Ferruccio Mazzola, i Grigi prima del polverone sul doping

mercoledì, 20 Aprile 2016

MazzolaL’Aessandria 1992-’93 al completo. In piedi da sinistra: Pescolla (mass.), Tonini, Gargioni, Bertotto, Zanuttig, D’Amico, Battistini, Mezzetti, Lenisa, Bonadei, Siroti, Alessio (mass.) Serioli, Chiappino, Perugi, Maddè, Mazzola (all.), Roselli (2.all.), Maurino, Sabato, Alfano, Didonè, Albasi, Ferraris (dott.).

Calciatore dalle buone qualità, il suo limite più grande fu costituito dal cognome di famiglia: pur avendo le doti necessarie per giocare a buon livello, erano immancabili i paragoni con i suoi più celebri congiunti, ovvero il padre  Valentino, il capitano del Grande Torino e il fratello Sandro, che nell’Inter aveva vinto moltissimo. Stiamo parlando di Ferruccio Mazzola.

Ferruccio Mazzola (10)Ferruccio Mazzola (a sinistra) insieme al fratello Sandro mostrano la foto del papà, l’immenso Valentino, eroe del Grande Torino.

Ciononostante, questo non impedì al più giovane e meno noto dei fratelli Mazzola di mettersi in luce. A cavallo tra gli anni sessanta e settanta giocò nel ruolo sia di interno che di mezzala con Inter, Venezia, Lecco, Fiorentina e, soprattutto, Lazio, squadra con la quale vinse lo scudetto nella stagione 1973-‘74, anche se non disputò neanche un minuto.

Ferruccio MazzolaNella Lazio prima di una sfida contro il Cagliari. Con lui c’è Angelo Domenghini.

Ferruccio Mazzola (6)Ferruccio con la Fiorentina, mentre affronta l’inter del fratello Sandrino.

Nel Sant'AngeloNel Sant’Angelo Lodigiano: è il primo accosciato, partendo da sinistra.

Ferruccio MazzolaDurante l’esperienza canadese.

Chiuse la carriera in serie C, con il Sant’Angelo Lodigiano, non prima di aver provato l’esperienza americana con l’Hartford.

Da allenatore, dopo aver guidato per un breve periodo la Nazionale italiana femminile e la Lazio femminile, vinse con il Siena il campionato di serie C2 1984-‘85 e ottenne una promozione, sempre militando in C2, con il Venezia nel 1987-‘88, primo allenatore avuto dal presidente Maurizio Zamparini. Si è seduto anche sulle panchine di Spal, Perugia, Spezia, Alessandria, Modena e Aosta.

Mazzola

Alla guida dei Grigi

Con il nuovo presidente, Edoardo Vitale, la struttura societaria cambia nel profondo. Dopo una salvezza faticosa ma meritata, Sabadini viene confermato alla guida tecnica, mentre il nuovo direttore generale, Renato Zaccarelli provvede, in sede di mercato, a una profonda revisione dell’organico.Ferruccio Mazzola (1) Via i senatori, artefici della promozione del ’91 dalla C2 alla C1 e ancora protagonisti nella stagione appena passata, si punta sui giovani, con qualche elemento del vivaio (Bertotto e Maddè) e qualche scommessa come il prestito Giacomo Banchelli, dalla Fiorentina. (Nella foto a fianco, Salvatore Avallone).

Mazzola (1)“Tato” Sabadini sulla panchina dell’Alessandria.

L’avvio del campionato 1992-’93 è catastrofico: tre punti in sei partite. A farne le spese è proprio Sabadini che viene sostituto da Ferruccio Mazzola. Sin dal suo esordio in panchina, il nuovo tecnico mostra di avere un’idea di dove e come lavorare. La difesa viene rimodellata sulla coppia centrale SirotiTonini (trasformato da stopper in libero) e a una rinnovata solidità del reparto arretrato corrisponde la vena del tandem d’attacco SerioliBanchelli, autore di 25 dei 31 gol complessivi della stagione.

Mazzola (2)Un undici dell’Alessandria nel torneo di serie C1 1992-’93.

Al resto pensano una serie di eccellenti comprimari, da Battistini a Gallo, da Zanuttig ad Avallone destinati a incidere profondamente, e positivamente, nei destini del campionato che si chiude con la salvezza anticipata e momenti di autentico bel gioco.

Mazzola (3)Stagione 1992-’93 Vicenza-Alessandria 1-1. In piedi da sinistra: D’Amico, Serioli, Bertotto, Perugi, Tonini, Bonadei. Accosciati: Banchelli, Siroti, Sabato, Maurino, Gallo.

Quella 1993-’94 è stata una stagione con tantissime novità non solo sotto l’aspetto regolamentare. La squadra spumeggiante e sbarazzina dell’anno prima, tra conferme (Serioli, Tonini, Zanuttig, Perugi, Siroti, Sabato e Avallone) e ritorni (Bianchet) punta su due giocatori d’esperienza come il difensore Galletti (vittima in precampionato di un grave infortunio) e l’attaccante Fermanelli e non nasconde le proprie ambizioni.

Fabio BonadeiBonadei in contrasto con un avversario.

Ma le difficoltà si manifestano da subito e l’assetto giusto e la continuità nel rendimento e nei risultati restano una pia illusione. Ferruccio Mazzola salta a favore di Giorgio Roselli, già in organico come suo secondo e finisce per pagare il prezzo di una lunghissima serie senza vittorie, durata dal 24 ottobre al 6 marzo. La primavera del ‘94 vede la faticosa risalita della squadra accompagnarsi alla crisi economica sempre più pesante delle aziende del presidente Vitale che lascia la società nei giorno antecedenti i playout che la squadra di Roselli perderà con l’Empoli, in seguito alla sconfitta in Toscana e al pareggio 0-0 del ritorno al Moccagatta, giocata in un clima teso e avvelenato dalla difficile situazione societaria.

Ancora MazzolaStagione 1993-’94 Spal-Alessandria. I Grigi giocano a Ferrara ospiti della Spal. In piedi da sinistra: Zanuttig, Bonadei, Terzaroli, Siroti, Galletti, Bianchet. Accosciati: Serioli, Maurino, Perugi, Avallone, Sabato.

È retrocessione dunque e solo la sanzione del declassamento al Mantova, punito per gravi irregolarità contabili all’atto dell’iscrizione, consentirà ai Grigi di mantenere la categoria. Sarà ancora una volta, manco a dirlo, Gino Amisano il “propulsore” di questa salvezza e qui comincia un’altra storia.

“Con lui sono rinato”

In panchina al MoccaMazzola in panchina al “Mocca”, c’è anche il presidente Vitale.

«Con Ferruccio Mazzola io sono rinato. Con la maglia dei Grigi: devo a lui tanta della mia storia, sportiva, professionale e umana nel calcio. Piango una persona speciale, che credo tutti ad Alessandria ricorderanno sempre, perché quella stagione, con lui in panchina, fu entusiasmante. Per me il ritorno alla vita dopo dieci mesi in cui pensavo di aver chiuso. Ma Ferruccio ha scommesso su di me». Sasà Avallone fatica a trattenere le lacrime, «ieri mattina ho ricevuto la telefonata di Riccardo, il figlio di Ferruccio. Era piccolo quando Mazzola allenava l’Alessandria. In questi anni siamo rimasti sempre in contatto, soprattutto negli ultimi mesi difficili. Mi ha detto che Ferruccio questa ultima partita non è riuscito a vincerla: un dolore grandissimo, perdo una persona che è sempre stata un punto di riferimento». Ferruccio Mazzola, 68 anni, ha lottato tanto contro la malattia, prima di arrendersi, ieri mattina.

(da “Il piccolo” dell’8 maggio 2013)

Il “terzo incomodo” che non si allineò

Ferruccio Mazzola è passato alla storia del calcio non per le sue imprese sul campo, ma per le denunce contro la Grande Inter e il presunto doping di squadra da parte di Helenio Herera. Per questo era stato abbandonato da colleghi e parenti.Ferruccio Mazzola (3)

A fronte di cotanti famigliari, che della storia del calcio hanno scritto alcune delle pagine più luminose, lui decise di raccontarne gli angoli più bui.

Una specie di Carlo Petrini in tono minore, visto che il suo libro non ebbe la medesima risonanza di quelli scritti per la Kaos Edizioni dall’attaccante protagonista del calcioscommesse del 1980. Mazzola pubblicò nel 2004 per Bradipo Libri ‘Il Terzo Incomodo’, in cui denunciava le pratiche dopanti nel calcio fin dagli anni Sessanta. Il suo j’accuse non solo rimase inascoltato, ma gli valse l’emarginazione e l’ostracismo da parte del mondo del calcio. E del fratello Sandro. Obiettivo delle denunce fu soprattutto la Grande Inter di Helenio Herrera, nella quale Ferruccio giocò una sola partita, ma di cui il fratello Sandro fu uno dei protagonisti. Le critiche più forti nei confronti del tecnico spagnolo: accusato di dopare consapevolmente i propri giocatori.

Ferruccio Mazzola (7)I due fratelli Mazzola nell’Inter.

Ferruccio Mazzola fece gli esempi circostanziati delle morti premature di Armando Picchi (36 anni, tumore), Carlo Tagnin nella foto a fianco con la maglia dell’Alessandria –  (67, osteosarcoma), Tagnin (2)Mauro Bicicli (66, tumore al fegato), Ferdinando Minussi (61, epatite C), tutti giocatori di quella squadra. Per questo fu “scomunicato” dal mondo del calcio. Sia il fratello Sandro che l’amico Facchetti, entrambi dirigenti dell’Inter, ruppero con lui ogni rapporto e la società nerazzurra lo querelò per diffamazione, chiedendo tre milioni di euro per danni morali e patrimoniali. Ma il giudice respinse la richiesta dell’Inter e la condannò al pagamento delle spese processuali. Nel frattempo si erano spenti anche Giuseppe Longoni (64 anni, vascolopatia) ed Enea Masiero (75, tumore) tutti passati dalla Grande Inter, e tutti deceduti prematuramente. Come lo stesso Facchetti scomparso per un tumore nel 2006 a soli 64 anni.

Non solo Grande Inter però. Oltre ai nerazzurri Mazzola denunciò l’uso di doping anche nella Roma, nella Lazio e nella Fiorentina, ma nessuna Procura della Repubblica ha inteso aprire fascicoli per indagare su queste morti.

Ferruccio Mazzola (8)

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Lo ha fatto solo la Procura di Firenze nel 2005, dopo le denunce della vedova di Beatrice (deceduto di leucemia a 39 anni nel 1987), per indagare sul sistema doping alla Fiorentina negli stessi anni. Dato che anche qui la lista di ex calciatori scomparsi prematuramente o gravemente ammalati è lunghissima. In questo caso ci sono stati dei rinvii a giudizio (anche nei confronti dell’ex allenatore dei viola Mazzone, accusato di omicidio preterintenzionale) poi caduti in prescrizione.

Ferruccio Mazzola (2)Ancora Mazzola con la Fiorentina prima di un partita a “San Siro” contro il Milan.

Negli ultimi anni Ferruccio, cui il libro aveva dato solo enormi dispiaceri, sia dal punto di vista affettivo che nel vedere le sue denunce lasciate cadere nel dimenticatoio, divenne presidente dell’Associazione Vittime del Doping fondata dai famigliari di Beatrice e continuava ad allenare per passione i ragazzini a Roma. Ma di quel libro che gli aveva provocato così tanto dolore, scusandosi, preferiva non parlare. Nel maggio del 2013 fa se ne è andato anche lui.  Una persona che al sistema dei segreti e delle omertà aveva preferito opporsi, e per questo  è morto in solitudine.

Mario Bocchio

Bibliografia

“La grande Inter di Helenio Herrera e il doping. Aveva ragione Ferruccio Mazzola”, Alessandro Gilioli, “L’Esprtesso” 10 novembre 2015.

Nerazzurro Tenebra”“Storie di Calcio”.

“Morto Ferruccio Mazzola, il ‘terzo incomodo’ che decise di non allinearsi”, Luca Pisapia, “Il Fatto Quotidiano” 7 maggio 2013.

“Omicidi a colpi di doping”,  “L’Espresso”, 30 giugno 2005

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