1943-’44, va in scena il Torneo Ligure-Piemontese. Nella formazione grigia si riconoscono, in piedi da sinistra: Piana, Polo, Stradella, Foglia, Rossi. Accosciati: Vitto, Rosso, Fregosi, Maroso (curvo), Pietrasanta e Bigando.
Virgilio Romualdo Maroso era soprannominato Maldo. Nacque il 24 Luglio del 1925 a Crosara di Marostica in provincia di Vicenza. Era ritenuto,a ragione il terzino più forte del mondo. Aveva fantasia, grande stile, sapeva beffarsi dell’avversario con le finte,bravo in acrobazia, intelligente tatticamente e poi molto, molto corretto sul campo.
Arrivò a Torino da bambino, al seguito della famiglia che aveva dovuto lasciare il paese per motivi di lavoro. A scoprirlo fu Mario Sperone, che rimase abbagliato dal talento di quel giovane ragazzo e lo segnalò immediatamente al presidente del Torino Ferruccio Novo.
Novo acconsentì all’acquisto del giocatore, facendosi trascinare dall’entusiasmo di Sperone, che sollecitava l’ingaggio per sbaragliare una concorrenza che a suo avviso si sarebbe fatta presto agguerrita. Il presidente chiese quanto costasse, ma sobbalzò nell’udire che il costo di un ragazzino di 15 anni fosse di ben 100 lire – una cifra assai elevata all’epoca – e quindi non diede il benestare. Sperone non volle insistere, ma poi ritornò alla carica più che convinto della bontà del giocatore. Novo a quel punto volle fidarsi e versò al Doglia le 100 lire richieste per l’acquisto di Maroso, che iniziò la sua trafila nel settore giovanile del Torino.
Quando venne mandato all’Alessandria nel 1944 per il cosiddetto campionato Alta-Italia Maroso per poco non si ammalò per la nostalgia della sua amata Carla. Quando poi rientrò a Torino, Luigi Ferrero volle trasformarlo da mediano a terzino e lui patì e non poco questo cambiamento. Il suo esordio in prima squadra tardava ad arrivare, non si sentiva a suo agio nel ruolo e questo gli procurò momenti di depressione. Provvidenziale fu l’intervento dell’allenatore Antonio Janni che capì la situazione e parlò al presidente Novo, spiegandogli la situazione e avanzando la richiesta di aiutarlo a crescere fisicamente dal momento che la sua struttura esile, non gli consentiva di esprimersi nel nuovo ruolo.
Novo accettò il consiglio e mandò il ragazzo in una pensione dove poteva mangiare regolarmente e in quantità, lusso che in famiglia non poteva davvero permettersi. Maroso rifiorì grazie alle cure di bistecche sponsorizzate da Janni.
Il Grande Torino: solo il fato li vinse.
Nella stagione 1945- ’46 venne promosso titolare in prima squadra al fianco di Aldo Ballarin e le intuizioni di Sperone prima e di Janni dopo, diedero i frutti sperati. Maroso da subito dimostrò di essere un grande talento destinato al sicuro successo.
Dopo il primo stipendio riscosso, non si dimenticò del prezioso supporto di Janni: Maroso impegnò parte dei soldi per l’acquisto di un porta sigarette d’argento che regalò all’uomo che lo aveva aiutato a diventare campione e uomo. Purtroppo però nonostante la cura a bistecche, Virgilio geneticamente conservava un fisico esile, il che lo rendeva sovente predisposto ad infortuni muscolari. La pubalgia gli impedi di partecipare a numerose partite in prima squadra e con la Nazionale. Quegli infortuni avrebbero potuto salvargli la vita, ma il destino si sa è beffardo.
Come “La Gazzetta dello Sport” annunciò la tragedia di Superga.
Durante la stagione 1947-’48 Maroso venne sostituito da Sauro Tomà, che a sua volta gravemente infortunato venne sostituito da Pietro Operto nel campionato 1948-’49. Nel frattempo Maroso recuperò dalla pubalgia, giusto in tempo per tornare in campo, senza forzare nell’amichevole di Lisbona. Quando morì a Superga insieme ai suoi compagni, Maroso non aveva compiuto ancora ventiquattro anni.
Maroso ad Alessandria
La devastazione della guerra rivoluzionò i vari campionati. L’ Alessandria disputò il torneo denominato Alta-Italia, che ebbe breve durata: da gennaio a maggio 1944 con Baloncieri allenatore. In campo anche Virgilio Maroso (nella foto sotto, una rarissima immagine in maglia grigia), dodici incontri per il difensore che poi fece ritorno a Torino.
Agli anziani Piana, Bigando, Vitto si aggiunsero elementi che prestano servizio militare nell’alessandrino come Stradella, Fregosi, Tarquini, e lo stesso Maroso, che esordì il 16 gennaio 1944 in occasione del pareggio interno per 2-2 contro la Juventus Cisitalia. Nella disputa del campionato la parte del leone la disputò il Torino-Fiat che allineava tra le proprie fila Cassano, Gallea, Ellena, Mazzola, Piola, Gabetto, Ossola! Da parte sua l’Alessandria fece del suo meglio, ma non giunse che penultima. Proprio in questo torneo Baloncieri disputò, suo malgrado, la sua ultima partita; venutogli a mancare all’ultimissimo momento un giocatore, dovette indossare la maglia numero 8 e scendere in campo. Il destino volle che il terreno di gioco fosse quello di Torino, il mitico “Filadelfia”, proprio quello cioè che alcuni anni prima lo aveva visto conquistare il titolo italiano.
Campionato 1943-44, l’Alessandria contro il Torino-Fiat.
Un’acrobatica sforbiciata di Bigando.
Il campionato continuò a svolgersi in situazioni di emergenza e ad esempio la partita Alessandria-Liguria dovette essere spostata al termine del torneo a causa del grave bombardamento abbattutosi su Alessandria il 30 aprile 1944. La Federazione si vide costretta inoltre a modificare d’autorità alcuni risultati di gare disputate da compagini schieranti giocatori in posizione irregolare.
Mario Bocchio
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