Cittadella, il laboratorio vincente di Glerean

giovedì, 14 Aprile 2022

Ezio Glerean

Ezio Glerean è stato una delle figure cult nel mondo del calcio. Il suo stile di gioco era unico in Italia e si ispirava all’Ajax di Johan Cruijff. Il suo modo di giocare era molto offensivo e spesso schierava i suoi giocatori con un 3-3-4 o con un 4-2-4

A differenza di altri suoi colleghi non ha avuto una carriera facile, anche se era cresciuto nelle giovanili del Genoa, Una volta ritiratosi dall’attività agonistica ebbe una folgorazione, diventare un allenatore e fondamentale per l’ispirazione al modello Ajax fu la moglie Caroline di origine olandesi.

Il calcio espresso dalle squadre di Glerean era molto efficace e diretto. Niente possesso palla, ma il gioco per i 4 uomini offensivi, con i centrocampisti che erano chiamati a un gran lavoro e a combattere sulle seconde palle. L’inizio della sua avventura e della rivoluzione calcistica parte dal basso. Gli anni di gavetta partono dai campi di periferia e precisamente dalla Seconda Categoria, sulla panchina della Marosticense. È quando vince il campionato di Serie D con il Sandonà che tutti si accorgono di lui. Le somiglianze con la grande Ajax sono molteplici. Peccato che l’anno dopo la promozione svanisca nella sfida contro il Montevarchi.

Ad accorgersi di lui è il Cittadella, dove si materializza il suo secondo miracolo. Al primo anno in C2 raggiunge i playoff, nonostante la squadra fosse abituata a lottare per la salvezza. Il Como non lascia scampo, il sogno di Glerean è solo rimandato. Nel 1998 non fallisce, altra grande stagione e approdo in C1 grazie dopo la finale disputata a Ferrara contro la Triestina. Il primo anno sembra difficile, ostico per una neo promossa, e invece no. La salvezza è tranquilla e la qualificazione ai playoff svanisce solamente all’ultima giornata. Il secondo anno è sempre quello buono e la squadra arriva in Serie B, battendo il Varese prima e il Brescello poi.

Il Cittadella 2007-’08 che riconquistò la Serie B

Il suo calcio è divino, gli attaccanti disposti a triangolo si muovono alla perfezione e sono i primi a difendere qualora ce ne fosse bisogno. Il salto in B è storico, come la salvezza ottenuta. Dopo aver scritto la storia del club e dopo la retrocessione l’anno successivo si consuma il divorzio.

Ricomincia, questa volta dal Venezia di Maurizio Zamparini, ma complice la cessione societaria il presidente sposta lui e un blocco di giocatori nel Palermo appena acquistato. La magia sembra scomparsa, il tempo di disputare una partita e viene esonerato. Riparte dalla C1 con il Padova ma anche qui le cose non vanno meglio. Per uno strano segno del destino perde contro il Cittadella e si dimette. Dopo aver respinto le dimissioni, le cose di certo non migliorano e a febbraio le strade si separano. Continuerà la sua carriera tra B e C, con Venezia, Ferrara, Bassano e Cosenza senza riuscire a esprimere quanto di buono fatto vedere negli anni precedenti.

Mario Bocchio

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