Museo Grigio mette insieme due delle sue passioni – calcio e storia – per realizzare la pubblicazione Terra di campioni, presentata oggi nel corso di un convegno al quale hanno apportato i loro contributi i giornalisti Darwin Pastorin e Antonio Barillà e l’antropologo Bruno Barba, sollecitati dalle domande di Mimma Caligaris.
Sfida emozionante
Come ha voluto sottolineare Emanuele Bellingeri, l’anima di Museo Grigio, “stiamo lavorando per vincere la sfida di realizzare ad Alessandria una serie di opere di forte impatto espressamente per tenere viva la tradizione calcistica della città”. Essendo egli stesso un appassionato di calcio, ha accettato con entusiasmo la mission di contribuire direttamente all’identità di una città che deve tantissimo al calcio e che merita un museo e un centro studi dedicati.
Incrocio
“L’incrocio fra calcio e identità non è molto frequente ai giorni nostri, per questo è bello averli accostati – ha sottolineato Bellingeri, tifoso da bambino della squadra della sua città natale Alessandria -. Praticamente sono cresciuto allo stadio, era naturale che l’Alessandria diventasse la mia squadra. La gente di Alessandria tifa per la propria squadra incurante della vicinanza con alcuni grandi club, come per esempio quelli di Torino, Genova e Milano”.
Paesaggio urbano
Terra di campioni è un progetto, supportato anche dalle istituzioni, che si caratterizza per l’attenzione a quei calciatori famosi, tutti di Alessandria, che in un tempo ormai lontano costituirono la celebre Scuola alessandrina e che Museo Grigio li vuole fare rivivere attraverso i luoghi della città, accanto alle istantanee di gioco. Come quelle che li immortalano campioni del mondo nel 1934 e 1935.
Ispirazione
“Ritengo il paesaggio generalmente fonte di grande ispirazione – spiega Bellingeri – .Foto in cui il grigio delle maglie si confonde con il biancastro della nebbia e lo scuro del fango, per esempio, attira molto la nostra attenzione. Non si può sfuggire alla nebbia in questa parte del Piemonte. C’è molta acqua nei nostri ricordi, sotto forma di fango. Il fango è il soggetto dominante nella storia del calcio alessandrino, i suoi riflessi sono un elemento interessante. Un pallone di cuoio pesante ha qualcosa di magico, per non dire ipnotico, sotto una certa luce o circostanze”.
Fotografia
Da dove trae l’ispirazione la pubblicazione? “Molto è legato alla luce e al clima – spiega Bellingeri – .Nel nostro archivio ci sono tantissime istantanee, un momento catturato diventa un quadro storico della tradizione calcistica di Alessandria”.
Popolarità
Le storie di gente che non aveva nulla (perché erano anni difficili) ma che ha dato tantissimo – titoli mondiali, europei e scudetti (anche se ad Alessandria la mancanza della vittoria di un campionato è una ferita che rimarrà sempre aperta) – sono state raccolte per istruire le giovani generazioni e insegnare loro che quella per i Grigi è un’autentica fede.
Mario Bocchio