L’emozione di raccontare i Grigi è unica. È, ad esempio, la bellezza di narrare tutti gli intrecci, infiniti, con Genova, con la Liguria e con la storia primordiale del football in Italia. A partire dall’inizio: dal 1894, quando la tradizione orale, quasi un’ eredità omerica applicata al calcio, racconta di un’amichevole disputata da una formazione alessandrina contro una compagine genovese. Compagine che, visto l’anno di fondazione, può essere soltanto il Genoa. Da, lì le formazioni mandrogne, prima di diventare ufficialmente il Football Club Alessandria nel 1912, iniziarono ad incontrare le squadre genovesi, vinsero un torneo proprio a Genova nel 1897, ma poi preferirono le partite della Federazione di Ginnastica, ritenendosi sfavoriti rispetto all’allora corazzata rossoblù. Insomma, più di cent’anni dopo, il mondo del calcio, le sue proteste e le sue sfumature non sono poi così diverse.
Da qui, ufficialmente dal 1912, inizia una storia che ha anche bellissime pennellate di colore: dalle prime maglie acquistate di seconda mano dalla Vigor Torino, al regalo delle prime undici Maglie Grigie da parte del patron del ciclismo Giovanni Maino. Perchè grigie? Perchè erano di quel colore anche quelle della formazione ciclistica di Maino, dove correva Costante Girardengo che sulle strade fra Liguria e Piemonte, fra Serravalle, Novi e i Giovi ha scritto la sua storia, da cui è stata poi tratta l’epopea fantasiosa de Il bandito e il campione di Francesco De Gregori e poi di Marco Ventura e poi di Beppe Fiorello.
Poi, l’Alessandria iniziò la sua cavalcata che sfiorò anche lo scudetto. E quindi altri brandelli d’Italia calcistica: l’esordio del sedicenne Gianni Rivera che fece piangere il suo allenatore in seconda per la bellezza delle giocate; una partecipazione alla Mitropa Cup; la storia di un arbitro che, prima della partita con il Venezia, fece cambiare maglia alle squadre perchè, secondo lui, il grigio di una e il nero dell’altra erano perfettamente identici. Dopo quell’incontro, l’arbitro venne sottoposto a visita oculistica e risultò daltonico, tanto che la visita divenne obbligatoria per le giacchette nere (o grigie che fossero). Insomma, è con l’Alessandria che è nato ufficialmente l’urlo dagli spalti: «Arbitro occhiali!».