Dirompente. Questo l’effetto provocato dalla volontà del presidente Di Masi di cedere l’Alessandria: tutto ciò ha significato pure un taglio netto col passato e il ritorno a estati trascorse nell’incertezza.
Le vicende societarie riportano indietro al 2011 quando la cordata alessandrina di Capra e Bonanno (sostenuta da Cesare Rossini e Paola Debernardi, appoggiati a loro volta dalla politica) finì sul ponte di comando, evitò un secondo fallimento e condusse il club agevolando poi nel 2013 l’ingresso dell’imprenditore torinese. La speranza è che tempi e modi siano gli stessi.
Quelle che invece sono cambiate, e in maniera drastica, sono le dinamiche legate alla squadra. I tifosi erano abituati bene: nei passati mesi di luglio gli unici argomenti che infiammavano le discussioni erano la campagna acquisti e l’ingaggio di un nuovo mister. L’Alessandria veniva accreditata come una delle corazzate del girone: che si trattasse di giocatori di categoria o di qualche elemento che scendeva dalla B i grigi facevano sempre parlare di sé. Ripercorrendo le varie estati targate Di Masi l’apice era stato quello raggiunto a luglio 2016. Ritiro estivo a Bardonecchia con tanto di presentazione della squadra in loco, molti tifosi partiti da Alessandria proprio per quell’evento nella speranza che alla presentazione ci fosse anche il «pezzo da 90» Pablo González (arrivò qualche giorno dopo). Le aspettative non potevano che essere alte dopo gli arrivi di Braglia come tecnico e di calciatori dal passato illustre quali Sestu e Cazzola.
Come andò quel campionato tutti se lo ricordano però anche l’estate successiva, dopo una rivoluzione tecnica, Di Masi rilanciò. Arrivarono nomi pesanti per la C come Bellomo (che deluse) e Casasola ma soprattutto non venne smantellata l’intelaiatura dell’anno precedente: una Coppa Italia di C e una bruciante eliminazione ai play off crearono in Di Masi i presupposti per l’unica sessione di mercato al risparmio.
L’estate 2018 infatti si caratterizzò per una linea verde partendo da un allenatore con poca esperienza (D’Agostino): alla fine la squadra, più per demeriti altrui, arrivò pure a centrare i play off seppur per il rotto della cuffia, con un altro mister però: Colombo, poi non confermato. Sembrava l’inizio di un periodo sotto tono e invece, dopo solo una stagione, Di Masi rilancia in grande stile raggiungendo l’apice con l’ingaggio di Longo: non una mossa estiva (era stata data fiducia al Gregucci bis) ma una chiara dimostrazione della volontà di non lasciare nulla d’intentato per raggiungere l’agognata serie B che, infatti, è poi arrivata nella finale playoff col Padova.
Dopo la retrocessione dalla serie cadetta è cambiato tutto. Quella che sembrava poco più che una formalità, ovvero l’iscrizione dal campionato, il patron ha già spiegato che non è stata tale: poi è arrivata l’altra doccia fredda legata al progetto sportivo che non prevede «senatori» scesi dalla B ma solo dei giovani da valorizzare, il tutto sempre in attesa che venga trovato un acquirente intenzionato a fare, auspicabilmente con serietà, calcio in città.
Articolo di Francesco Gastaldi su “La Stampa” ed. Alessandria