Detiene un primato che rimane imbattuto nei decenni, felice od infelice, a seconda dei punti di vista. È il Grande Torino dei vari Valentino Mazzola, Valerio Bacigalupo, Mario Rigamonti, Guglielmo Gabetto, ovvero quello della tragedia di Superga, a detenere nel campionato di calcio di serie A il record delle reti segnate in una giornata. Sono 10 e la “vittima” di quel primato, che rimane ancora imbattuto, fu l’Alessandria. Infatti Torino-Alessandria del 2 maggio 1948 finì 10 a 0 per i granata: a difendere la porta dei Grigi c’era Luigi Diamante, nato a Tortona nel 1918, che nulla riuscì a fare di fronte alla dirompente superiorità di una squadra destinata, proprio un anno dopo, ad entrare nella mitologia calcistica con la tragedia del 1949.
Non si deve pensare – come ha scritto Fabio Buffa su “Tortona Oggi” – che il portiere dei Grigi avesse qualità discutibili, anzi. Diamante, dopo gli esordi nel Derthona, a diciotto anni passò alle riserve del Milan, per esordire in prima squadra, in seria A, a 20 anni. Poi eccolo al Padova, in serie B, al Lecco, in C e al Varese, in A. Nel 1945 viene ceduto all’Alessandria, in B, dove vince il campionato accedendo in massima serie. Nella stagione 1947-‘48 le cose però per la squadra alessandrina vanno male: i Grigi retrocedono dopo un’annata disastrosa. E tra le gare più cupe troviamo proprio lo storico ko subito al Filadefia ad opera del Toro: la leggenda narra che al termine del primo tempo il risultato fosse sul 4 a 0 per i torinesi. Nella ripresa, Mazzola e compagni giocano al piccolo trotto, non vogliono infierire. Il pubblico del Fila inizia a rumoreggiare, vuole vedere i granata “cattivi” e decisi, anziché “buoni” e “morbidi” contro un avversario ormai virtualmente sconfitto. Sempre secondo la leggenda, il malcontento del pubblico punge nell’orgoglio il Torino, che in un quarto d’ora trafigge il malcapitato Diamante altre sei volte.
Il portiere di Tortona, dopo l’esperienza alessandrina, va a giocare in Sardegna, nel Monteponi, poi torna praticamente a casa, vestendo la maglia della Vogherese, per chiudere la carriera al Derthona, come giocatore e come allenatore.
A 37 anni un male incurabile se lo porta via, ma il ricordo di questo portiere che ebbe il coraggio di resistere allo strapotere del Grande Torino, rimane indelebile nei decenni.