La sfida casalinga contro il Livorno, ci riporta alla mente un campionato tanto avvincente, quanto sfortunato.
Stagione 1983-’84, serie C2. Ad Alessandria erano arrivati i fratelli fratelli torinesi Giorgio e Gianmarco Calleri, titolari della Mondialpol. Il loro era un progetto molto ambizioso.
Giunsero giocatori importanti come il terzino Marangon, il centrocampista Salvadori, Manueli e il libero Perego. A questi si aggiunsero le riconferme di Gregucci, Camolese e Scarrone.
Quasi subito venne esonerato il tecnico Mirko Ferretti: sul suo allontanamento ancora oggi i motivi sono poco chiari. Lo sostituì Natalino Fossati.
Campionato 1983-’84, un undici grigio. In piedi da sinistra: Sgarbossa, Battiston, Gregucci, Carraro, Perego, Cavagnetto. Accosciati: Camolese, Scarrone, Rastelli, Manueli e Fratena.
Proprio il Livorno la fece da padrone, non perse mai una partita. I Grigi se la giocarono con l’Asti. L’improvviso fallimento del Quartu Sant’Elena diede il colpo di grazia alle speranze dell’Alessandria. La Federazione escluse i sardi dal torneo cancellando tutti i risultati ottenuti sino a quel momento dalla formazione isolana. Tolse pertanto all’Alessandria, che aveva vinto, due punti così l’Asti – che con i sardi aveva invece perso – la superò in classifica.
Ricorda ancora oggi Fossati: “Il Livorno era favorito dalla Federazione, inutile negarlo. Me ne resi conto proprio nello scontro diretto contro di noi al Moccagatta, quando l’arbitro ce ne fece di tutti i colori. Ad un certo punto mi alzai dalla panchina e me ne andai disgustato, dicendogli tutto quello dovevo. Pensa che io facevo il corso a Coverciano insieme a Melani, il mister di quel Livorno, e scherzando – ma non troppo -, gli dicevo sempre che gli arbitri avrebbero fatto meglio a indossare anche loro la casacca amaranto, anziché la solita nera”.
Il tifo grigio in occasione della sfida al “Mocca” contro il Livorno.
Il Livorno tornò a vincere al “Moccagatta” dopo 60 anni
Gremito il Moccagatta, con circa settemila paganti ed un incasso di oltre 64 milioni. Fu l’unica nota lieta per l’Alessandria, nettamente al di sotto del livello tecnico abituale, come purtroppo accadeva da qualche domenica.
“La Stampa” del giorno 19 febbraio 1984.
Il portiere livornese Gianpaolo Grudina sul terreno alessandrino. L’estremo difensore amaranto, proprio in quel campionato, raggiunse un record ancora imbattuto: quello di portiere meno battuto in un campionato professionistico, subendo 7 gol in 32 partite.
Fu l’Alessandria ad attaccare per prima, ma sono stati i livornesi – dopo le occasioni sprecate da Sgarbossa e Fratena – ad andare a rete, al 13′: cross di Berlini, tocco di Villanova e Palazzi raccolse ed insaccò. Sbagliarono i Grigi con Fratena al 31′. poi l’azione del rigore. Era il 39′, De Rossi sgambettò Cavagnetto lanciato a rete, l’arbitro non esitò ad indicare il dischetto del rigore. Calciò lo stesso Cavagnetto: tiro debole e poco insidioso. Grudina parò in corner.
Il Livorno 1983-’84 sarà sempre ricordato per la promozione in serie C1 senza nemmeno una sconfitta.
Nella ripresa l’Alessandria non migliorò. Al 61′ seconda rete: fallo di Marangon, calciò Palazzi e il pallone, forse sfiorato da Ilari, sorprese Carraro. Reagirono i Grigi (i migliori furono Gregucci e Camolese), ma al 54′ Marangon, su servizio di Fratena, sbagliò la conclusione, ed al 68′ fu Cavagnetto a mettere il pallone fra le mani del portiere avversario. È stato invece ancora il Livorno ad andare a segno all’ 84’: azione di contropiede, Villanova servi Araldi e il gol fu cosa fatta. Entusiasmo, giustificato, del tifosi livornesi mentre quelli alessandrini, delusi ed amareggiati, sfogarono la rabbia contestando mister Fossati, giocatori e presidente.
Mario Bocchio
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