Alla scoperta del pianeta degli Ultras del Lecce

giovedì, 01 Giugno 2017

Il movimento ultras a Lecce vede la luce sul finire degli anni ’70. Nel 1979 nasce il Commando Ultrà Curva Nord, primo gruppo a portare la mentalità ultras nel tifo salentino.

Solo due anni dopo, nel 1981, nasce un nuovo gruppo che va ad affiancarsi al Commando: i Ragazzi della Nord. Questo gruppo porta la fantasia tipica dei nuovi gruppi che si stavano formando in tutta Italia ad inizio anni ’80 (primo periodo di cambio generazionale all’interno del movimento). Ciò che però più li contraddistingue è la struttura capillare interna al gruppo: ogni elemento ha un ruolo ben preciso, sintomo chiaro del “vivere ultras” sette giorni su sette. Una curiosità legata ai Ragazzi della Nord: sembra sia da far risalire a loro il famoso coro “Chi non salta è…”, ripreso e modificato da tutte le curve italiane ed europee.

Poco dopo nasce anche un nuovo gruppo, la Gioventù giallorossa, anch’esso molto importante nelle dinamiche di curva leccesi.

Nella stagione ’88-’89 però, in corrispondenza del miglior risultato di classifica ottenuto dalla formazione giallorossa, ovvero il nono posto in serie A sotto la guida di Carlo Mazzone, i Ragazzi della Nord, in contrasto con la piega che secondo loro stava prendendo la curva salentina, decidono di sciogliere il gruppo e di riunirsi dietro lo striscione 1981.

Negli anni successivi il Lecce affronta un periodo molto complicato con il doppio salto all’indietro dalla A alla serie C. In curva vi è scoramento e anche la Gioventù giallorossa va molto vicina allo scioglimento.

I numeri in curva calano vistosamente e sia la squadra che la parte più calda dello stadio vivono annate complicate.

Nel 1996 arriva però la svolta

Il 16 novembre, in occasione di Palermo-Lecce, viene esposto per la prima volta lo striscione “Ultrà Lecce”. Questo fu il segnale del radicale cambiamento interno alla tifoseria organizzata leccese.

Principali artefici di tale cambiamento (da quanto si può apprendere dall’appendice, dedicata agli Ultrà Lecce, del libro “Ultras, i ribelli del calcio” di Andrea Ferreri) sono appartenenti ai Pessimi elementi e a qualche fuoriuscito dalla Gioventù Giallorossa. Proprio la Gioventù venne tacciata in quel periodo di essere diventata un gruppo troppo filosocietario, ed essendo la nascita degli Ultrà Lecce dovuta proprio alla voglia di distaccare il tifo dalla società e dalla politica, il gruppo nato a metà anni ’80 si trova isolato dal resto della curva.

Lo striscione col quale si presentano all’Italia intera gli Ultrà Lecce è “Il business non ci comanda, la fedeltà si!”, striscione che come tempistica anticipa di alcuni anni il problema del cosiddetto “calcio moderno”, problema che come ben sappiamo attanaglia il gioco popolare per eccellenza da ormai una ventina d’anni.

Il nuovo gruppo è costituito da un buon mix di “facce note” e di nuove leve, pronte a farsi guidare dai più vecchi ed esperti ultras della curva salentina. Gli U. L. si pongono subito in netta rottura con il passato: rifiuto totale di ogni rapporto con la società (come già accennato precedentemente), autentica apoliticità (testimoniata da un grosso striscione scritto a caratteri rossi su sfondo giallo ed esposto in curva: “Né destra, né sinistra. Dalla parte degli Ultras!”), conflittualità con le forze dell’ordine, zero contatti con la stampa di qualsiasi genere, autofinanziamento e autogestione di tutte le proprie attività.

Vengono da subito eliminati i cori per i singoli giocatori, il gruppo canta solo per la maglia e la città senza disdegnare diversi cori in dialetto salentino, fatto che rende unici la maggior parte dei cori della curva Nord.

Con la nascita del nuovo gruppo anche i muri della città assumono un nuovo ruolo: è proprio sui muri della barocca Lecce che gli ultras comunicano a stampa, società, giocatori e tifoserie avversarie il loro pensiero (non è raro trovare articoli della stampa locale che si attengono a quanto comparso sui muri per cercare di costruire una notizia).

I primi anni del gruppo sono segnati dalla fortissima conflittualità tra gli stessi e la società. La famiglia Semeraro viene contestata apertamente in ogni occasione utile (e in interi campionati come nel caso della stagione ’98-’99), tanto che si arriva addirittura allo scoppio di una bomba (carta?) all’entrata della banca del Salento, anch’essa di proprietà dei Semeraro.

Ancora dall’appendice dedicata agli Ultrà Lecce del libro “Ultras i ribelli del calcio” di Andrea Ferreri: “contestazioni a oltranza, che prescindono a volte dal risultato della partita, in nome di un attaccamento alla maglia ed ai propri ideali, giudicato da alcuni fin troppo esasperato e che porterà ad una frattura con il resto della tifoseria (…). Gli Ultrà Lecce diventano così un gruppo elitario e compatto, il cui zoccolo duro conto solo su una cinquantina di ultras. Una base attiva e consapevole dei sacrifici che la propria militanza comporta, pronta a pagare le conseguenze delle proprie scelte. Conseguenze giudiziarie innanzitutto, per chi vede la propria curva come uno spazio liberato da difendere.”.

https://www.youtube.com/watch?v=AQ7zjWuUQGk

Nella stagione ’99-’00 va in scena una vera guerriglia urbana con le forze dell’ordine a margine del derby con il Bari al San Nicola. Da quanto si apprende fu la polizia a provocare in tutti i modi gli ultras leccesi, che di certo non si fecero pregare, e risposero alla carica della celere con un tentativo di sfondamento delle linee e con bombe carta e fumogeni. La serata si chiuse senza né arresti né segnalazioni, ma, a distanza di ben sei mesi (!), con un’operazione senza precedenti per quel periodo, la polizia arresta quindici persone con l’(assurda) accusa di devastazione, accusa che prevede fino a nove anni di carcere.

Il 18 gennaio 2004 è un’altra data storica per gli ultras leccesi. Mentre si recavano in trasferta a Reggio Calabria incrociano, all’autogrill di Villa S. Giovanni, gli U. G. (Torino) in viaggio quest’ultimi per Messina. Si da vita ad uno scontro epico ma assolutamente leale che dura per più di mezz’ora. All’arrivo delle forze dell’ordine le due tifoserie si disperdono e nessuna denuncia, da entrambe le parti, verrà mai fatta per quanto accaduto.

Dopo il caso Raciti (2 febbraio 2007) e le nuove norme sull’esposizione degli striscioni nelle curve italiane (che da quel momento vanno denunciati e sostituiti da striscioni nuovi ed ignifughi), la curva leccese decide di intraprendere una vera battaglia: niente denuncia per nessun striscione, la curva rimarrà spoglia. Si decide di rinunciare ai simboli più folkloristici del mondo ultras piuttosto che scendere a patti con chi denuncia, diffida e perseguita.

Ciò che meglio di tante parole può rappresentare la mentalità della curva leccese dall’avvento degli U. L. è lo striscione che per anni ha campeggiato nel primo anello della curva:Scusate, non mi lego a questa schiera, morrò pecora nera”.  (tratta dal brano “Canzone di notte 2” di Francesco Guccini).

Rivalità: Bari

Gemellaggi: nessuno

Amicizie: Curva Sud Palermo

Davide Ravan

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