Nell’ambiziosa Pistoiese che affronta il campionato di Serie C 1976-’77 guidata da Bruno Bolchi, ci sono alcuni personaggi che hanno fatto (o faranno) la storia del calcio italiano. Il portiere titolare è Lido Vieri, con 400 partite in A tra Torino ed Inter, poi c’è l’ex alessandrino Giampiero Dalle Vedove, una colonna del centrocampo; i due giovani Stefano Di Chiara, proveniente dalla Lazio e, soprattutto Sergio Brio, in prestito dalla Juventus, dove tornerà per vincere tutto.
Il “vecchio” Danny e il “bambino” Brio formeranno una bella coppia di amici. Nell’anno e mezzo di convivenza in maglia arancione (Dalle Vedove lascerà la Pistoiese per Montecatini nel gennaio 1978) i due giocheranno molte partite assieme condividendo un’esperienza importante per entrambi.
Con loro l’ “Olandesina” vincerà il campionato di C con otto punti di vantaggio sul Parma secondo.
La stagione successiva, in una serie B che la Pistoiese non vedeva da ventinove anni, inizia non benissimo per la pur rinforzata squadra toscana, tanto che Bolchi deve lasciare la panchina a Riccomini.
Brio e Dalle Vedove sono ancora lì, ma Danny a gennaio lascia per andare a consumare gli ultimi spiccioli di una grande carriera a Montecatini.
Sergio Brio in questo periodo fu titolare inamovibile giocando 35 partite in C e 37 in B contribuendo alla salvezza degli arancioni; Dalle Vedove invece, giocò la stagione della promozione da protagonista giocando 31 partite; molto meno incisivo nella prima parte della stagione tra i cadetti con solo 5 presenze, le sue ultime giocate tra i professionisti.
Dalle Vedove nella Pistoiese: è il secondo in piedi da destra, accanto a lui il giovane Brio.
Oggi Brio è impegnato come opinionista. Lo abbiamo contattato e lui è stato molto felice di poter parlare del “vecchio Danny”.
“Pensando a lui mi vengono le lacrime agli occhi: ho saputo in ritardo della sua scomparsa e me ne rammarico profondamente, perché avrei voluto essergli vicino per l’ultimo saluto. Ma lo porterò sempre nel mio cuore” le prime parole dell’ex difensore juventino.
Ed ancora: “Era il massimo della signorilità. Tutti vorrebbero giocare con un compagno come Danny”.
Su come era Dalle Vedove in campo: “Giocavo accanto a lui e ci capivamo al volo. Aveva doti eccellenti. E nella vita di tutti i giorni era una persona splendida. Dovrebbe essere l’esempio per i giovani di oggi. La società dei nostri giorni dovrebbe scegliere modelli giusti, veri, migliori”.
Sui momenti piu belli vissuti insieme: “Parlavamo a lungo. Dava sempre consigli utili, a tutti. Mi ha insegnato a diventare un calciatore”.
Sergio Giovanelli
Mario Bocchio
Guarda anche
Senza Dalle Vedove siamo più poveri: di talento, orgoglio e storia