“Cicciogol” Franco Marescalco dice quello che pochi altri possono dire senza apparire ridicoli: “I calciatori oggi sono un po’ come i nomadi, seguono i soldi e non il cuore. Se avessi pensato solo ai soldi, avrei certamente guadagnato di più. Ma per me si è sempre trattato di altro, di passione, di attaccamento alla maglia, non di soldi”.
La diversità sta in quel feeling con la maglia grigia, e nell’aver saputo legarsi alla Curva Nord come con un cordone ombelicale. Fabio Artico può permettersi di dirlo, altri no. Ad eccezione di Marescalco.
I tifosi dovrebbero amare la maglia e non considerare chi la indossa, ma questo è praticamente impossibile poiché si finisce sempre per innamorarsi calcisticamente del bomber della propria squadra del cuore. Questo è il calcio e sempre sarà così.
Succede anche che ciò che spesso riempie i sogni dei tifosi ogni tanto si trasformi in incubo. Proprio come sta succedendo oggi al Moccagatta. Ciò che forse si sottovaluta è che nessuno di questi giocatori è un simbolo per la Curva. Leader magari sì. Marescalco e Artico – in due epoche diverse – erano due simboli, che è una cosa diversa, e tali sono rimasti. E non è detto che tutti i leader si trasformino in simboli.
Come prendersi l’Alessandria? Chiedere proprio a Artico. L’attaccante che mancava da tempo ha dato le sue risposte in campo e non solo. Ci ha confessato: “La Curva mi ha coccolato fin dal primo momento, ha detto che mi voleva a tutti i costi, mi ha messo al centro. Non ho mai abbassato la testa e ho sempre lavorato duro, assumendomi tutte le responsabilità anche quando le cose non andavano bene. Chiedendo a volte anche scusa”. Poi chiosa finale su Luca Di Masi e i tifosi che oggi contestano: “Io e il presidente parliamo due lingue diverse, per cui le nostre strade hanno finito per separarsi. Me ne sono andato via io? Vero, ma lui mi fece una proposta inaccettabile. Dispiace per la contestazione, ma non tutti possono capire a fondo e dialogare con la Curva Nord Spero di poter essere diventato l’idolo della Curva, non era facile sostituire uno come Marescalco”. Che prontamente aggiunge: “È stato un grave errore che la società abbia risposto in quella maniera alla Curva. Al contrario, avrebbe dovuto capire l’incazzatura”.
Il calcio non è fatto per le storie durature. Ma ci sono Maldini e Totti. E anche Marescalco e Artico. E se non ce ne sono di più forse forse è quasi meglio: per paradosso le bandiere non sarebbero più bandiere.
Mario Bocchio
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