Don Mario Lombardi, l’intraprendente parroco di Litta, era solito raccontare ai ragazzini del campetto l’episodio riferito ai tre fratelli Papa: Papa I (Cecco), giocava terzino; Papa II (Nicola) era centro attacco e poi divenne ottimo mediano; Papa III (Venerino) copriva il ruolo di interno sinistro. I tre fratelli Papa erano divenuti, a quell’epoca, come un’ istituzione per l’Alessandria: sia per il loro attaccamento ai colori sociali, sia perché sul campo si facevano valere come ottimi giocatori, divenendo ben presto i beniamini dei tifosi grigi.
Si era nel 1920 e da poco l’Alessandria aveva abbandonato il campo di Piazza d’Armi Vecchia per trasferirsi su quello nuovo, agli Orti. In verità il nuovo terreno di gioco era alquanto modesto, con una tribuna misera misera. In una domenica di marzo di quell’anno, durante la disputa del girone semifinale, era di scena ad Alessandria il poderoso squadrone rossoblù del Genoa, con tutti i suoi nazionali capeggiati da Renzo De Vecchi, ben noto con l’appellativo di “figlio di Dio”. Si può dire che tutta Alessandria quella domenica si era trasferita al campo degli Orti e la misera tribunetta era stata lasciata a disposizione delle autorità e dei sostenitori genoani calati in gran numero al seguito della squadra del cuore, dicendosi sicuri della vittoria. Una partita quindi veramente di cartello con il tifo delle grandi occasioni.
Come sempre avveniva, tanto nel “parterre” come nella tribunetta accese erano le discussioni tra i tifosi alessandrini ed avversari. Ed ecco che durante la partita, ad un certo momento, per una carica eccessiva o uno sgambetto intenzionale, si accende una disputa proprio in tribuna, tra un distinto signore genoano ed un anziano alessandrino. Dalle prime semplici osservazioni si passa alle parole grosse ed ai rilievi piuttosto accesi. “Carica regolare!”, sostenne il tifoso grigio. “Intenzionale!”, gridò invece l’ avversario. Ad un certo punto il tifoso genoano investì l’avversario non meno di lui acceso sostenitore dei Grigi: “Ma insomma, lei chi è?”. L’altro, punto sul vivo, si alzò proprio come se volesse dignitosamente presentarsi, ed all’ospite genoano, con grande serietà, così disse: “Io sono … sono … Papa zero!”. Era infatti il padre dei tre fratelli Papa che in quel momento stavano difendendo in campo i colori grigi.
Naturalmente le più grandi risate accompagnarono quell’improvvisa presentazione di papà Papa, con conseguente immediata cordiale pacificazione dei due contendenti. Ma la cosa non era finita, perché intervenne un secondo tifoso genoano che chiuse la discussione con questa battuta: “Anche se avete tre Papa in squadra, non potrete mai vincere contro di noi che in squadra abbiamo il figlio di Dio (Devecchi) e Santamaria (attaccante)!”.
Mario Bocchio