Il “cagnaccio”. In questo soprannome c’ è tutto Peppe Iachini

giovedì, 28 Aprile 2022

Beppe Iachini (il primo accosciato, da destra) nell’Alessandria (figurina Panini)

Ad Ascoli era soprannominato il “cagnaccio“. In questo soprannome c’ è tutto Peppe Iachini, il “figlioccio” di Walter Novellino, un altro irriducibile, un altro che non molla mai. Anche in panchina non è cambiato, ha sempre una carica straordinaria. Così è sempre un avversario scomodo da incontrare. Prima che “Ringhio” diventasse una griffe del calcio da Champions, erano, del resto, parecchi i Gattuso in giro per i campionati. Uno di loro, con il fisico e la faccia da “una vita da mediano”, era appunto Beppe Iachini, indomito combattente del centrocampo.

Iachini (a sinistra) all’Ascoli nel 1986, premiato con un “Guerin d’oro” dal giornalista Carlo Felice Chiesa

Cresciuto nelle giovanili dell’Ascoli, debuttò in Serie A con i bianconeri nella stagione 1981-‘82, poi disputò altri cinque campionati (quattro in A e uno in B). Poi il Verona, con cui giocò due tornei di massima serie e la Coppa UEFA 1987-‘88, torneo durante il quale, ai quarti di finale, colpì una traversa a Brema contro il Werder Brema, che eliminò i gialloblù.

A causa dei problemi economici della squadra scaligera, nell’estate del 1989 passò alla Fiorentina, voluto da Bruno Giorgi. Vi militò cinque anni (quattro in A e una in Serie B); nell’estate del 1994, sebbene avesse contribuito alla risalita immediata dei Viola in A, passò al Palermo, dove rimase  due annate. In Sicilia mise a segno la rete decisiva, nel secondo turno eliminatorio della Coppa Italia 1994-‘95, nella gara di andata vinta sul Milan. In seguito fu per una stagione nel neopromosso Ravenna, venne ceduto al Venezia, dove rimase per tre annate (una in B e due in A), prima di chiudere la carriera all’Alessandria, in Serie C1, dove giocò 14 partite nel campionato 2000-’01, stagione nata male e conclusa male per i Grigi, che retrocedettero in C2.

In 221 presenze in Serie A, Iachini ha segnato 8 reti; in Serie B ha disputato 195 gare realizzando 5 reti.

Tra il 1985 e il 1986 è stato convocato per 7 partite della Nazionale di calcio dell’Italia Under 21, disputandone 3. Ha fatto parte della spedizione all’Europeo Under 21 del 1986 (senza giocare) e ai Giochi olimpici del 1988, durante i quali ha giocato cinque partite.

Iachini (accosciato, primo da destra) alla Fiorentina nel 1989

Da allenatore è conosciuto come Mister promozione: sono infatti ben 4, tutte dalla Serie B alla Serie A con Brescia, Chievo Verona, Sampdoria e Palermo. In quest’ultima aveva in squadra un certo Franco Vazquez, oggi numero 10 del Parma, dove approdato da poco al posto di Enzo Maresca.

“Nel 1997 abbiamo pure vinto assieme, a Venezia, un campionato – racconta il grande bomber di provincia  Stefan Schwoch – Anche da allenatore, come da giocatore, Iachini non molla mai, ma è anche bravissimo nel preparare la gara, nello studiare gli avversari, nello spiegare cosa si deve fare e come: è meticoloso in tutto”. In un quadro idilliaco, un solo piccolo neo: “Durante la settimana, quando siamo in campo, non c’ è verso che scherzi. Tutto sommato, però, fa bene, perché quando alleni squadre con tanti giovani è giusto tenere il freno tirato”. La ricetta del tecnico ascolano per fare bene in B è semplice. “Conosco bene la categoria, perché ho giocato e ho pure centrato qualche promozione. So bene che è un campionato lungo, difficile, dove non si può mai abbassare la guardia e bisogna essere attenti a tutto. Credo siano fondamentali l’ equilibrio e la concentrazione, valori importanti, che, uniti ad una buona organizzazione di gioco possono portare ad un lavoro positivo”.

Anche a Parma l’inconfondibile look

Nei tre anni vissuti a Palermo, Iachini spiegò il motivo per il quale indossa sempre il cappello stile baseball: “Ho un problema agli occhi, ho carenza di pigmento. Indosso il berretto per poterli tenere aperti e per creare ombra“.

Cappellino con il simbolo sociale, giacca e cravatta. Un outfit inconfondibile. È diventato noto con questo suo marchio di fabbrica, un segno distintivo, un riconoscimento che non verrà mai dimenticato.

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