Una fase dello spareggio Alessandria-Reggiana del 1975. (Foto Evandro di Reggio Emilia).
È stato un dramma? Sicuro, un dramma sportivo; che sia diverso, si dimentica abbastanza in fretta, non lascia tracce se non a livello della passione domenicale, ma resta sempre un gran brutto affare da digerire. Ancora adesso per noi, allota per quelle cinquemila persone almeno che si erano sciroppate il viaggio da Alessandria fino a Milano, sotto un sole tropicale e con una temperatura da serra, da savana.
Le figurine dell’Alessandria 1974-’75, campionato di serie B.
L’Alessandria tornò in serie C dopo un solo anno, la Reggiana si salvò: così disse lo spettacolo intitolato «spareggio» allo stadio di San Siro, rovente nella canicola, con pochissimi milanesi dall’aria molto distaccata e sufficiente e tanti patiti dalle due parti chiamate direttamente in causa, gente da premiare direttamente sul campo, forse più severamente impegnata di quanto non fossero ì giocatori stessi. Più numerosi i Grigi, ma le loro bandiere – grigie, appunto – si perdevano nel grande catino, nettamente battute sul piano cromatico dalle rivali rosso fiamma, tra l’altro impugnate da tipi estremamente sanguigni, dotati di una assordante orchestra di tamburi che aveva finito per trionfare alla distanza, anche sul piano dell’incitamento puro.
Così su “La Stampa” di venerdì 27 giugno 1975.
Uno spareggio così, all’insegna dell’azzardo puro, fu fatto per esaltare e deprimere a livelli da incidente cardiocircolatorio. La fila delle auto e dei pullman diretti ad Alessandria costituì uno spettacolo tristissimo, deprimente: ai caselli dell’autostrada, ingorgati, sembrava di essere al passaggio della Beresina, con tanta gente spossata dall’emozione e dal caldo che si accalcava, premeva, senza più forza per urlare, con un obiettivo solo, quello di rientrare a casa al più presto e dimenticare il pomeriggio della sconfitta più umiliante.
Il tifo grigio a San Siro. (Foto Evandro di Reggio Emilia).
I supporters della Reggiana. (Foto “Gazzetta di Reggio”).
L’Alessandria tornava dunque in serie C. «Adesso, ci vorranno altri otto anni per risalire» lamentò uno sconsolatissimo Ginetto Armano. Ma Paolo Sacco, fremente di sdegno, forte di una sconfitta assolutamente mal digerita, ribattè prontissimo: «Da domani ricominciamo a lavorare, torneremo in alto. L’Alessandria non si arrende». Era arrivato il momento dei rimpianti, di tutte quelle cose che avrebbero potuto essere e non sono state, anche e soprattutto per quell’ ultimo capitolo. Ci sono state cause importanti. «Se soltanto riuscivamo a tenere per altri pochi minuti, in serie B ci restavamo noi – dissero i tifosi grigi – perché, se si fosse rifatta la partita, avremmo potuto giocarla al completo, ed al completo siamo più forti dì questa Reggiana. È il destino che ci ha condannati». In realtà, senza stare a scomodare il destino nella sua filiale calcistica, bisogna dar atto all’Alessandria che fu costretta ad affrontare questo spareggio di essenziale importanza in condizioni dì netta inferiorità. Non sappiamo ancora oggi fino a che punto sia esatto il ragionamento di alcuni dirigenti, che fecero notare: «Si trattava di una partita decisiva, la cui importanza era nota a tutti. Possibile che si dovesse riunire la commissione che ci ha squalificato due giocatori di primo piano con tanta fretta, in anticipo? In certi casi, proprio per la regolarità del torneo, si dovrebbe seguire il corso normale. Le eventuali squalifiche si possono sempre scontare in seguito».
Le figurine della Reggiana 1974-’75, campionato di serie B.
Una tesi piuttosto ardita, ma giustìficatissima dal particolare stato di tensione in un dopopartita che fu comprensibilmente molto acceso. Ci fu anche la questione dei numerosissimi spettatori sul campo, ben prima che la partita finisse. Erano i tifosi della Reggiana che spettavano il momento – con molto ordine e senza intemperanze – di entrare sul terreno di gioco per festeggiare i loro atleti vittoriosi. L’Alessandria annunciò di voler fare un estremo tentativo, presentando ricorso.
Un attacco della Reggiana. (Foto Evandro di Reggio Emilia).
I Grigi scesero in campo privi di Colombo, di Di Brino e di Dolso e poi persero anche Vanara, infortunatosi. Tutte le possibilità – dopo il momentaneo pareggio di Dalle Vedove – naufragarono poco alla volta per dare spazio solo ai rimpianti. Certo all’Alessandria mancò una certa dose di fortuna. Giorcelli lasciò l’incarico. Sarebbe stato Ballacci a sostituirlo se la squadra fosse rimasta in B. Invece arrivò Losi per poi essere sostituito da Viviani. Dalle Vedove era già stato venduto al Varese e anche Di Brino (che in realtà poi rimase) sembrava dover lasciare la maglia grigia, allora si disse che Sacco avesse già intascato 300 milioni per le loro cessioni e quindi che lui, almeno, un buon affare già lo avesse comunque condotto in porto.
Della partita, del gioco, delle arruffate manovre, non è più il caso di parlare: mai come in un caso come quello di allora il risultato aveva già detto tutto. Il successo della Reggiana fu meritato, l’Alessandria diede il massimo, ma mancavano uomini troppo importanti e l’infortunio a Vanara – lo ripetiamo- fece il resto. L’attacco fu troppo evanescente e sognò la rete del pareggio a seguito di un infortunio a carattere cosmico del portiere Memo, che si fece sfuggire dalle mani il pallone che finì poi in rete. Ma sono e restano, dettagli. Purtroppo, per i Grigi, contò soltanto la retrocessione. Da allora non siamo mai più risaliti in serie B.
Il tabellino dello spareggio
Reggiana – Alessandria 2 – 1 (1 – 1)
Reti: 33′ Francesconi (R), 39′ Dalle Vedove G. (A), 82′ Passalacqua (R)
Alessandria: Pozzani Flavio, Vanara Elio (56’ Baretta Giancarlo), Unere Giuseppe, Reja Edoardo, Barbiero Valeriano, Maldera (II) Attilio Benedetto, Manueli Luigi, Volpato Angelo, Baisi Sergio Piero, Dalle Vedove Giampiero, Mazzia Bruno. A disp.: (P) Croci Claudio, Snidaro Gian Carlo. All.: Giorcelli Anselmo.
Reggiana: Memo, Parlanti, Restelli, Donina, Marini F., Stefanello, Passalacqua, Sacco, Beccati (80’ Carnevali), Savian, Francesconi. A disp.: Alessandrelli, D’Angiulli. All.: Di Bella.
Arbitro: Menicucci di Firenze.
Ammoniti: Unere (A) al 37’ e Sacco (R) al 65’.
Un gol che ha cambiato la sua carriera
Sileno Passalacqua esulta dopo aver segnato un gol. (Foto “Gazzetta di Reggio”).
«In effetti dovevo andare al Genoa. Avevo già una trattativa in corso. Mi chiesero tutti di rimanere, soprattutto i tifosi. E rimasi. L’anno dopo siamo retrocessi» ha sempre raccontato Sileno Passalacqua.
Per lo spareggio partirono 37 pullman da Reggio e 5 dalla Bassa. Più tante auto. E al ritorno una grande festa.
«Mi ricordo che l’autostrada era intasata. Incontravamo i pullman e le auto dei tifosi. Poi si arrivò a Reggio, andammo a mangiare in centro, c’erano anche tanti tifosi con noi. Una bellissima notte. Ero il salvatore della mia patria, Reggio. Una grande soddisfazione, che mi emoziona ancora».
Una notte che l’ha consegnata alla storia granata.
«Alla Reggiana ho fatto anche molto altro. Sono rimasto otto stagioni, di cui sei in B e due in C. Sono molto contento di essere ricordato con affetto».
Dopo lo spareggio la sua storia ha incrociato ancora quella dell’Alessandria.
«E quelli sono ricordi brutti. Nel 1981 passai dal Perugia, in serie A, all’Alessandria. Ma giocai sei partite, segnai un gol e poi andai via. Discutevo con l’allenatore, avevo sempre in mente la partita di San Siro. Un impatto tremendo».
Mario Bocchio
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