Il corsivo di Mario Bocchio
Sono stato alquanto sorpreso dal tenore di un articolo pubblicato questa mattina da un noto sito nazionale. “Una stagione che si preannuncia drammatica”. Toni da tregenda. Esagerati. Spropositati. Che ti fanno venire il forte dubbio che gli stessi siano in qualche modo pilotati. Da chi? Magari da qualche procuratore con l’intento di promuovere una sostituzione dell’ allenatore, o da qualche direttore sportivo oggi disoccupato e allettato da una piazza prestigiosa come quella che si staglia all’ombra del caro e glorioso “Moccagatta”. O magari solo per puro sensazionalismo, con lo scopo di suscitare un notevole interesse nell’opinione pubblica, visto che i Grigi fanno sempre notizia.
Incominciamo col dire che i Grigi rispetto alla seconda giornata dello scorso campionato hanno più punti: tre contro due.
Oggi siamo davanti ad un processo di crescita che nel tempo dovrò portarci ad essere competitivi e questo è sotto gli occhi di tutti. Quello dell’Alessandria è un ciclo destinato a vincere solo nel tempo.
La sconfitta con il Pro Piacenza è uno stop che potrà avere ripercussioni solo se la squadra e l’ambiente si faranno prendere dal panico. Ci sono i margini per pensare positivo.
Credo in questi giovani per il futuro, ma mi auguro possano essere aiutati da tutto l’ambiente ad essere importanti anche per il presente. Sono ottimista, devono giocare con continuità. Anche a costo di sbagliare. Non me la sento di dare responsabilità a nessuno.
Un primo momento difficile – per la precisione un quarto d’ora – mi sembra poco per cominciare con le critiche. Mister D’Agostino conosce meglio di ognuno di noi lo spogliatoio e allora deve essere lui a trovare le parole giuste. La squadra lo aiuterà se batterà domenica la Lucchese, perchè solo una vittoria potrà respingere le tante parole fuori posto che qualcuno già sta cominciando a mettere in giro.
Non farei processi. Bisogna analizzare gli errori, far tesoro degli stessi e ripartire. Subito. A quest’Alessandria manca il particolare per diventare una buona squadra e anche l’esperienza . In Serie C così rischi parecchio, è una squadra ancora immatura. Questo è l’anno per verificare e far crescere il nuovo patrimonio umano della società. Per poi realizzare qualcosa di importante nel tempo e che duri nel tempo.
Questa d’altronde – piaccia o non piaccia – è una stagione particolare. Io ho già sentito dire in giro: “eh però …”. Attenzione a dire certe cose, perché se i giocatori iniziano a percepire questo atteggiamento dell’ambiente, allora è finita ancora prima di cominciare.