Al termine del campionato di Serie A 1958-’59, concluso al quattordicesimo posto raggiungendo la salvezza, l’Alessandria del tecnico Luciano Robotti, esattamente il 20 giugno in notturna, disputò al Moccagatta un’amichevole internazionale.
Avversaria la squadra inglese del Fulham, che al tempo figurava in testa alla classifica della Seconda Divisione. Nelle sue fila militavano sette giocatori che avevano fatto parte della Nazionale, e tra questi vi era la famosa mezz’ala sinistra Johnny Haynes.
Alla fine il risultato fu un pareggio, ma leggiamo cosa scrisse allora Il Piccolo.
Non tutte le partite organizzate “sotto l’etichetta di amichevole” si svolgono e si concludono nei preventivato clima dell’amicizia, della cordialità e della cavalleria sportiva. Mancando in esse uno specifico interesse, si ritiene di poter assistere a degli spettacoli agonistci soddisfacenti e ricchi di insegnamenti tecnici e stilistici. Invece, non sempre le previsioni della vigilia si avverano. Purtroppo, qualche volta, l’attesa viene delusa. Sono gli stessi giocatori che con il loro innegabile comportamento in campo concorrono in maniera determinante, a far degenerare l’avvenimento, riempiendo l’animo degli spettatori di malcontento per lo spettacolo poco sportivo offerto.
Si inizia tra una piacevole fioritura di complimenti e cortesie, foriere di allettanti promesse. Le prime azioni vengono condotte, da entrambe le contendenti, in eleganza e correttezza, dando al pubblico la netta sensazione di poter assistere ad un vero e proprio “gala” calcistico. Ma la bonaccia è di breve durata. Qualche insignificante screzio, qualche piccola ripicca, un pò di nervosismo, cambiano volto all’incontro. Dai dispettucci si passa alle grossolane scorrettezze: dall’eccessiva irruenza si cade nella voluta cattiveria: l’atmosfera si elettrizza ed il pubblico giustamente rumoreggia.
E il “grande” spettacolo agonistico muore sul nascere. Così è stato per la notturna al “Moccagatta” di sabato scorso, nell’amichevole tra i grigi dell’Alessandria U. S. e i londinesi del Fulham. Nessuna colpa, è doveroso riconoscerlo, si deve attribuire ai padroni di casa se la gara fu costellata di episodi sconcertanti. La responsabilità va attribuita esclusivamente agli ospiti, per la loro poco ortodossa condotta di gioco. Noi italiani conserviamo una buona opinione circa l’ abilità calcistica dei britannici. Ritenevamo perciò che anche gli esponenti del Fulham fossero, in campo, dei ”gentlemens” dotati di eccellenti requisiti tecnici, stilistici e soprattutto cavallereschi. Speravamo di apprendere dalla compagine londinese una lezione di bel gioco, atta ad appagare il desiderio degli sportivi alessandrini. Invece i “maestri” ci hanno deluso. A soddisfare il pubblico hanno provveduto i nostri valorosi grigi, ricalcando, specie nella seconda fase della gara, gli stessi migliori temi di gioco degli ospiti, ma con maggior nitidezza di idee, con maggior foga, contenuta comunque nella massima lealtà e correttezza. Nessuno dei padroni di casa si è abbandonato ad azioni riprovevoli come si abbandonarono viceversa il mediano Bentley ed il terzino sinistro Langley.
Questi due uomini, da soli, riuscirono a dare più grattacapi a Liverani di quanti potrebbe darne un gregge in fuga al mandriano. Ad arroventare notevolmente la competizione contribuirono altresì Lowe e Cock, con i loro pericolosi sgambetti e spinte. L’unico atleta meritevole di elogio è Haynes. La mezz’ala sinistra del Fulham ha dimostrato di essere un artista ed un vero signore del gioco. È stato attaccante, difensore e regista, fornendo una prestazione ammirevole sotto ogni punto di vista. I grigi, di fronte ad un avversario alquanto robusto, non si sono affatto smarriti. Lo hanno affrontalo con coraggio e decisione, senza ricorrere a biasimevoli sotterfugi per imporre un ritmo di gioco particolare. Hanno combattuto a viso aperto, riuscendo per lunghi tratti della gara a letteralmente dominare.
Fra gli alessandrini, hanno provato il centromediano Curti della Sanremese, l’ala destra Taddei del Fedit Roma e l’ala sinistra del Cagliari. Esprimere un giudizio su questi tre elementi, ci pare azzardato, in quanto furono costretti a giocare in un clima poco propizio a mettere in risalto le loro doti tecniche. Ciò non di meno, affermiamo che a nostro parere Curti è stato il migliore, il ragazzo non ricusa la lotta, anche se l’irruenza degli avversari sovente gli suggerisce la prudenza. Ha il senso della posizione ed i suoi interventi sono risultati puliti e tempestivi ! Di Taddei, diremo che ha un bel tocco di palla e chiarezza di idee nelle azioni conclusive. L’atleta ha sufficienti numeri per assicurarsi un brillante avvenire. Ci sembra, tuttavia, che l’impiego di Taddei in squadre di serie A non possa avvenire che tra qualche anno, quando cioè il bravo calciatore sarà riuscito ad abbinare alla tecnica l’esperienza del mestiere. Meanti è un giocatore volonteroso, e sul suo conto riteniamo di avere detto sufficientemente. Ma, ripetiamo, i nostri non debbono essere intesi come giudizi, ma come pure e semplici impressioni. Per potere del resto equamente giudicare il reale valore dei tre, occorrerà rivederli all’opera in una competizione meno scorbutica di quella di sabato scorso. Le opinioni potrebbero essere modificate.
Per quanto concerne il rimanente della compagine grigia, dobbiamo tessere un incondizionato elogio di tutti, in quanto tutti hanno disputato una bella e gagliarda partita.
Mario Bocchio