L’Alessandria di Orrico e quel finale a Pistoia

venerdì, 15 Aprile 2016

Bettoni GrigiL’Alessandria nella stagione 1997-’98. In piedi da sinistra: Toccafondi, Costi, Fantini, Giraldi, Orocini, Lizzani. Accosciati: Bettoni, Biagianti, Vivani, Gasparini e Ferrarese.

 

Dopo l’amaro epilogo del campionato precedente, Amisano, persi per strada due soci importanti come Cerafogli e Pettazzi, si orienta verso una conduzione meno ambiziosa. Melani confermato direttore sportivo sceglie come mister Giuliano Zoratti e gli mette a disposizione una rosa che accanto a conferme come quelle di Bellini, Notaristefano, Vivani, Toccafondi, Lizzani e Scaglia, vede nuovi arrivi quali il giovane Fantini dalla Juventus (bomber dei Grigi con 10 gol) e gli esperti Lanotte, Biagianti, Costi, Gasparini e Fornaciari.

Giocatori Orrico (3)Scaglia in azione.

 

OrricoIl tecnico Zoratti esonerato.

 

Ma l’amalgama tarda ad arrivare. Ne paga le conseguenze innanzitutto Zoratti che a ottobre viene sostituito da Corrado Orrico. La scossa del tecnico carrarese si sente, qualcosa migliora sul piano dell’intensità ma non è sufficiente a evitare la coda dei playout dove i Grigi, penalizzati dalla classifica avulsa, incontrano la Pistoiese. Vengono fuori alla lunga la scarsa coesione del gruppo, le scelte tecniche e di mercato sbagliate e quella squadra logora, demotivata, scossa dalle voci relative al cambio di proprietà, con gli Spinelli, di fatto già insediati in seno alla società, perde malamente a Pistoia, senza riuscire a rimediare. La retrocessione in C2 è più di un risultato negativo; l’ambiente è sfiduciato e il compito degli Spinelli subito in salita.

Orrico (2)Orrico allo stadio “Moccagatta”.

 

Il tifo

Al-Pistoiese-playout9798

playout9798La Curva Nord in occasione della gara d’andata dei playout contro la Pistoiese.

 

Alcuni protagonisti

Giocatori Orrico (1)  Giocatori Orrico (2)   

Andrea De Martini (a sinistra) e Maurizio Lizzani.

 

 Orrico (3)       Giocatori Orrico

Andrea Orocini (a sinistra) e Enrico Fantini.

 

Orrico (4)

Alessandro Lazzarini.

 

Giocatori Orrico (4)

Califano esulta dopo un goal.

 

Clima rovente

Articoli retrocessione Grigi (1)Da “La Stampa” di lunedì 8 giugno 1998.

 

Dopo la sconfitta di Pistoia, che di fatto sancì la retrocesisone in C2 dell’Alessandria, il clima era incandescente. Lo ha raccontato Massimo Delfino su “La Stampa” di lunedì 8 giugno 1998:

Bocche cucite tra i grigi al termine dell’incontro di Pistoia, che sancisce l’amara retrocessione in C2. Il presidente Gino Amisano si allontana dallo stadio «alla chetichella», senza rivolgere lo sguardo ai cronisti, che restano nella vana attesa di qualche sua dichiarazione. Il tecnico Orrico e i giocatori restano invece chiusi per oltre mezz’ora negli spogliatoi, dove il clima di tensione sembra davvero altissimo. Qualcuno giura di aver sentito volare parole grosse tra i calciatori, ma l’addetto stampa Giammaria Ravetti afferma che «c’è un silenzio “tombale”» e che «lo stesso Orrico è una “sfinge” e ha lo sguardo perso nel vuoto». Ravetti spiega che «in effetti, la retrocessione si è materializzata in modo incredibile, se si pensa che a un turno dalla conclusione della stagione regolare eravamo addirittura fuori dai playout. In questi momenti, non ci sono parole per esprimere lo sconforto e la delusione». Chi ha fiato da vendere è l’ex allenatore in seconda dell’Alessandria, Mirko Marchi, «silurato» per volere di Orrico a metà stagione. Vuole vedere in faccia il tecnico, che ritiene il principale responsabile per la caduta della squadra. «Ha rotto tutti gli equilibri all’interno dello spogliatoio – afferma Marchi -. Quando i risultati arrivavano, si prendeva ogni merito, mentre scaricava le colpe sugli altri in caso di sconfitta». Tra i tifosi, c’è solo rassegnazione. Già a metà del secondo tempo, gli Ultras, i Ragazzi della Nord e i fedelissimi del Grizzly Club avevano ripiegato gli striscioni, attendendo con compostezza la fine del «funerale» per la squadra del cuore e lanciando invettive nei confronti di Amisano e Melani. Ora, si apre il periodo dei «processi»: vedremo se gli imputati sapranno per una volta ammettere le proprie responsabilità nella fallimentare gestione del club. Poi, l’auspicio che qualcuno si faccia da parte e lasci il «palino» in mano a chi capisce qualcosa di calcio.

Articoli retrocessione GrigiDa “La Stampa” di domenica 7 giugno 1998.

 

 Amisano: «Tradito dai collaboratori»

Orrico (1)Gino Amisano.

 

Interessante l’articolo che scrisse Enrico Biondi su “La Stampa” di mercoledì 10 giugno 1998:

Non sono giorni sereni questi per Gino Amisano. Con l’Alessandria retrocessa, una stagione fallimentare alle spalle, la piazza che rumoreggia e i titoli dei giornali tutti contro di lui, diventa difficile, alla bella età di 76 anni, «digerire» il tutto. Ma Amisano è uomo d’altri tempi, di una pasta speciale. In oltre 50 anni di attività sportiva ne ha viste e sopportate di tutti i colori: gioie e dolori, vittorie e sconfitte, riconoscimenti e cocenti delusioni. Come quest’ultima, destinata a lasciare segni profondi. Sembra un pugile costretto all’angolo: solo che di fronte non ha un solo avversario, ma decine che, come d’improvviso, si sono materializzati sul ring e lo colpiscono da ogni parte. Del resto è cosa nota: salire sul carro del vincitore è uno degli sport più praticati in Italia, così come abbandonare la nave prima che affondi. Amisano invece sulle navi c’è da sempre. E non ne scende mai, se non quando vuole lui e alle sue condizioni. Sono state sufficienti 48 ore a fargli sbollire la rabbia per quella che lui definisce «una brutta sconfitta»: due giorni passati a meditare su che cosa è accaduto e su che cosa sia necessario fare ora. Ha già letto i giornali e ha una gran voglia di fornire anche la sua versione dei fatti. Lo fa come al solito a modo suo: come un torrente in piena. Così. PRECISAZIONE – «Sia chiaro a tutti che non mi sento assolutamente colpevole per quanto accaduto. Il primo a essere deluso sono certamente io, visto i sacrifici che ho fatto per questa squadra. Come tutti sanno io sono un industriale, mi occupo di fabbricare caschi e nel mio campo me ne intendo, visti i titoli mondiali (tra Formula 1 e 2, motociclismo e motocross sono 99; ndr) che la mia azienda ha vinto in questi anni. Nel calcio, invece, dove non ho esperienza diretta, so di aver commesso degli errori, il primo dei quali è di essermi fidato di collaboratori non all’altezza». LA STAGIONE – «Per capire che cosa è successo bisogna tornare al maggio dello scorso anno, quando un gruppo di soci minoritari, rilevando una quota di un altro socio si trovarono in maggioranza. PatronLa prima cosa che fecero fu contestare il direttore sportivo Melani, che ha la brutta abitudine di dire sempre quel che pensa senza peli sulla lingua e di offrire l’Alessandria a degli “stranieri” (così Amisano chiama i non-alessandrini; ndr), che offrivano molto meno di ciò che ero disposto a sborsare io. Di rinforzare la squadra, poi, neppure a parlarne. Eppure eravamo andati bene due anni prima, sfiorando i playoff e l’anno seguente, giungendo settimi. Morale: pago e mi riprendo la squadra prima che sia troppo tardi. Il calciomercato naturalmente ne risente; bisogna prendere un allenatore, la scelta cade su Zoratti che si dice felicissimo dei giocatori messigli a disposizione da Melani. Lui ne sceglie uno solo, Fornaciari: lo prendo e Zoratti dopo due partite lo mette in tribuna. Dopo 7 partite e solo 4 punti, a furor di popolo e di stampa, esonero il tecnico e prendo Orrico. Lui arriva e proclama: “Con questa squadra andremo ai playoff. Gli credo e gli metto a disposizione anche Bettoni e Bugiardini. A gennaio arriviamo a 4 punti dai playoff , poi inizia la serie nera. Prima a Carpi e poi a Cesena perdiamo il centrocampo. Si fanno male gravemente Biagianti, Bettoni, Bellini e Ferrarese. Da febbraio a domenica scorsa non siamo mai riusciti a far giocare la formazione base. Ora qualcuno mi rinfaccia di avere avuto 27 giocatori a contratto. Meno male che li avevo…». LA BEFFA – «Riguarda Bugiardini, Non so perché, ma Orrico lo fa giocare 10′ in 3 mesi, poi lo mette da parte. Visto che pago io, lo cedo all’Atletico Catania, in zona retrocessione. Morale: grazie ai gol e alle prestazioni di Bugiardini, l’Atletico Catania è ora ai playoff. Grazie, Orrico». SOGLIANO – «Ho letto tutto il veleno che questo signore mi ha scaricato contro. Io voglio solo aggiungere una cosa su di lui: per tanti anni gli ho chiesto un aiuto, sotto forma di giocatori da far giocare nell’Alessandra. E lui? Mi ha sempre risposto picche. Ora che la nave affonda che fa? Si ricorda dei grigi. Ma perché non lo ha fatto prima? È venuto da me due mesi fa facendomi una proposta: non ci ho capito letteralmente nulla, ma la cosa non mi stupisce. Come me, non devono averci capito nulla neppure le squadre per le quali lui ha lavorato e sono tantissime: Venezia, Parma, Udinese, due volte il Genoa, il Brescia la Reggiana e l’Ancona. Davvero sorprendente, questo signore». IL FUTURO – «Dopo la retrocessione, sto meditando sul da farsi. Resta un fatto, comunque: che nessuno, da Alessandria, si è ancora fatto vivo per rilevare la società. Non so se resterò al mio posto o se cederò tutto. Quattro anni fa, quando rilevai per l’ultima volta questa società salvandola dalla scomparsa, mi sono accollato tante di quelle spese, anzi, meglio parlare chiaro e tondo di debiti, che avrebbero fatto rizzare i capelli a chiunque. Ho salvato l’Alessandria e ora perché siamo retrocessi mi fanno i processi? Ecco la proposta dedicata a quegli 11 (li ho contati) tifosi di un club che non cito e che ogni domenica espongono il cartello “Amisano vattene”. Ebbene, trovino loro il nuovo acquirente, propongano loro a chi affidare la squadra. Io sono qui, nel mio ufficio. Attendo risposte».

Mario Bocchio

 

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