“È stata un’annata lunga, difficile, siamo stati a un passo dal vincere il campionato, ma siamo stati forti e determinati a raggiungere la finale”. Matteo Rubin sa di essere entrato nella storia dei Grigi. Lo sa, ma solo adesso, a distanza quasi un anno da quella finale con il Padova, metabolizza il suo gesto. Che ha finito per essere la liberazione e nello stesso tempo la purificazione per un intero popolo, quello dell’Alessandria, deluso e tormentato da troppi decenni. Finalmente la Serie B!
Dopo l’errore del padovano Gasbarro sul dischetto va lui, Matteo Rubin da Bassano del Grappa, che era giunto ad Alessandria dopo la promozione in B della Reggina. Lo stadio è ammutolito.
“Pallone pesantissimo, era il primo rigore che battevo in carriera. Avevo chiesto al Mister di poter calciare l’ultimo penalty, sperando che Pisseri, neutralizzando il più possibile i tiri del Padova, rendesse inutile il mio. Ma poi mi sono detto, devo riuscire a calciarlo e a segnare, so che è l’ultima gara con l’Alessandria e che durante il campionato non ho avuto la possibilità di esprimermi come avrei voluto. Così ho tirato e sappiamo bene tutti come è andata”.
Guardando alla storia del calcio, in Rubin vediamo la professionalità di Liam Brady che calciò e segnò il rigore che diede lo scudetto alla Juve a Catanzaro, ben sapendo che sarebbe andato via per far posto a Platini. Ma anche il coraggio che contrasta con il rifiuto che fece Falcão nella finalissima di Coppa dei Campioni contro il Liverpool.
Oggi Rubin gioca nella Vis Pesaro, ma è inevitabile che alla vigilia di Alessandria-Reggina si pensi proprio a lui.
L’Alessandria lo aveva contrattualizzato in prestito proprio dal club calabrese, il suo ritorno sullo Stretto è stato il frutto della clausola presente nel contratto firmato con la società amaranto, che gli ha consentito il rinnovo automatico per un’altra stagione, collegato alla promozione della Reggina in Serie B la stagione precedente.
Esterno sinistro, Rubin era giunto a Reggio Calabria proveniente dal Foggia, dopo che in carriera aveva vestito maglie importanti come quelle di Torino, Bologna e Parma.
La stagione 2019-’20 è stata quella caratterizzata dall’interruzione per la pandemia, gli amaranto, primi in classifica, sono stati promossi per decisione del Consiglio federale insieme a Monza e Vicenza.
“Anche se avessimo proseguito – ne è sicuro Rubin – avremmo comunque vinto, perché il margine sul Bari era ampio. Eravamo al sicuro, stavamo dominando il campionato e ce ne rendemmo conto quando vincemmo lo scontro di vertice con la Ternana, davanti a quasi tredicimila spettatori. Delirio puro”.
Un’ultima considerazione Rubin la riserva a Simone Corazza, come lui protagonista della promozione in cadetteria dei calabresi e come lui entrato nella storia dei Grigi dopo quarantasei anni.
“Mister Mimmo Toscano a Reggio lo faceva giocare supportato da Reginaldo e German Denis e lui era devastante, una vera e propria spina nel fianco degli avversari, perché al minimo errore era micidiale. L’anno scorso ad Alessandria Gregucci non lo schierava nella sua posizione ottimale, è migliorato con Longo”.
Mario Bocchio