Il movimento ultras livornese ha inizio nel ’76 con la nascita degli Ultras Livorno, a cui fanno seguito, nel ’77, gli Ultras Fossa. Negli anni successivi nascono numerosi gruppi, soprattutto di quartiere, anche se molti più che gruppi erano semplicemente “striscioni”, buoni a tappezzare la curva di amaranto. Tra questi si distinguono soprattutto Magenta, Fedayn, Sbandati e Gruppo Autonomo. Questi gruppi, nei primi mesi del 1999, finiranno per unirsi sotto il nome di Brigate Autonome Livornesi. Lo scopo della fusione è da ricercarsi nella maggiore centralità del tifo. Dall’ideologia fortemente comunista, sono tra i promotori dell’iniziativa “Fronte di Resistenza Ultras” con altre tifoserie di sinistra italiane come ternani e anconetani.
Il gruppo è stato colpito negli anni da numerosissimi “Daspo, fino ad arrivare a circa 400 in un’unica stagione calcistica, che hanno portato allo scioglimento ufficiale nella stagione 2003-‘04. Le Brigate sono state affiancate in quegli anni dai North Kaos, che, al contrario di quanto in molti pensano, non erano un gruppo di destra, anche se erano differenti dalle Brigate nel modo di concepire il tifo e nel rapporto politica/stadio, nonostante diversi di loro andassero alle manifestazioni con le B.A.L. L’unica infiltrazione fascista a Livorno è stata quella della Legione, debellata, nel ’93-’94, poco dopo la sua nascita. Dal 2007 le B.A.L. non esistono più neanche in maniera “non ufficiale”, infatti “Fino all’ultimo bandito” era lo striscione usato dalle stesse dopo lo scioglimento. La curva si è spaccata poi in due gruppi principali, “Vecchie Origini Livornesi1915” e “Visitors1312”, che hanno deciso di dare un taglio piuttosto netto alla politica in curva. La finale Playoff per la A, di qualche stagione fa, col Brescia, vide il ritorno dei Fedayn. Il resto è storia dei nostri giorni, con lo scioglimento di tutti i gruppi della Nord, causa l’introduzione della famosa Tessera.
Nascita delle B.A.L.
Livorno e calcio, un binomio che storicamente si associa a momenti caldissimi, dalle risse con tanto di sparatorie negli anni ’30, all’Ardenza fortino inespugnabile negli anni ’60. Un almanacco del ’68, anno successivo alla violenta invasione di campo di Livorno-Monza (19 novembre 1967), scrisse “Se si continua di questo passo gli archeologi del Tremila troveranno all’Ardenza le ossa di arbitri e guardalinee”.
Sul finire degli anni ‘70 e negli ‘80 a Livorno ci si identificava coi Fedayn e gli Ultras, in trasferta non si andava spesso, se non per motivi di vicinanza o importanza. Molti preferivano seguire il basket (all’epoca c’erano due squadre di Livorno in A1) per finali varie e, visti i risultati del Livorno,la pallacanestro imperversava. Per molti ragazzi non c’era l’abitudine di andare allo stadio. Gli anni ‘90 invece hanno portato dei picchi sportivi, che partendo dal basso più profondo hanno acceso la miccia. Anni che hanno portato grandi soddisfazioni e un discreto tifo, anche se la curva (come ovunque accade) era diventata un fatto d’interesse e di moda per molti. Quando la generazione delle B.A.L. è entrata in curva (’90-’91), vi era una totale anarchia: 30 anni di C e tre fallimenti avevano generato una situazione grottesca, priva di punti di riferimento. I più vecchi erano stufi e lasciavano ai più giovani la gestione del tifo senza però aiutarli o consigliarli, rischiando in questo modo di mandare allo sbando l’intera curva nord. Le vere figure di spicco della vecchia generazione si erano allontanate, ma con la nascita delle B.A.L. ricomparvero e diedero man forte nella creazione del nuovo “progetto”.
Le B.A.L. furono fondate col chiaro intento di ricompattare il tifo, dando una possibilità a tutti di essere ultras, e non semplici tifosi occasionali. Le riunioni che portarono alla riorganizzazione della curva erano lunghe e concitate. Gli Ultras ’76, per ovvi motivi d’interesse, non ci stavano, ma avevano sulle spalle un nome logorato. Furono mandati dapprima in Sud per poi esser cacciati pure da lì. La Fossa, che aveva gli stessi problemi, si sciolse per tornare dopo poco tempo e risparire un’altra volta. I North Kaos, rispettati, non vennero esclusi perché avevano un loro modo di stare in curva e in un certo senso avrebbero fornito anche un’alternativa, che poi è finita da sé per la pesantezza di ciò che era stato creato dalle B.A.L. I Fedayn dapprima rifiutarono, poi ci ripensarono e vennero reintegrati nel progetto. Altri formarono “Armata Amaranto”, che si ritrovava al pub “El Pueblo”. Prima della nascita delle B.A.L. ogni gruppo stava dietro al suo striscione e il tifo era dispersivo e poco organizzato. Il debutto dello striscione e quindi del gruppo avvenne in un Livorno-Carrarese. Di lì a poco, risse grosse con chi si lamentava di stare in piedi e per lo sventolio dei bandieroni. Il resto è venuto pian piano, insieme alla crescita della squadra, questo sì, ma non dimentichiamo che il primo anno soprattutto, il Livorno per poco non retrocede. Il segnale era arrivato: a Padova, una delle più belle trasferte d’allora, in 100 in piedi, uniti a cantare 90 minuti. Prima coreografia: cartoncini con mezza curva amaranto e mezza bianca, con al centro un bandierone con la “L”. Prima “azione”: 8 pulmini da 9, senza scorta, a Varese, alle 11 di mattina. Indimenticabile per le B.A.L. la trasferta di Palermo in nave in 150, col capitano della nave che all’arrivo prese un ragazzo da parte e gli supplicò di far levare la bandiera sovietica dal pennacchio, chiedendogli per favore di aiutarlo perché padre di famiglia, per fare rimettere quella italiana perché se entrava nel porto in quel modo l’avrebbero licenziato.
Le B.A.L. sono quelle che hanno saputo sintetizzare organizzazione, passione, idea politica e identità labronica. La ribellione, la lotta, con le sue canzoni (mai copiate) e i suoi motti (mai copiati), per quello che hanno rappresentato, sono state cose importanti per la curva e per la città. Si sciolsero per i troppi problemi, buchi nel ricambio che non c’è stato, e per la drastica situazione a livello legale. Sotto quest’ultimo aspetto va però ricordato come alcune centinaia di persone abbiano avuto l’avvocato gratis o con contributo e gente finita in carcere ha ricevuto aiuti. Erano state messe alla berlina sotto l’occhio penale con anche l’addebito del reato di associazione a delinquere. La forza delle B.A.L. fu però essenzialmente questa: gente che la società tende ad emarginare si sentiva protagonista e coinvolta in un progetto, orgogliosa di esserlo, a cui veniva insegnato a comportarsi e sentirsi importanti, sia come singolo che come appartenente.
Gemellaggi:
Marsiglia
AEK Atene
Virtus Verona
“Il “Il Tirreno” del 15 dicembre 1993.
Rivalità principali:
Pisa
Hellas Verona
Lazio
Roma
Triestina
PRECEDENTI SUGLI SPALTI TRA ALESSANDRIA E LIVORNO
Il tifo alessandrino in Alessandria-Livorno del campionato 1983-’84.
(Dal libro “Ultras Grigi Alessandria 1974-1998…la nostra storia” di Alessandro Barillaro):
1983/1984: (…) Proprio nella città toscana andammo in una trentina, quando i livornesi si aspettavano un treno speciale, non facendo una bella figura, visto che all’uscita della stazione un esercito di tifosi amaranto ci prese lo striscione restituendocelo senza l’orso centrale (all’Ardenza quel giorno c’erano 13 000 spettatori). Al ritorno si presentarono ad Alessandria in 1000 e vinsero la partita per 3 a 0, chiudendo di fatto il nostro campionato a febbraio.
1990/1991: (…)Arrivarono dei ragazzi dicendo di averne avvistati una dozzina (di livornesi, nda) a piedi in Corso Virginia Marini. Partimmo di corsa con cinghie e bastoni in mano, riuscendo a vederli passare un isolato più in là, intercettandoli poco dopo, all’incrocio con via Milano, fermandoci di fronte a loro ansimando per la lunga corsa, mentre ci sfilavano davanti.
Appartenevano quasi sicuramente ai Fedayn, uno portava sulle spalle lo zaino con lo striscione, età dai 30 in su, look da anarchici dei centri sociali ed incutevano rispetto. Noi non ci presentavamo con la nostra prima linea, ma eravamo ugualmente competitivi, anche se più giovani di loro.
“Il Piccolo” del 4 settembre 2000.
Proprio la nostra esitazione con le armi in pugno fece sorridere un livornese mentre passava, un sorriso che gli fu letale, perché venne immediatamente centrato al volto da una cinghiata, seguita a ruota dall’assalto di tutti gli altri.
Gli Ultras alessandrini all’Ardenza, in occasione di Livorno-Alessandria 2-0, campionato di serie C1 2000-’01.
Li colpimmo duramente, anche se quello con lo striscione filò assieme a qualcun altro e non lo inseguimmo, continuando ad infierire su chi aveva avuto le palle di rimanere.
(…) Forti e orgogliosi per aver avuto la meglio nello scontro coi toscani entrammo allo stadio, dove la nostra considerazione tra i capi storici crebbe a dismisura, da quel momento infatti nessuno di noi avrebbe più dovuto dimostrare qualcosa.
Fotogallery di un pomeriggio di guerriglia al “Mocca”
17 febbraio 1991, Alessandria-Livorno 1-0, campionato di serie C2.
Davide Ravan