Il “Domingo” che ha sempre reso la vita difficile ai Grigi

mercoledì, 18 Ottobre 2017

A “L Orso in diretta” – venerdì 13 ottobre – in occasione della presentazione della partita Arzachena-Alessandria, è andato in onda lo speciale del calcio della Sardegna. Angelo Domenghini, “bestia nera” dei Grigi ai tempi del Derthona.

Tra il 1960 e il 1964 Angelo Domenghini giocò un totale di 69 partite con la maglia dell’Atalanta e realizzò 17 gol. Non aveva fatto una preparazione nel settore giovanile, non aveva avuto un percorso da calciatore, eppure chi ha avuto al fortuna di averlo visto giocare lo racconta come uno degli interpreti più forti mai visti in quella zona di campo. A Bergamo guadagnava circa un milione di lire. Il suo contributo alla squadra fu in quegli anni molto importante e nonostante le belle vittorie ottenute anche in campionato (l’Atalanta di quegli anni riuscì a vincere in casa della Juventus e dell’Inter, qualcosa di sensazionale se pensiamo alla realtà di una provinciale rispetto alle grandi squadre), il punto più alto venne toccato proprio in occasione della finale della Coppa Italia vinta a San Siro.

«Successe una cosa grossa – ha ricordato Domenghini – battemmo il Torino per 3-1 e io realizzai una tripletta». Il dettaglio, per tutti i tifosi nerazzurri, riguarda il fatto che un’impresa simile sarebbe riuscita nella storia solo al romanista Giuseppe Giannini molti anni più tardi.

La storia di Domenghini a Bergamo si concluse nell’estate del 1964. La Grande Inter di Helenio Herrera lo cercò. Angelo si comprò subito la macchina nuova e iniziò un’avventura che gli permise di conquistare lo scudetto già al primo anno e poi la Coppa dei Campioni e la Coppa Intercontinentale. Con la maglia del Biscione, segnò 50 reti in 134 partite giocando da attaccante esterno. Quel periodo rappresentò il punto più alto della sua carriera. Successivamente le gesta del “Domingo” vennero ammirate anche dai tifosi di Cagliari (dove vinse lo storico scudetto insieme a Gigi Riva), Roma, Verona, Foggia, Olbia e Trento.

Complessivamente sono 349 le partite giocate da Domenghini con ben 93 gol realizzati, cui vanno aggiunte 33 gare con la Nazionale, impreziosite da 7 gol: il titolo Europeo del 1968 e il secondo posto ai Mondiali del Messico nel 1970 rappresentano la storia in maglia azzurra di un campione nato e cresciuto a Bergamo e poi partito alla conquista del mondo.

Domenghini (accosciato, primo da destra) in Nazionale nel 1969.

Che fine ha fatto Domenghini? Dal 1977 iniziò la sua carriera di allenatore: Olbia, Asti, Derthona, Torres, Sambenedettese, Novara e Battipagliese furono le sue squadre ma dagli inizi degli anni ’90 ad oggi la vita di quel giocatore portentoso che è stato si è trasformata nella tranquilla pensione di chi si è diviso per molto tempo tra il ruolo di osservatore (per l’Inter) e la famiglia.

Oggi Domenghini non ha più incarichi di scouting e il suo presente è all’insegna della tranquillità. «Mi divido – ha confessato – tra i miei quattro nipoti e l’orto in Sardegna. Vivo a Lallio ed ho una casa a Liscia di Vacca, a cento metri dal mare. Lì coltivo l’orto come faceva mio padre e aspetto i miei figli Laura e Davide. Il maschio vive a Londra, sono un nonno felice e mi godo la mia tranquillità».

Ai tempi del Derthona (foto sotto allo stadio “Fausto Coppi”) è stato come una “bestia nera” per i Grigi, riuscendo quasi sempre a vincere quei derby che in fondo oggi ci mancano.

Proprio a Tortona ebbe ragione Mister Domenghini a proposito di Rocco Pagano, giunto tra i Leoncelli dopo essere stato incompreso ad Alessandria. “Domingo” credette in lui, dandogli un ruolo nuovo e ben preciso: prima giocava a centrocampo, venne impostato sulla linea, con il compito di agire larghissimo.

Da calciatore Domenghini ha giocato contro i Grigi due volte … e mezzo. Otto dicembre 1975, Bentegodi di Verona: gli scaligeri ospitano l’Alessandria. All’intervallo 0-0 e nebbia incombente: gol di Sirena nella bambagia (viziato da un fallo, dicono i protagonisti ma dagli spalti si è visto niente) e sospensione. Dieci giorni dopo il recupero finito con l’identico 1-0 con gol ad inizio gara di Zigoni.

Cinque anni dopo al Briamasco di Trento dove sta chiudendo la carriera, “Domingo” si prende addirittura il lusso di portare in vantaggio la sua squadra; gol pareggiato pochi minuti dopo da Bongiorni.

Passato al ruolo di allenatore Domenghini affronta l’Alessandria dalla panchina dell’ Asti nel 1980-’81. Quattro partite, di cui due di Coppa Italia. Due vittorie grigie in trasferta, una vittoria ed un pareggio al Moccagatta.

Tra i 1982 e il 1987 su alla guida del Derthona. Incontrò ben dieci volte l’Alessandria diventand, appunto,  una vera “bestia nera” per i Grigi. Il calendario, complice la prima fase di Coppa, propone ben quattro sfide Orso-Leoncelli e il Derthona vince quattro volte, sempre per 1-0! Di nuovo quattro partite nella stagione successiva e parziale riscossa alessandrina con la vittoria al Coppi e pareggio al Mocca in estate con scambio di successi esterni (Grigi a Tortona, bianconeri ad Alessandria) in campionato.   Ultime repliche nel 1986-8’7 con un doppio 0-0.

Articolo da “La Stampa”, campionato 1984-’85.

Come allenatore del derthona Domenghini ha un bilancio di cinque vittorie, tre pareggi e due sconfitte con l’Alessandria e al Moccagatta ha chiuso da imbattuto.

L’ultima battuta, l’uomo che ha segnato la tripletta più importante di tutta la storia della Dea, la regala ai giovani calciatori. Vede in circolazione un nuovo Domenghini? «Mi auguro che si possa ancora ammirare un giocatore con la facilità di puntare l’uomo in velocità che avevo io, ma devo essere sincero: non vedo in giro qualcuno che mi assomiglia. Il nostro era un calcio diverso, ognuno ha le sue caratteristiche, ma credo che come me non ce ne siano”.

Mario Bocchio

Sergio Giovanelli

Ascolta tutta la sua intervista

https://www.facebook.com/ilnobilecalcio/videos/2376471909306851/

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