Fu il primo allenatore moderno. Visionario, tenace, innovatore. Costruì una squadra di geniali ribelli e in due anni portò la Lucchese in serie A. Scampato all’olocausto, morì nella tragedia di Superga. Ecco la storia di un uomo (e di un padre) straordinario.
Spiegare la shoah ai millennials non è affatto semplice. Per molti le leggi razziali e l’olocausto sono solo temi riassunti negli ultimi capitoli dei libri di storia. Quelli affrontati con più leggerezza perché ormai si è quasi alla fine dell’anno scolastico. Ma se alla narrazione e alla memoria dai forma con la voce dei protagonisti e al racconto aggiungi nomi e cognomi di persone che prima ancora di essere grandi sportivi furono uomini dai grandi ideali, allora la percezione cambia radicalmente. Ed è anche possibile che un cinema strapieno di giovani possa scoppiare in un fragoroso e spontaneo applauso dopo la visione di un documentario autoprodotto. Quei giovani non si sono lasciati distrarre dalle tentazioni che l’evento didattico fuori sede può provocare. E attorno al nome di Erno Egri Erbstein hanno fatto esplodere la loro commozione.