Un pugile groggy. O anche un flipper in tilt per le troppe spinte, scegliete voi. L’Alessandria mercoledì ha dato l’impressione di un pugile chiuso nell’angolo, a braccia basse e senza più guardia. Un gol da incubo, Cori che colpisce senza pietà approfittando dello sbandamento totale della difesa. Assolutamente irriconoscibile. Tutti discutevamo della qualità del gioco dell’Alessandria di quest’anno, ma tutti ne riconoscevamo anche la solidità, la capacità di fare risultato e soprattutto di cavare il massimo anche dalle partite più brutte. Ma è chiaro che c’è qualcosa che non va. Quello contro l’AlbinoLeffe è lo schiaffo più pesante preso in faccia, perché quella solidità che aveva portato i Grigi ad inanellare tre vittorie di fila all’improvviso è venuta meno. Quelle accuse spesso teoriche e un po’ troppo filosofiche sulle qualità della squadra all’improvviso sono diventate molto più gravi e concrete, reali. L’Alessandria di mercoledì non è certo una squadra che potrà vincere il campionato: dovrà scoprire da sola di quale male oscuro soffra, perché all’improvviso la luce si spenga in questa maniera così clamorosa. Non è tanto la sconfitta che preoccupa, quanto com’è maturata. Anche Mister Gregucci dovrà riflettere su certi assemblaggi che proprio non convincono. Gregucci e il diesse Artico dovranno prendere atto che la squadra va in affanno nel momento in cui viene a mancare l’apporto di una pedina come Alessandro Gazzi, al quale oggi non c’è un’alternativa, finendo per rendere ufficiale anche il problema della difesa. Così come è diventata palese la difficoltà ad andare in gol senza Corazza. La partita di Gorgonzola riapre dunque il dibattito sull’Alessandria, che sembrava la più forte, e forse lo è. Cosa manca ha chiesto in settimana la collega Mimma Caligaris a Matteo Rubin? “Uno scatto, che dipende solo da noi. Qui c’è gente che di campionati ne ha vinti e sa bene come fare. Insisto: per i contenuti di questa rosa non posso accettare che non vada in B”.
La quarta sconfitta in questo scorcio di campionato, tutti i problemi tecnici che abbiamo accennato, una certa ansia da prestazione, e soprattutto l’obbligo di dover fare grandi cose potrebbero essere la causa di questi cortocircuiti. Detto che stiamo sempre parlando di una squadra che può contare proprio su giocatori importanti, che sono stati determinanti per ottenere promozioni su altre piazze altrettanto blasonate e importanti, che vivono quotidianamente la realtà di una società serissima che dà loro anche le garanzie economiche, a questo punto bisogna vedere se le nostre prossime avversarie (a cominciare dal Piacenza oggi) sapranno davvero mandare al tappeto il pugile chiuso all’angolo a braccia basse.
Mario Bocchio