Praticamente tutti abbiamo giocato al pallone, a scuola, con gli amici, i colleghi. In squadre dai nomi improbabili, con maglie orribili e i numeri che si staccavano al secondo lavaggio, in partite che cominciavano alle due del pomeriggio e si concludevano intorno alle otto di sera, provando ogni tanto a giocare in attacco per poi inevitabilmente finire a fare il terzino. Ogni volta però con la stessa emozione di un calciatore di serie A, o meglio ancora… dei Grigi! Poi c’era anche tempo per scambiare le figurine, collezionare il “Guerin Sportivo” e le altre riviste. D’altronde era stato così anche per i nostri padri.
Erano i tempi del calcio più genuino, che raccoglieva storie di periferia, dove c’era sempre nebbia, l’erba vera un desiderio inascoltato. Ne viene fuori un concentrato di nostalgia, un distillato di amicizia, di felicità e di divertimento, ma soprattutto di passione. Nella triste consapevolezza che purtroppo non si può tornare indietro. Se non andando a ricercare i reperti. Memorabilia, collezionismo, non lucro, ma sentimento. Da conservare con gelosia quasi morbosa.
“L’Intrepido”, nato nel 1935, chiuse i battenti nel gennaio del 1998.
Nei primi anni di pubblicazione, il giornale ospitò per lo più fumetti avventurosi italiani e stranieri, tra cui Dick l’Intrepido, che diede il titolo alla rivista. Ebbe anche supplementi di serie poi diventate autonome come quella di Forza John. Tra gli artisti che fecero la fortuna dell’Intrepido si segnalano Antonio Salemme, Giuseppe Cappadonia, Ferdinando Vichi, Sergio Montipò, Carlo e Vittorio Cossio, mentre ad esordire sulle sue pagine furono Walter Molino e Aurelio Galleppini.
Dagli anni Cinquanta appaiono i primi fotoromanzi e le prime rubriche e pagine didattiche. Dal 1963 prendono sempre più spazio le pagine dedicate allo sport, in particolare al calcio. Celebri anche le pubblicità ospitate, dove fecero la comparsa i mitici occhiali a raggi x per vedere attraverso i vestiti.
Dagli anni Settanta, “L’Intrepido” cominciò sempre più a rivolgersi ad un pubblico giovane, in età adolescenziale o superiore, lasciando la fascia di età preadolescenziale al “cugino”, “Il Monello”. Nascquero personaggi destinati ad avere un breve ma intenso successo, come Billy Bis, creato da Antonino Mancuso e Loredano Ugolini nel 1966, Lone Wolf, creato da Luigi Grecchi e Fernando Fusco nel 1968, personaggi come Ghibli o come la serie di storie umoristiche disegnate da Claudio Medaglia o da Giorgio Dall’Aglio.
Nel 1982 la testata cambiò diventando “Intrepido Sport” e accentuando sempre più la commistione tra sport (soprattutto calcio) e fumetti, affidando il coordinamento della redazione sportiva all’ex direttore della “Gazzetta dello Sport” Gualtiero Zanetti. Arrivò a vendere in media 700 mila copie. Nel 1987 un cambio di formato lo trasformò in rivista a tutti gli effetti con sempre meno fumetti e sempre più sport. Due redattori dell’epoca, Domenico Calcagno e Matteo Dotto, avrebbero poi fatto una carriera importante in ambito giornalistico-sportivo: il primo in quotidiani (“Il Giorno”, “Corriere della Sera”), Dotto in quotidiani (“La Notte”), settimanali (“Guerin Sportivo”) e Tv (reti Fininvest, trasmissione Controcampo). Dal 1992 la svolta: gli ormai pochi fumetti avevano un taglio meno spensierato, i contenuti della rivista vennero giudicati “forti”, tanto da far subire ad alcuni autori un processo per oltraggio alla morale.
Nel 1994 divenne un mensile, poi un bimestrale, e sfurono gli ultimi tentativi di rilanciare le vendite ormai molto basse. Chiuse definitivamente nel 1998. Molti gli autori di fumetti che hanno collaborato alla rivista, come Luca Enoch ed altri, sono poi approdati alla Sergio Bonelli Editore; molti furono anche gli illustratori delle copertine, tra gli altri Walter Molino.
“Il Monello” è stata una rivista settimanale per ragazzi pubblicata dalla Casa editrice Moderna (poi Casa editrice Universo) dei fratelli Del Duca (Cino ed altri). Venne pubblicato dal 1933, due anni prima del “cugino” “L’Intrepido”. L’edizione venne però sospesa nel 1939 per riprendere, finita la seconda guerra mondiale, nel 1953 (per rivitalizzarne le sorti venne utilizzata la serie avventurosa Forza John).
La rivista deve il suo nome al protagonista del film di Charlie Chaplin, “Il Monello”, interpretato dal giovane Jackie Coogan. Accolse tra le sue pagine fumetti e strisce divenute piuttosto celebri, come Arturo e Zoe, così come illustrazioni di autori altrettanto celebri, come lo stesso Molino.
Negli anni subì diverse rivisitazioni nella forma, passando da libretto a vera e propria rivista, ma anche nei contenuti: dagli anni Settanta i fumetti lasciarono sempre più spazio a rubriche musicali rivolte ad un pubblico preadolescenziale.
Il motivo di tale scelta editoriale si lega sia alla tendenza dei giornali dell’epoca che alla fascia di pubblico maggiormente lucrativa per questi: gli adolescenti. A parte le storie libere ed i pochissimi fumetti, appaiono inserti fissi (dal 1973 – al centro del giornale – l’allegato “Io proprio io”, biografie e interviste di personaggi celebri dello spettacolo e dello sport). Tra i collaboratori che scrissero in quel periodo sul “Monello”, ricordiamo Renzo Arbore, Enzo Tortora, Gianni Vasino, Alfredo Rossi, Luciano Gianfranceschi, Federico Urban e Renato Colombo.
Il giornale chiude i battenti poco dopo aver cambiato nome in “Monello Okay!”. L’ultimo numero in edicola è il 41 del 12 ottobre 1990.
Vi proponiamo il rarissimo inserto sportivo dedicato all’Alessandria Calcio. Siamo ovviamente negli anni Trenta
Quante generazioni hanno sognato con Tex Willer? “Tex” è una serie a fumetti creata nel 1948 da Gian Luigi Bonelli e Aurelio Galleppini ed edita dalla Sergio Bonelli Editore. È la più famosa e duratura serie a fumetti italiana di sempre.
In principio il fumetto fu pubblicato nel classico formato a striscia (16,5 X 8 cm) caratteristico dell’epoca: complessivamente uscirono nelle edicole, con periodicità settimanale, ben trentasei serie dal 1948 al 1967. Le rese venivano poi utilizzate per confezionare le cosiddette raccoltine: le strisce venivano private della loro copertina in carta, assemblate insieme (il numero degli albi accorpati variava) e dotate di una nuova copertina in cartoncino disegnata appositamente da Galep.
Di queste raccolte ne uscirono tre serie: la prima vide luce tra il 1949 e il 1950 per un totale di soli sette albi; la seconda (detta serie bianca) uscì tra il 1950 e il 1966 e conta 132 albi; la terza (detta serie rossa) è composta da 194 albi usciti a partire dal 1956. Nel 1952 ci fu il primo tentativo di una ristampa cronologica della serie in un formato ad albo. Nacque così la collana quindicinale Albi d’Oro, che chiuse i battenti nel 1960 dopo 8 serie e 205 numeri. Come avveniva per le strisce, le poche rese degli Albi d’Oro (che avevano già una tiratura piuttosto bassa) vennero scopertinate e raccolte in albi con una nuova copertina inedita. Videro così luce i 29 numeri della 1ª serie “Gigante”, la più rara tra le serie texiane e la più ricercata dai collezionisti. Anche il buon Tex strizzò l’occhiolino all’Orso Grigio (foto sopra).
Molti ricorderanno anche il fumetto “Saetta”, in voga negli anni Quaranta. Ecco allora che l’ultima di copertina della storia “La settimana della morte” reca le foto del portiere dei Grigi Diamante e del prolifico attaccante Stradella.
Tra i cosiddetti “tesori di carta”, anche quelli che vennero dedicati ad Emilio Salgari, vale a dire reperti provenienti dall’altrettanto magico mondo dei fumetti. Anche in questo caso l’Alessandria non potè essere ignorata.
Superman, il cui nome kryptoniano è Kal-El, mentre il suo nome terrestre è Clark Kent, è un personaggio dei fumetti creato da Jerry Siegel e Joe Shuster nel 1933, ma pubblicato dalla Dc Comics soltanto nel 1938. È soprannominato anche “L’Uomo d’Acciaio” (in originale: Man of Steel) oppure “L’Uomo del Domani” (The Man of Tomorrow).
Un uomo in grado di sollevare un’auto, con un costume blu addosso ed un mantello rosso sulle spalle, contornato da un gruppo di passanti impauriti: è questa la prima immagine di Superman, quella con cui fa il suo esordio nelle edicole statunitensi.
Sebbene venga spesso accostato al Superuomo nietzscheano, è in realtà più vicino al “Plus Man” di Ralph Waldo Emerson, ovvero un uomo talmente potente da abbattere qualsiasi ostacolo gli si ponga davanti. Il titolo di “Übermensch” viene così assegnato a Batman, che utilizza la propria forza d’animo per sovrastare le ipocrisie e l’assenza di valori nel mondo. Così può iniziare la storia di quello che inizialmente è stato presentato in lingua italiana con il nome di Ciclone l’uomo d’acciaio e poi di Nembo Kid (il ragazzo delle nuvole).
Il sito web Ignha inserito Superman alla prima posizione nella classifica dei cento maggiori eroi della storia dei fumetti prima di Batman.
Celebre è stata la collana curata dalla Mondatori. L’albo n. 615 del 3 novembre 1968 è dedicato al “Golden boy” alessandrino. “Quando Rivera dribblò… Superman!”. Un autentico episodio della vita del calciatore, completamente illustrato. Per ribadire che l’ex grigio è sempre stato un genio predestinato del calcio.
Infine facciamo cenno a “Il Corriere dei Piccoli”, con la sua celebre iniziativa di inserire nell’ultima di copertina le figurine da ritagliare dei calciatori di serie A e B. Per ogni squadra l’undici titolare, proprio come l’Alessandria, nella foto sotto.
“Il Corriere dei Piccoli” anche noto come “Corrierino” o “CdP”, è stata la prima rivista settimanale di fumetti dell’editoria italiana, pubblicata dal 1908 al 1995.
Mario Bocchio