta e superò il portiere Ginulfi. Quella partita finì 2-1 per la Roma (pari di Capello e rete di Carpenetti). E pensare che Herrera voleva portare alla Roma un attaccante come Ferrari. Era stato tra i pochi spettatori ad assistere allo spareggio tra Genoa e Messina l’estate prima. Ferrari realizzò due goals, uno su rigore, contribuendo alla salvezza del Genoa.
Ferrari verrà sempre ricordato come un grande intenditore di calcio.
Come allenatore Ferrari ha anche seduto sulle panchine di Triestina, Padova, Reggina, Reggiana, Ascoli e Arezzo. Nella stagione 2010-’11 è stato anche amministratore delegato della stessa Triestina, rimanendo in società fino alla cessione del club, avvenuta nell’agosto del 2011.
Mario Bocchio
con la collaborazione di Marcello Marcellini
Bibliografia
“Roma-Palermo e quel gol da metà campo di Ferrari”, di Giuseppe Bagnati, 2008 “La Gazzetta dello Sport”