Guazzo: “I tifosi grigi sono stati la mia medicina per non uscire di testa”

sabato, 24 Settembre 2016

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Sono cinquantaquattro i giocatori – come ha fatto presente il nostro super esperto Sergio Giovanelli – che nella storia hanno indossato entrambe le maglie, quelle dell’Alessandria e del Como. Di questi ben trentasei hanno giocato la sfida diretta ed addirittura dieci coloro che l’hanno disputata da entrambe le parti.

Leader di questa speciale classifica è Matteo Guazzo con sette presenze: due nell’Alessandria e cinque nel Como.

Guazzo – oggi nel Parma – è intervenuto in esclusiva alla trasmissione “L’Orso in diretta” di ieri sera.

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– Buonasera Guazzo, lei oggi è a Parma e ha sposato l’ambizioso progetto di far rinascere il calcio in una piazza così importante.

“Ho grande voglia di fare, per dare anche il mio contributo a questa squadra gloriosa. Nella mia carriera, nei primi dieci anni, ho giocato in Interregionale vincendo anche qualche campionato, e da una decina di anni giro nei professionisti in piazze importanti, dove ho raggiunto obiettivi importanti. Ero arrivato in B, il mio sogno, ma purtroppo nel calcio ti devi aspettare qualsiasi cosa, sono cambiate alcune cose, e quando mi è arrivata la proposta dal Parma l’ho valutata subito con la testa giusta. Arrivavo dalla profonda delusione di Alessandria”.

– Lei ha giocato la sfida tra Alessandria e Como indossando entrambe le maglie e ha disputato una delle sue ultime gare in grigio proprio a Como, segnando il gol del 2-0 con il quale avevate vinto.

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“È vero. Poi ho assistito al resto del campionato dalla tribuna. Chiedete il perché al presidente Di Masi, visto che ancora adesso non conosco le esatte motivazioni, anche se sono state dette tante cose sbagliate sul perché. Ci sono stato molto male e ho sofferto, anche perché io sono cresciuto nell’Alessandria e perché questa è una piazza importante, adesso è ritornata ad essere una società seria con un progetto serio e solido. Credetemi, l’atteggiamento del presidente mi ha fatto stare molto male”.

– A Parma c’è tanta concorrenza.a-salerno

“Il gruppo è affiatato e sta crescendo con i risultati. Quando si vince, tutto va bene e c’è grande spirito di sacrificio in tutti. L’ambiente è sano e sin da subito sono stato accolto bene. Ho giocato per sette anni al Sud, in piazze importanti ed esigenti, davanti a tanta gente, come i venticinquemila spettatori di Salerno. I tanti abbonati del Parma pertanto, sono un motivo di orgoglio, mi caricano a dismisura. Con il Mister parliamo spesso della concorrenza, è giusto così, io me la gioco sempre con giocatori che arrivano anche dalla serie A, e non ho problemi. Sono uno di carattere e di personalità, sempre pronto ad accettare le scelte, proprio come quelle di Alessandria di farmi vedere le partite dalla tribuna. Sia chiaro, non sono venuto a Parma per fare il fenomeno”.

– Sollecitato dal collega Marcello Marcellini, le chiedo di parlarmi di un episodio che capitò nella finale di playoff 2008-’09 Alessandria-Como 0-2, che vi vide promossi. Dopo quattro minuti venne espulso il grigio Cozza per un fallo su di lei, che allora giocava proprio con i lariani. Sia sincero: quanto di vero ci fu in quell’episodio, ovvero, Cozza commise davvero un fallo cattivo, oppure lei fu abile nella messinscena?

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“Beh, diciamo che io fui più furbo di lui, che cascò nel tranello, così l’Alessandria dovette giocare praticamente tutta la gara con un uomo in meno”.

– Alessandria e Parma, due squadre destinate a fare il salto in B, non giocano però nello stesso girone.

“È una fortuna, perché sarebbe stato brutto doverci annullare a vicenda. Questo è però un campionato difficile da vincere se non usi la testa giusta. Ho scelto Parma perché vuole subito levarsi da queste categorie e sono contento della mia decisione. Sicuramente ho fatto degli accordi importanti, perché anche io ho voglia di ripartire”.

– In conclusione, se la sente di mandare un saluto ai tifosi dell’Alessandria?

“Perché no? Loro sono fantastici, hanno capito la mia situazione e mi hanno sempre sostenuto anche se non giocavo. Quando mi incontravano per strada mi incoraggiavano, questo loro affetto è stata la medicina per non uscire di testa. Auguro di tutto cuore all’Alessandria di vincere il campionato soprattutto per i suoi tifosi, che amerò sempre”.

Mario Bocchio

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