Alessandria tra vita di tutti i giorni e vicende calcistiche. Condividiamo in pieno le considerazioni che Piero Bottino ha pubblicato su La Stampa, peraltro già esternate da noi in un nostro recente articolo.
Dopo le dichiarazioni del presidente Di Masi di voler cedere l’Alessandria calcio e di avere avviato un paio di trattative, la prima domanda (per ora senza risposta) è naturalmente: «Chi vuole comprare?». Ma la seconda, molto più intrigante, è: «Perché vorrebbe i Grigi?».
A parte Di Masi e gli alessandrini del passato, finora chi è arrivato da fuori lo ha fatto per motivi poco calcistici, spesso inconfessabili. Dalla speranza di edificare a quella di truffare. Una società calcistica è un’impresa «sui generis»: costi non indifferenti, ma prodotti difficili da stimare, con valori aleatori e oscillanti. Dipende ogni volta dall’andamento della stagione, dalla capacità di operare nelle compravendite dei giocatori, di sfruttare eventuali contribuzioni, il marketing e così via.
Se non lo si fa per affezione (e in questo Luca Di Masi è sicuramente una piacevole eccezione), qual è il motivo per assumersi un onere così incerto? Domanda che vale a tutti i livelli, dall’oligarca all’emiro, dalla Premier inglese alle nostre serie minori.
C’è indubbiamente l’ambizione di mettersi in mostra in un dato contesto, magari per sfruttare in altri ambiti il legame che si crea. Sotto questo aspetto c’è da chiedersi quanto possa attirare il «target Alessandria»: è una società dai conti in ordine, ha lo stadio nuovo (un gioiellino, piccolo appunto), uno zoccolo di tifosi che può dilatarsi, ma finora s’è eroso. Ed è una città in crisi da così tanto tempo che, ormai, cova la sindrome da ultimo posto in quasi tutte le classifiche.
Resta solo la speranza della svolta, che è l’ultima a morire. Adesso si punta di nuovo sulla logistica: pure lì ci vogliono investimenti, visione del futuro, tenacia e, probabilmente, il solito uomo del destino che viene da fuori. Che sia in trattativa con Di Masi? Cosa ci si deve inventare per continuare a sperare.