Un rude mastino difensivo, confinato al ruolo di terzino destro dall’album Panini e marcatore assiduo dell’attaccante più pericoloso nella vita di tutti i giorni. Una favola, oppure una storia di ordinaria realtà del pallone alla periferia dell’impero. La sintesi e il senso della carriera di Renzo Contratto, ex grigio, campione del calcio ancora artigianale e foriero di sogni di straordinaria quotidianità in un’epoca che agli occhi dei pischelli da tribuna d’oggidì sembrerà remotissima: quella dei mitici anni Settanta e Ottanta e della loro appendice nella decade immediatamente successiva, quando ancora le sbornie da antenne satellitari erano allo stadio di ipotesi lontana. Il piemontese dai riccioli d’oro oggi ha 62 anni.
Un breve ma formativo apprendistato con Mantova, Alessandria e Pisa, e dal 1980 al 1988 la sua vita professionale si tinse del viola della Fiorentina. Dove fece in tempo ad assistere alla parabola discendente di Giancarlo Antognoni e al percorso inverso di un talento in sboccio chiamato Roberto Baggio. Prima di tuffarsi, nell’avventura atalantina, sotto maestri come Emiliando Mondonico.
Mario Bocchio