Il chiarimento, doveroso. Poi l’obbligo di compattare l’ambiente per affrontare al meglio l’insidiosa trasferta di Foggia, domenica 15 maggio alle ore 20,45, senza diretta televisiva.
Padova non ha certamente contribuito a rasserenare gli animi dopo i dissapori della sconfitta casalinga contro la Reggiana, ma da entrambe le parti – giocatori e tifo – deve farsi largo sempre più la convinzione che il primo turno dei playoff allo stadio “Zaccheria” è una gara che non contempla il lunedì. Dentro o fuori. Potrà impreziosire e rendere storica una stagione, oppure nel contempo potrà decretare il fallimento in campionato. Bisogna resettare prima di tutto gli animi, per creare il più possibile la serenità.
“Andare ad attendere la squadra al casello dell’autostrada dopo la vergognosa partita di Padova è stato nostro preciso dovere di ultras. È stato nostro preciso dovere mortificarli, perché sono stati penosi. Cercate di capirci” è la spiegazione di Audi, uno degli indiscussi capi della Curva Nord.
“Lo ripeto, nel calcio si può anche perdere, ma bisogna uscire a testa alta dal campo. Non è ammissibile perdere senza combattere e soprattutto incassare tre gol dopo venticinque minuti e fare una figuraccia colossale in tutta Italia, visto che la gara era trasmessa in diretta – ancora Audi – E non mi vengano a dire che era una partita che non contava nulla, che Gregucci ha schierato le seconde linee e alcuni giovani e che voleva fare degli esperimenti. La gloriosa maglia grigia va onorata in qualsiasi occasione, anche nelle amichevoli. Pensate solo un attimo, a cosa potrebbe succedere se una squadra che considera la sua maglia sacra come il Real Madrid, giocasse anche solo una partita amichevole come hanno fatto i Grigi domenica… No, non voglio proprio pensarci e lascio a voi la risposta. La maglia è un qualcosa di sacro, che da un senso anche a noi tifosi nel farci andare in curva”.
Un ulteriore affondo: “Nella Nord ci sono ragazzi e uomini che fanno economicamente fatica a sostenere le trasferte e a pagarsi i biglietti, eppure ogni domenica sono lì con il loro genuino amore per l’Alessandria. I giocatori, anche quelli che vengono considerati seconde linee, guadagnano fior di stipendi e poi scendono in campo debosciati, troppo ‘fighetti’, inconcludenti. Questo non va bene e non lo possiamo accettare. Non è da Grigi! Ecco perche ci siamo arrabbiati, solo per questo”.
“L’Alessandria Calcio, nella persona del presidente Luca Di Masi, condanna fermamente la pesante contestazione che alcuni tifosi hanno tenuto nei confronti di staff e squadra di ritorno dalla trasferta di Padova”. Anche se è stato imposto un silenzio stampa di almeno ventiquattro ore, dalla sede di via Bellini è stato diramato un comunicato che illustra la posizione del patròn.
“A sette giorni dalla partita più importante dell’anno, seppur ci si potesse aspettare una manifestazione di delusione da parte della tifoseria per la prestazione di ieri (a Padova, N.d.R.), mai ci si sarebbe aspettati una contestazione di questo tipo. La società è, oggi più che mai, vicino ai giocatori e allo staff per preparare al meglio la partita di Foggia. La stagione sportiva è stata la migliore degli ultimi quarant’anni, e non è ancora finita. Anzi. La prossima partita, e speriamo quelle che seguiranno, potrebbero trasformare una stagione magnifica in leggendaria. La squadra lotterà fino all’ultima goccia di sudore per vincere tutte le partite che si meriterà di giocare. Questo non è un momento negativo e non va vissuto come tale, è l’inizio di un nuovo campionato del quale vogliamo provare ad essere i protagonisti sul campo”.
Prima della tregua, un’ultima “frecciata” di Audi: “No, a mio avviso questa non è la migliore stagione, è una delle migliori, ma ce ne sono state altre in cui anche senza troppi proclami l’Alessandria ci ha regalato soddisfazioni indimenticabili. Da due anni sentiamo solo proclami, ma tante volte abbiamo pianto anche per una semplice promozione dalla C2 alla C1 o per una salvezza conquistata all’ultima giornata, con in campo giocatori umili, che non si risparmiavano mai e lottavano contro tutto e tutti. Il presidente Di Masi? Ha fatto tanto e certamente farà ancora tanto, ma lui pensi a fare il presidente e non venga ad insegnare a noi come si fa l’ultras”.
Mario Bocchio
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